giovedì 15 novembre 2018

CARMELO CONSOLI PRESENTA "ROSANERO" DI PATRIZIA STEFANELLI



 
Patrizia Stefanelli.
collaboratrice di Lèucad
e

Guardo con tenerezza a questo libro e alla buona sorte che l’ha accompagnato. Ringrazio ancora il Maestro Nazario Pardini per il dono della splendida prefazione. Grazie al Prof. Carmelo Consoli per questa sua critica letteraria attenta e pertinente, anche generosa, scritta in occasione  della presentazione del libro alla Camerata dei poeti di Firenze. Ora è tempo per altro tempo e saluto questo librino di cui restano pochissime copie sullo scaffale. Curioso come gli stessi versi siano stati messi in rilievo sia da Sandro Angelucci nella motivazione del “Voci”, occasione in cui lo conobbi, sia da Carmelo Consoli in chiusura del suo commento. Li ringrazio per averlo fatto poiché è lì che mi ritrovo. Grazie a tutti.

Edito nel 2015 con prefazione del Prof. Nazario Pardini è risultato vincitore del Certamen Apollinare Poeticum 2016-UPS-Roma (in foto sono con il Prof. Davide Rondoni che riceve il riconoscimento Laurea Apollinaris e il Prof. Orazio Antonio Bologna) e  del Premio Leandro Polverini nella sezione poesia simbolista; 2° classificato al “Voci” di Abano Terme; e 3° classificato al Concorso Internazionale dell’Accademia  “Il Convivio”; Premio Speciale della Critica al “Premio Letterario Europeo Massa città fiabesca di mare e di marmo”.  Alcune poesie contenute nel libro sono vincitrici di primi premi.

Commento al libro di Patrizia Stefanelli  “Rosanero”  a cura di Carmelo Consoli, per la presentazione alla Camerata dei poeti di Firenze di cui è presidente. 88° anno accademico

Complessa, completa nel corpus degli argomenti rappresentati, moderna nella rappresentazione del linguaggio e del percorso esistenziale umano questa raccolta poetica di Patrizia Stefanelli dal titoloRosanero.
Un dualismo cromico, appunto  “Rosanero, ben programmato per rappresentare pluralità di sensi, sentimenti  e significati, scontri e simbiosi, materialità e spiritualità, bene e male dell'esistenza in definita sostanza.
Poesia quella della nostra autrice di ampio respiro sia metrico che di racconto, di notevole e  particolare contrastata musicalità, dove il canto si apre al classico e al moderno, con una polifonia di versi che incidono profondamente nell'anima e dove tutto è rappresentato in funzione di una sublimazione o di uno stimolo alla sublimazione.
Il suo è un linguaggio tendenzialmente lapidario, essenziale, tendente alla forma contratta dell'espressione, spesso costituito da interrogazioni, esclamazioni, citazioni dove la forma sintattica predilige talora l'assenza dell'articolo, l'avverbio prima del verbo.
Il tutto in una melodia di voci naviganti tra il dubbio, il sospeso, l'indefinito che vengono fuori con forza quasi in una urgenza di rappresentazione di fatti e misfatti.
Dunque una ben gestita miscellanea tra nature, introspezioni, riflessioni, istanze filosofiche e percorsi memoriali nella quale  ci troviamo scorrendo le pagine al centro di un flusso di emozioni e riflessioni ma anche di voglie di vivere e slanci  espresse in plurime modalità di espressione metrica della parola, dagli endecasillabi, al verso libero, alle sinestesie, alle invenzioni verbali tutto avvolto in una  notevole energia di dichiarare e dichiararsi.
47 poesie in cui si innestano, si mescolano, si agitano versi di intimità e terrenità con altri di voli, sogni e inquietudini che affrontano vitali tematiche e dove l'amore e l'eros si innestano come primattori ( incantamento e sospensione nell'irreale), (scontro tra armonie e dissonanze) e un ripercorre di territori con una natura frammista alle vicende esistenziali e tramite di profonde introspezioni.
Ma il fil-rouge che guida e avvolge questa silloge mi pare sia quello di un incentrarsi sul tema della propria e altrui scrittura poetica attraverso la quale mettersi a nudo calandosi in una candida e severa autoanalisi, cantando sia la grazia della vita ed il suo contrario, confessando la fragilità della propria parola e del proprio adattamento alla realtà.
E così in una aggraziato mix di tematiche l'autrice ci introduce nelle prime pagine allo slancio verso l'amore e le meraviglie della natura con le poesie: “ Sui cigli delle viole,”  “E' la vita”, “Quella volta a Saint-Paul”, “il Salice”, “Il tempo del ciliegio”,  e lo fa con note soffuse di mistero e trascendenza, per poi scandagliare la personale e l'altrui parola in belle liriche  come quella dedicata ad “Abner Rossi “e “Alla luna”  per poi  entrare decisamente nel cuore di un contenitore fideistico e di senso civile, ma anche di umana  pietas nel quale aprirsi allo stupore, allo sdegno, al dubbio per le guerre e i conflitti che affliggono l'umanità. come nella lirica “Laudate Dominun”.
E va avanti come un mantra di amore e di denuncia la sua costruzione del libro una delle cui architravi sta proprio in quella difficoltà a riconoscersi nella propria vitalità espressiva e costruttiva della poesia “Non volo”.
Va avanti questo significativo diario esistenziale in bilico tra reale e irreale, tra armonie di terre antiche e disarmonie e ancora struggenti ricordanze paterne, tra dubbi e stanchezze esistenziali, prese di coscienza e forti dichiarazioni in cui rimarcare il suo senso etico e civile, fino a spingersi a poetare sul destino dell'esistenza.
Mi pare una formidabile silloge in cui la Stefanelli si rivela in grado di esibire mille sfaccettature della propria personalità e della propria anima nel presentare i propri limiti e l'alone aureo del suo vissuto, pronta ad immolarsi alla vita con disincanto e scivolando nei suoi  fluidi, annullando la propria corporeità  come quando scrive a pag. 56 nella lirica “Come Acqua”: “ / Come acqua scendo  al mare, mi porto alle conchiglie in un soffio, che incanta/ “ .
Il lettore è  piacevolmente coinvolto dai versi  di questa autrice, per la sua multi-presenza negli stupori degli eventi della vita sia che essi siano uno sguardo drammatico e compassionevole in una stazione alle 23,30 o delle incursioni nelle leggende di Orlando e di Johanna o nelle parole, nelle sinfonie di un amore travolgente e complesso e anche poi per i suoi ritorni ai luoghi della purezza mitica.
Le ultime poesie di questo notevole e colto volume  poetico che ho molto apprezzato sono dedicate ad uno dei suoi leitmotiv  ed ossia  alla costruzione della poesia, agognata e inseguita, personalmente ideata  come avventura, intesa come mettersi in gioco anche con ironia,  con la propria fantasia e anima come quando chiude la silloge con l'ultima lirica : “ Lo sguardo di un poeta” dove scrive: “ Se guardo in su vedo ciglia di cielo/mentre tu dici che son nuvolacce/ cariche e nere di pioggia; così/ ci conviene rientrare./ Io invece penso che aprirei la bocca/ tanto di più ad assaporare lacrime/ dolcissime, in un bacio;/ a placare l'arsura dei miei secoli/ a queste labbra secche di parole/ umide, sai, d'amore.”
Concludo, segnalando doverosamente  la bellissima prefazione di Nazario Pardini maestro indiscusso nell'arte della poesia e della critica poetica.


Carmelo Consoli

1 commento:

  1. Patrizia mia! Meriti la prefazione dl nostro immenso Condottiero e la splendida recensione del caro Carmelo, che non vedo e non sento da tanto, ma stimo infinitamente. Sai bene cosa penso del tuo lirismo. Sei originale, attuale, capace di mettere a fuoco la dualità di ogni esistenza e possiedi uno stile che rende pura armonia ogni poesia. Io resto sempre incantata dai tuoi versi, in quanto sono lo specchio del tempo che viviamo,dell'ineffabile che rende bolle di sapone molti dei nostri ideali, delle carezze che sopravvivono sempre e comunque ai dolori e al senso di fallimento. Sei rara, come i bucaneve, che fanno fatica a nascere e hanno la forza di resistere! Complimenti e il più dolce degli abbracci.
    Maria Rizzi

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