martedì 11 settembre 2018

EDDA CONTE LEGGE: "DUE POESIE" DI E. ALOISI


Due poesie di Emanuele Aloisi

Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade


Emanuele Aloisi è poeta singolare, di grande sensibilità, portato ad amare il prossimo, a comprenderlo e curarlo non solo nel corpo ( è medico di professione) ma anche nell'anima. Coltiva la poesia con una passione che emerge viva e verace attraverso versi  forti , incisivi , talvolta duri, di rivolta  nei confronti di una società discutibile e ingiusta. Ma è anche poeta di grande delicatezza  quando ricorda e celebra un passato di gente semplice  , di profonda integrità morale..
Nei suoi versi si può leggere talora  un senso  quasi mistico  , nella spiritualità di un sentire che ricorda  certa poesia  lontana dal pragmatismo occidentale, come in Tagore ,o in Hikmet ,dove anche  l'interesse socio-umanitario non esula dallo spirito religioso.
Nelle due composizioni qui presentate il dettato poetico è molto raffinato, la sensibilità  del Poeta più sottile, fino a toccare le corde della pura compassione.
La prima: "Nel campo dei ricordi"(Il vento dell'Alzheimer)  è una composizione struggente dove emerge il dispiacere della impossibilità  ad aiutare  chi vive una disumana  condizione di vita.  Forte il senso della empatia in questi versi.
Dall'impulso generoso dell'incipit , la poesia si snoda tra le immagini di una natura compartecipe :il grano, la foglia dorata che nella sua bellezza lenisce la rabbia per una stagione che muore, forse metafora della tarda età  dell'uomo quasi strappato a se stesso e al mondo....; più sotto troviamo la delicatezza di un sentire ricco di "affetto", nella bella espressione "un uomo che non può aiutarti tra le spighe dei ricordi"  ; e più avanti nell'immagine del vento, quasi personificato, crudele nell'ostinarsi a "non riconoscere la compassione la carità del Tempo!"
Ma  ciò che maggiormente colpisce per la carica emotiva è il pensiero finale che esprime la più bella realtà della vita  umana: la continuità, la trasmissione  della vita da uomo a uomo:
"Ti è appartenuto, il grano...
ora appartiene a me
che non mi stanco di raccogliere
cantarti spiga dopo spiga
attendere la falce di uno sprazzo
 il vecchio seme di un sorriso
mentre mi chiami: "figlio"."

La seconda lirica "Vorrei stringerti le mani" sembrerebbe quasi un completamento della prima, sotto il profilo dell'empatia, in una realtà di sofferenza, ma qui c'è una compassione dolce, una malinconia che si nutre di momenti concreti: il tempo che viene meno, una voce che trema narrando di infelicità, lo spengersi della memoria... C'è qui, in sostanza ,la constatazione di un vivere che ha perduto il vero significato.."...e l'anima era stanca/ stanca di vivere con l'uomo esausto/la sofferenza di una vita a letto/ una memoria spenta..."
A questa sofferenza il Poeta si sente vicino con le parole della consolazione:
"...le corde non smarriscono i ricordi/ li tengono come le foglie d'alberi" (versi bellissimi!) e vorrebbe trasmettere la forza dei suoi anni, afferrare i nodi di quelle mani su cui il vento del tempo è passato senza invecchiarle.
Due poesie malinconiche, realistiche  e ricche di commozione allo stesso tempo, dove il Poeta insiste sul suo bisogno di amare, di comprendere il dolore e di "com-patire".
La poesia di Aloisi , che si distingue anche per l'uso frequente della metafora, sempre preziosa e pregnante, riesce  a trasmettere al lettore quel calore umano tipico della sua passionalità di uomo del sud.

Edda Conte



Nel campo dei ricordi
(il vento dell’Alzheimer)

Vorrei donarti il tempo,
peccato se ne sia già andato,
rapito dall’oblio del vento.
Non so dov’è
se è in mezzo al grano,
chi lo sa...
vorrei  raccoglierlo, come dorata
la foglia che lenisce la tua rabbia
e quella mia crudele
quando mi arrabbio ma ti resto accanto
anonimo
nel volto che non riconosci
quello di un bimbo che ti riconosce
quello di un uomo che non può aiutarti
smarrito tra le spighe dei ricordi.
Quanto è crudele questo vento
nell’ostinarsi a non conoscere
non riconoscere la compassione
la carità del tempo!
         Ti è appartenuto, il grano...
ora appartiene a me
che non mi stanco di raccogliere
cantarti spiga dopo spiga
attendere la falce di uno sprazzo
il vecchio seme di un sorriso
mentre mi chiami: “figlio”.


  
Vorrei stringerti le mani


Vorrei stringerti le mani
donandoti la presa del mio tempo.
Ne basterebbe poco
due dita appena, come due sole le parole
che nel silenzio interminabile
mi hai detto a un filo di corrente appeso.

La voce ti tremava, e l’anima era stanca
stanca di vivere con l’uomo esausto
la sofferenza di una vita a letto
una memoria spenta. La voce ti tremava
le corde non smarriscono i ricordi
li tengono come le foglie d’alberi.

Il vento soffia e soffia il vento brusco
e non sobbalza il letto
parole che rimboccano i ricordi
tra le lenzuola di cortecce a un vecchio.

Vorrei stringerti le mani
per afferrarne i nodi
l’inchiostro delle nocche mai invecchiate.




6 commenti:

  1. Non ho parole per descrivere l'emozione,la gratitudine, alle parole di Edda. Grazie dal profondo del cuore! Si, hai letto la mia anima, quella delle mie parole. Non pretendo di definirle versi, o poesia. Mi limito a definirle lo sfogo delle mie emozioni, quando sono costretto a tenermele dentro, dietro la maschera di un camice, ma mi è impossibile non viverle. E allora le riporto...così come mi vengono. Grazie. Emanuele Aloisi.

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  2. ...e mi scuso per aver omesso un fondamentale ringraziamento, a Leucade e al prof. Pardini. Emanuele Aloisi.

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  3. Incantata e commossa non ho parole che possano aggiungersi alla meraviglia di queste due poesie e alla stupenda capacità letteraria oltre che sensibilità della bravissima amica Edda Conte. Complimenti, Franca Donà

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  4. Una stria d'amore infinito, di ruoli che si capovolgono e di dolore straziante. Nulla è più crudele del trovarsi di fronte un genitore che non ti riconosce, Emanuele. E' l'esperienza che rischia di spegnere l'interruttore di anni e anni vissuti insieme, del sentirsi protetto, scaldato... di essere figlio. Ma quelle 'parole che rimboccano i ricordi'hanno tutta la consistenza di ciò che è stato e nessuna sofferenza potrà mai cancellare.
    I tuoi versi regalano ogni emozione. Sai adottare metafore di seta che ammorbidiscono, leniscono, rendono meno crudo il vissuto. E sai rendere la compassione nel suo significato originale: soffrire insieme.
    Ho sofferto con te, amico mio e ti ringrazio per averci donato il tuo tempo con tanta dolce umiltà.
    Maria Rizzi

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  5. Mi scuso: i complimenti più vivi a Edda conte, che ha saputo sfiorare l'anima e la vita di Emanuele con sensibilità e umanità straordinarie. La sua introduzione è Esempio superbo! Ancora grazie!
    Maria Rizzi

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  6. Vi ringrazio ,cari amici, per le vostre parole di apprezzamento.
    Edda.

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