Guardo
con tenerezza a questo libro e alla buona sorte che l’ha accompagnato.
Ringrazio ancora il Maestro Nazario Pardini per il dono della splendida
prefazione. Grazie al Prof. Carmelo Consoli per questa sua critica letteraria
attenta e pertinente, anche generosa, scritta in occasione della presentazione del libro alla Camerata
dei poeti di Firenze. Ora è tempo per altro tempo e saluto questo librino di
cui restano pochissime copie sullo scaffale. Curioso come gli stessi versi
siano stati messi in rilievo sia da Sandro Angelucci nella motivazione del
“Voci”, occasione in cui lo conobbi, sia da Carmelo Consoli in chiusura del suo
commento. Li ringrazio per averlo fatto poiché è lì che mi ritrovo. Grazie a
tutti.
Edito
nel 2015 con prefazione del Prof. Nazario Pardini è risultato vincitore del
Certamen Apollinare Poeticum 2016-UPS-Roma (in foto sono con il Prof. Davide
Rondoni che riceve il riconoscimento Laurea Apollinaris e il Prof. Orazio
Antonio Bologna) e del Premio Leandro
Polverini nella sezione poesia simbolista; 2° classificato al “Voci” di Abano
Terme; e 3° classificato al Concorso Internazionale dell’Accademia “Il Convivio”; Premio Speciale della Critica al
“Premio Letterario Europeo Massa
città fiabesca di mare e di marmo”. Alcune poesie contenute nel libro sono
vincitrici di primi premi.
Commento
al
libro
di
Patrizia
Stefanelli “Rosanero” a cura di Carmelo
Consoli, per la presentazione alla Camerata dei poeti di Firenze di cui è
presidente. 88° anno accademico
Complessa,
completa
nel
corpus
degli
argomenti
rappresentati,
moderna
nella
rappresentazione
del
linguaggio
e
del
percorso
esistenziale
umano
questa
raccolta
poetica
di
Patrizia
Stefanelli
dal
titolo
“Rosanero”.
Un
dualismo
cromico,
appunto “Rosanero”,
ben
programmato
per
rappresentare
pluralità
di
sensi,
sentimenti e
significati,
scontri
e
simbiosi,
materialità
e
spiritualità,
bene
e
male
dell'esistenza
in
definita
sostanza.
Poesia
quella
della
nostra
autrice
di
ampio
respiro
sia
metrico
che
di
racconto,
di
notevole
e particolare contrastata musicalità,
dove
il
canto
si
apre
al
classico
e
al
moderno,
con
una
polifonia
di
versi
che
incidono
profondamente
nell'anima
e
dove
tutto
è
rappresentato
in
funzione
di
una
sublimazione
o
di
uno
stimolo
alla
sublimazione.
Il
suo
è
un
linguaggio
tendenzialmente
lapidario,
essenziale, tendente alla
forma
contratta
dell'espressione,
spesso
costituito
da
interrogazioni,
esclamazioni,
citazioni
dove
la
forma
sintattica
predilige
talora l'assenza
dell'articolo,
l'avverbio
prima
del
verbo.
Il
tutto
in
una
melodia
di
voci
naviganti
tra
il
dubbio,
il
sospeso,
l'indefinito
che
vengono
fuori
con forza quasi in
una
urgenza
di
rappresentazione
di
fatti
e
misfatti.
Dunque
una
ben
gestita
miscellanea
tra
nature,
introspezioni,
riflessioni,
istanze
filosofiche
e
percorsi
memoriali
nella quale ci
troviamo
scorrendo
le
pagine
al
centro
di
un
flusso
di
emozioni
e
riflessioni
ma
anche
di
voglie
di
vivere
e
slanci espresse
in
plurime
modalità
di
espressione
metrica
della
parola,
dagli
endecasillabi,
al verso libero, alle sinestesie,
alle
invenzioni
verbali
tutto
avvolto
in
una notevole
energia
di
dichiarare
e
dichiararsi.
47
poesie
in
cui
si
innestano,
si
mescolano,
si
agitano
versi
di intimità e terrenità con altri di voli, sogni e inquietudini che
affrontano
vitali
tematiche
e
dove l'amore e l'eros si innestano come primattori ( incantamento e sospensione
nell'irreale), (scontro tra armonie e dissonanze) e
un
ripercorre
di
territori
con
una
natura
frammista
alle
vicende
esistenziali
e
tramite
di
profonde introspezioni.
Ma
il fil-rouge che guida e avvolge questa silloge mi pare sia quello di un
incentrarsi sul tema della propria e altrui scrittura poetica attraverso la
quale mettersi a nudo calandosi in una candida e severa autoanalisi, cantando
sia la grazia della vita ed il suo contrario, confessando la fragilità della
propria parola e del proprio adattamento alla realtà.
E
così in una aggraziato mix di tematiche l'autrice ci introduce nelle prime
pagine allo slancio verso l'amore e le meraviglie della natura con le poesie: “
Sui cigli delle viole,” “E' la vita”,
“Quella volta a Saint-Paul”, “il Salice”, “Il tempo del ciliegio”, e lo fa con note soffuse di mistero e
trascendenza, per poi scandagliare la personale e l'altrui parola in belle
liriche come quella dedicata ad “Abner
Rossi “e “Alla luna” per
poi entrare decisamente nel cuore di un
contenitore fideistico e di senso civile, ma anche di umana pietas nel quale aprirsi allo stupore, allo
sdegno, al dubbio per le guerre e i conflitti che affliggono l'umanità. come
nella lirica “Laudate Dominun”.
E
va avanti come un mantra di amore e di denuncia la sua costruzione del libro
una delle cui architravi sta proprio in quella difficoltà a riconoscersi nella
propria vitalità espressiva e costruttiva della poesia “Non volo”.
Va
avanti questo significativo diario esistenziale in bilico tra reale e irreale,
tra armonie di terre antiche e disarmonie e ancora struggenti ricordanze
paterne, tra dubbi e stanchezze esistenziali, prese di coscienza e forti
dichiarazioni in cui rimarcare il suo senso etico e civile, fino a spingersi a
poetare sul destino dell'esistenza.
Mi
pare una formidabile silloge in cui la Stefanelli si rivela in grado di esibire
mille sfaccettature della propria personalità e della propria anima nel presentare
i propri limiti e l'alone aureo del suo vissuto, pronta ad immolarsi alla vita
con disincanto e scivolando nei suoi
fluidi, annullando la propria corporeità
come quando scrive a pag. 56 nella lirica “Come Acqua”: “
/ Come acqua scendo al mare, mi porto
alle conchiglie in un soffio, che incanta/ “ .
Il
lettore è piacevolmente coinvolto dai
versi di questa autrice, per la sua
multi-presenza negli stupori degli eventi della vita sia che essi siano uno
sguardo drammatico e compassionevole in una stazione alle 23,30 o delle
incursioni nelle leggende di Orlando e di Johanna o nelle parole, nelle
sinfonie di un amore travolgente e complesso e anche poi per i suoi ritorni ai
luoghi della purezza mitica.
Le
ultime poesie di questo notevole e colto volume
poetico che ho molto apprezzato sono dedicate ad uno dei suoi
leitmotiv ed ossia alla costruzione della poesia, agognata e
inseguita, personalmente ideata come
avventura, intesa come mettersi in gioco anche con ironia, con la propria fantasia e anima come quando
chiude la silloge con l'ultima lirica : “ Lo sguardo di un poeta” dove
scrive: “ Se guardo in su vedo ciglia di cielo/mentre tu dici che son
nuvolacce/ cariche e nere di pioggia; così/ ci conviene rientrare./ Io invece
penso che aprirei la bocca/ tanto di più ad assaporare lacrime/ dolcissime, in
un bacio;/ a placare l'arsura dei miei secoli/ a queste labbra secche di
parole/ umide, sai, d'amore.”
Concludo,
segnalando doverosamente la bellissima
prefazione di Nazario Pardini maestro indiscusso nell'arte della poesia e della
critica poetica.
Carmelo
Consoli
Patrizia mia! Meriti la prefazione dl nostro immenso Condottiero e la splendida recensione del caro Carmelo, che non vedo e non sento da tanto, ma stimo infinitamente. Sai bene cosa penso del tuo lirismo. Sei originale, attuale, capace di mettere a fuoco la dualità di ogni esistenza e possiedi uno stile che rende pura armonia ogni poesia. Io resto sempre incantata dai tuoi versi, in quanto sono lo specchio del tempo che viviamo,dell'ineffabile che rende bolle di sapone molti dei nostri ideali, delle carezze che sopravvivono sempre e comunque ai dolori e al senso di fallimento. Sei rara, come i bucaneve, che fanno fatica a nascere e hanno la forza di resistere! Complimenti e il più dolce degli abbracci.
RispondiEliminaMaria Rizzi