C ARMEN MOSCARIELLO: ALBE DI MARE.
CARMEN MOSCARIELLO: CHARLES DE FOUCAULD FRATELLI TUTTI.
IL VIAGGIO
ARTISTICO DI CARMEN MOSARIELLO: UN’ANIMA CHE SI RIEMPIE DI COLORI E PROFUMI
DI ONTOLOGICA FATTURA.
CARMEN
MOSCARIELLO Carmen Moscariello è
nata a Montella (Av) nel 1950, vive a Formia. Allieva di Raffaello Franchini, è
stata Ordinaria di Italiano e Latino (42 anni dedicati all’insegnamento).
Poetessa, drammaturga, regista (ha conseguito il titolo per La Regia con
Roberto Tessari. UN personaggio eclettico, versatile, che dà tutta se stessa
all’arte che traduce in vera narrazione figurativa con la sua penna fluente e
zeppa di passione.
Seguiamo la scrittrice nel suo racconto artistico, nel suo viaggio pieno di
passione e di sentimento verso la pittura di Van Gogh e Cézanne. Un vero
viaggio fatto di scorrevolezza e di fluidità, come è nelle corde della Nostra.
La sua scrittura amabile e gentile ci coinvolge e ci trascina verso mete di
schizzi visivi e fattivi, verso pitture
di coloro che non è azzardato definire epigoni della pittura contemporanea: Aix
–en-Provence- Fiumi di lavanda, oceani di colore, nei cieli di Van Gogh e
Cèzanne.
Il Post-Impressionismo: Cézanne e Van Gogh. Sì, seguiamola nel suo viaggio
fin dagli inizi: “Un viaggio che si allunga verso un orizzonte sconfinato:
colori, cavalli bianchi, fenicotteri rosa, lavanda, tanta lavanda, campi
colorati e profumati e il tutto si abbraccia al suono e ai colori di una natura
incantevole”. Arriviamo ad Aix alle 8,30. La città è addormentata non c’è anima
viva, tranne la statua del Re Renè che ci saluta piccolo e orgoglioso del suo
grappolo d’uva, ben posizionato sul suo corpo quasi insignificante, se non
fosse per quel grappolo d’uva. Abbiamo a disposizione in Pullman la guida che
ci accompagna, le chiedo dove e quando ci dobbiamo far trovare per raggiungere
Parigi. Non amo le guide, mi distraggono dai luoghi e dall’arte, sono esigente
debbono essere i luoghi e gli artisti a chiamarmi. Lo stesso Cézanne, lo sento
vicino fin dal primo momento, quando mi fermo davanti al negozio di cappelli
del padre del pittore, mi dà il suo benvenuto, ha un velo di tristezza negli
occhi, ma è garbato e attento al mio sentire. Per tutto il viaggio comparirà e
scomparirà a seconda dei momenti. Quando sente che sono in difficoltà o il mio
pensiero si distrae e sta inseguendo i miei sogni, mi richiama con dolcezza e
insieme a me gode della luce di Aix: “una luce magnifica che appare e scompare
sugli antichi e lussuosi palazzi. La mia prima meta è al suo Atelier, conosco
abbastanza le sue opere che ho ammirato al Museo D’Orsay, nell’ultimo Natale,
ho fatto 7 ore di fila per entrare, con un freddo che mi aveva gelato anche gli
occhi, ma lì la sosta è necessaria ci sono tutti gli impressionisti e post
impressionisti e anche tutti gli artisti della modernità.” Impressionisti e
post impressionisti, siamo nel cuore dell’arte dei grandi e Carmen ne gioisce
infinitamente si fa tutt’uno col padre, coi suoi cappelli, e con tutti i colori
che le lievitano attorno e coll’atmosfera fiamminga. Il padre: “mi richiama
dolcemente e mi fa notare cose che altrimenti sarebbero passate inosservate.
Questa è anche la terra che regalò un po’ di gioia di vivere a Van Gogh, egli
si stabilì poco lontano da Aix esattamente ad Arles en Provence, quei luoghi,
quella luce, quei colori diedero all’Artista così tanta energia-vita a ben 300
capolavori tra i suoi quadri più belli, che quest’anno (già li avevo visti a
Napoli e sui quali ho pubblicato) ho potuto ammirarli recentemente anche a
Roma. Ad Arles, Van, luce, anima: Gogh nel 1888 creò capolavori immortali: La
sedia di Vincent (1888), La camera di Vincent ad Arles (1888). Ispirazione Il
caffè di notte (1888), Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles
(1888), Notte stellata sul Rodano (1888), la serie dei Girasoli (1888-1889). Ad
Auvers-sur-Oise, un villaggio a circa 30 km da Parigi, si suicidò all’età di 37
anni, gettando al vento anni che ci avrebbero donato altrettanti capolavori. Tristezze,
gioie, armonie, natura, impressionismo, tocchi di pennello, tutto ci viene
incontro facendosi contorno dei capolavori dei pittori. Continua la sua
narrazione Carmen, presa dalla bellezza dell’arte: “La Provence ha i colori
divini dell’arte dei due Maestri, colori che daranno vita al
Post-impressionismo che si confondono ai colori dell’Anima: graffianti e
violenti in Van Gogh, melanconici e lirici nei capolavori di Cézanne, nelle sue
opere c’è quell’unione meravigliosa e rara di Letteratura (poesia soprattutto)
e pittura due arti che messe insieme possono dar luogo al più travolgente
sentire. Confessa Carmen: “Di questo mio recente viaggio ho ancora negli occhi
i campi di lavanda, ettari ed ettari di questa pianta profumata i cui colori si
riflettono nel cielo e nel mare e gli occhi e l’olfatto vivono estasi che mi
hanno accompagnato in fuga senza mai perdere il loro fascino durante il breve
viaggio da Marsiglia a Aix en Provence.”. Profumi e visioni che si depositano
nell’animo di Carmen per dare luogo a questa bella favola che ci prende e ci
trascina. Inutile qui scrivere della sensibilità e del calore della Nostra,
vera poetessa che sa fare un’opera d’arte da trasferire in una pagina di umana
e epigrammatica fattura personale. Scrive la Poetessa: “Hanno proprietà
taumaturgiche questi campi e certe presenze immortali, anch’io mi sentivo
gradualmente rinascere in tutte le mie energie e tutti i miei sensi si acuivano
per non perdere niente di questo paradiso. Il traffico qui è quasi inesistente,
le macchine non procedono mai a velocità sostenuta, né sono lente, ad Aix non
le ho mai viste. La città sembra disposta ad accogliere solo me. Le strade sono
abitate solo dal silenzio.”.
Senza accorgermene, in un attimo dal porto di Marsiglia raggiungo le cours
Mirabeau (non le Pont Mirabeau di Apollinaire) detto anche il Corso delle
Carrozze, fatto costruire da le roi René. Vicino c’è la meravigliosa fontana
Mirabeau e sempre bene in vista la statua di René, le petite roi con la sua
pigna di uva in mano a ricordarci che in quelle valli il vino l’aveva portato
proprio lui. Poco lontano, si affaccia sul corso, quasi umilmente nascondendosi
di fronte alla maestà della Fontana Mirabeau c’è il negozio di cappelli del
padre di Cèzanne, il corso è tutto coccolato e avvinto ai palazzi eleganti e
raffinati della Provenza. I luoghi continuano ad essere deserti, i negozi
francesi non aprono prima delle 10,00 qualcuno anche alle 11,00, così le
meravigliose biblioteche e l’Atelier dell’Artista.
Cèzanne mi fa notare che i marciapiedi di Aix ad ogni metro, al centro
portano incastonato come una meravigliosa pietra preziosa il Suo nome e le due
bandiere di Aix. La città che in vita non aveva molto amato l’artista ora gli
rende omaggio come meglio può. Le guide offrono anche un percorso interamente
dedicato a Cèzanne.
Il mercatino dei libri preziosi è l’unico luogo sveglio della città. Nelle
bancarelle ci sono libri straordinari per eleganza, veste grafica, dedicati a
grandi artisti. Ho il piacere di sfogliarli e accarezzarli. Ecco la scrittrice
all’atelier CESANNE: ci affidiamo alla descrizione di Carmen: “Finalmente alle
10,30 si apre l’Atelier di Cèzanne. Ha uno di quei portoni immensi di stile
barocco o rinascimentale che danno maestà a tutti i palazzi di Aix. Cèzanne
nasce in questa cittadina meravigliosa il 19 gennaio del 1839 passò la sua vita
tra Parigi ed Aix, quando era stanco di Parigi ritornava alla fastosa ed
elegante casa paterna. Quando Aix gli appariva insopportabile per le persone
che lo accerchiavano ritornava a Parigi. Nel 1904 l’amico Emile Bernard lo andò
a trovare ad Aix e Poul lo ricevette nel suo studio. Così ci racconta: «Aprì un
portone di legno. Penetrammo in un giardino il cui pendio andava a morire in un
ruscello; pullulava di ulivi, in fondo c’erano alcuni abeti. Sotto una grossa
pietra, prese una chiave e aprì la casa nuova e silenziosa che il sole sembrava
voler cuocere. Al primo piano, la sala da lavoro era un grande locale di color
grigio, illuminato da nord, da una fonte naturale all’altezza dell’appoggio…
Era all’opera su una tela che rappresentava tre teschi su un tappeto orientale.
Su un cavalletto meccanico che aveva appena fatto installare, vi era ancora una
grande tela di donne nude che facevano il bagno. Sulla parete dello studio,
oltre alle tele di paesaggi che asciugavano senza cornice, notai delle mele
verdi su una tavola…».
Io ho trovato il suo Atelier esattamente come ce lo descrive Bernard: “Prima
che gli intellettuali del suo tempo e la pittura tradizionale accettassero
l’arte di Cèzanne, egli subì vere e proprie torture, l’offendevano e lo
deridevano ritenendolo responsabile di grandi offese ai canoni costituiti. A
volte erano anche fisicamente violenti nei suoi confronti tanto che non poteva
uscire di casa. Solo dopo la sua morte si compresero i suoi capolavori e
capirono che aveva dato alla pittura di tutto il Novecento una svolta creativa
incredibile A lui si ispirano i Fauves, Picasso, Modigliani e gli altri grandi.
Il termine Post-impressionismo ( 196 6-1914) fu coniato nel 1910 poco dopo la
sua morte avvenuta nel 1906.
Visitare questi luoghi è emozionante, c’è ancora il suo grembiule macchiato
di vernici, le spatole i pennelli, gli oggetti d’uso quotidiano della sua arte,
un bellissimo comò di inizio 8oo e le tele che non aveva fatto in tempo a
finire, dei nudi, delle nature morte. L’impressione è che egli si fosse
assentato momentaneamente per andare a casa e dovesse rientrare da un momento
all’altro per riprendere il suo lavoro.
Anche i luoghi assorbono l’immortalità dell’arte.
Lascio l’atelier accompagnata da Cèzanne, mi tiene stretto il braccio come
se avesse paura che io scappassi. Incontro un nuovo elegante mercatino, insieme
a lui mi faccio aprire quattro ostriche con tanto limone, chiacchieriamo col
nostro venditore che ci indica altri cibi gustosissimi e i famosi formaggi
francesi. La città inizia a svegliarsi i bar sono gremiti, le sedie sono
disposte a mo’ di anfiteatro in modo che gli avventori con le brioche possono
godersi il passeggio e i raggi del sole. I tavoli sono quasi assenti.
Rifletto insieme al Maestro sull’Impressionismo e sul Post- Impressionismo,
conversa con me anche su Modigliani. Lamenta di non averlo mai conosciuto,
perché quando l’Italiano sbarcò a Parigi, egli era già morto. Ma conclude che
ama la sua arte, come ha amato tutte le Avanguardie.
Mi dice: “Il Post - impressionismo è di derivazione dall’Impressionismo.
Movimento che ebbe il suo esordio a Parigi già dal 1800 e che conobbe come suo
massimo rappresentante in Claude Monet. Una sua opera " Impression, Soleil
Levant , " o " Impression, Sunrise , diede il nome al Movimento che
vide artisti di altissimo valore come Gustave Caillebotte , Edgar Degas , Camille Pissarro e
Pierre - Auguste Renoir. L’impressionismo influenzò altre forme d’arte come la
scrittura. Il critico d’arte Roger Fry coniò il termine "Post -
Impressionismo " nel 1910 e ha avuto un ruolo importante nel movimento .
In una sua galleria ha esposto Paul Gauguin, Paul Cézanne e Vincent Van Gogh .
Anche la Letteratura ha avuto i suoi grandi artisti, per ricordarne alcuni
citiamo: James Joyce " Ulisse ", " Eveline " e " Un
Ritratto dell'artista da giovane "; Stephen Crane "The Red Badge of
Courage " ; Joseph Conrad " Cuore di tenebra"; e Virginia Woolf
" Mrs Dalloway ". Da queste scritture saranno sperimentate nuove
forme, nuovi contenuti, un nuovo lessico, sconosciuto fino ad allora. E’ il
lessico dell’animo, dell’inconscio delle emozioni, il lessico visionario dei
sogni. Uscire fuori dai canoni volle dire coniugare un nuovo vocabolario che va
ben oltre quello oggettivo.
I due grandi artisti dei quali stavo inseguendo le orme non avevano avuto
vite felici e quasi non avevano conosciuto l’amore vero di una donna, di una
famiglia o di un amico. Cèzanne era stato amato solo dalla madre, aveva conosciuto
un amore matrimoniale tiepido, la sua donna lo lasciò per vivere a Parigi.
Quando morì per una polmonite perché sorpreso nei campi della Provence da un
terribile temporale, il Maestro era malato di diabete da tempo, lei arrivò al
suo capezzale solo dopo la sua morte. Soffro molto quando leggo e scopro o
ricostruisco che artisti oggi famosissimi e le cui opere alle aste vengono
battute per milioni di dollari o euro, abbiano sofferto la fame e il freddo,
siano stati offesi e disprezzati dai luoghi e dalle persone con le quali
vissero o anche convissero. L’elegante e raffinata cittadina di Aix en Provence
è così bella e ricca nei suoi musei, nei suoi palazzi rinascimentali, per le
sue innumerevoli banche con portali divini che incutono timori per la loro
potenza e sembra vogliano sovrastare ogni cosa, ora onorano l’Artista.
Ora la città onora il genio dell’artista, tutto ad Aix en Provence ricorda
il Maestro. La città se ne vanta, ne è orgogliosa, ha vantaggi economici
notevoli e la fama la lega a Cèzanne. Tutte le direzioni indicano i luoghi dove
Cèzanne è vissuto: la casa paterna, il negozio di cappellaio del padre, il
liceo dove ha studiato con l’amico Zola, l’atelier e lo studio vicino alla sua
casa, ogni spazio ha la sua meravigliosa impronta.
Come ho già detto: “Aix en Provence è una città di grande eleganza e arte,
ma la cosa più bella è la sua luce, contemplare quei campi colorati, i colori
di certe sue rocce che hanno dato all’Artista la possibilità di conquistare
ogni sfumatura, tutti i riflessi e le ombre della luce. Insomma per chi sogna
ad occhi aperti ha l’impressione di passeggiare appoggiata al Suo braccio e lui
con garbo ci narra tutto della sua vita difficile, dei rapporti complicati col
padre, del rapporto inesistente con la moglie, le critiche feroci dell’amico
d’infanzia Zola, della sua ipocondria. Del lavoro di ricerca e di rinnovamento
per la sua arte, mai che i suoi capolavori lo soddisfacessero del tutto. Della
furia di una cultura spaventata dalla rivoluzione che Cèzanne aveva innescato.
Commentiamo insieme che una società che non si accorge del Genio e tende a
denigrarlo ad offenderlo a distruggere il costruttore d’Infinito, è una società
da ricostruire. Cèzanne fu vittima dell’invidia. Fu amico in giovinezza di
Emile Zola, frequentavano lo stesso liceo classico di Aix , erano amici
legatissimi, condividevano interi pomeriggi di studio di corse in bicicletta,
di sogni, quando la sua arte divenne sempre più fascinosa e divina Zolà fu il
primo ad offenderlo. Il povero Cèzanne continuava a chiedere il suo parere fin
quasi a poco prima di morire, le sue risposte erano sprezzanti annichilenti,
velenose.
Cèzanne non riuscì per lungo tempo a vendere un quadro, agli inizi non fu
un gran problema poiché il padre da cappellaio era divenuto grazie a un buono
affare proprietario di una banca ad Aix. Alla morte del padre il pittore
ereditò un cospicuo patrimonio, perse ogni cosa in breve tempo e visse
miseramente tra Parigi ed Aix, a volte ospite di amici.
Intanto sempre legata al Suo braccio: “arrivo finalmente in Place
Saint-Jean de Malte al museo di Granet posso ammirare nove splendide opere di
Cèzanne, altre di Picasso e Kandinsky e l’immensa bellezza di opere del passato
, anche sculture.
Quando Modigliani nel 1906 sbarcò a Parigi, si misurò con il Post impressionismo. In questo stesso anno Cèzanne moriva solo e malato, ma i critici i mercanti d’arte si erano finalmente accorti di lui. Come per Modigliani la loro grandezza si colse poche ore prima di morire. Nel Salomne d’Autunne del 1906 Modigliani poté ammirare le bagnanti di Cèzanne e ne rimase affascinato. Non posso non ammirare il luogo più amato dal pittore. Egli stesso me lo indica e mi conduce lì quasi al tramonto. In breve mi affaccio alla Collina di Lauves , si scorge in lontananza Sainte Victorie, quante volte il Pittore l’ha dipinta, sempre diversa, sempre bellissima. Qui lo sorprese un temporale terribile che tre giorni dopo una polmonite (letale per un malato di diabete) pose fine alla sua vita terrena era il 15 ottobre del 1906. Nessuno lo soccorse, né si accorse della presenza dell’artista che anche in quel pomeriggio d’autunno non aveva rinunciato all’incontro di quell’immenso. E’ così che Carmen chiude il suo racconto, tragicamente per chi legge, ma senz’altro pieno di ritmo e di armonia che la scrittrice riesce infondere in tanto esaustivo scrivere e amare. Amare, sì, perché solo chi ama con tutto il cuore può scrivere pagine di tale bellezza.
Carmen Moscariello
Maria Rizzi, Il mare invisibile, Roma, Edizioni della Sera, 2019
Questo
è un libro di denuncia, una sorta di reportage sotto forma di fiction.
L’autrice, presidente del circolo IPLAC (Italiani per
Ma a
ben vedere a sottostare all’ispirazione del racconto c’è qualcos’altro: un
profondo senso morale, un moto d’indignazione verso le ingiustizie che
attanagliano la nostra epoca e il nostro benessere, svolgendosi sotto i nostri
occhi spesso nella più totale indifferenza. Bene e male sono sempre esistiti da
quando mondo è mondo, così come ricchi e poveri: ma oggi queste differenze
assumono connotati ancor più preoccupanti se le direttrici che muovono le
disparità tra gli esseri umani viaggiano con regolarità su scala globale,
passando da porti e terre che una volta (fino a pochi decenni fa) si sarebbero
detti esotici a piccoli paesi nostrani.
A
preoccupare maggiormente è la nostra reazione, di piccoli uomini o pericolosi
nostalgici di crimini passati: incapaci di accettare il diverso e pronti a
difendere il nostro angusto particolarismo, ergiamo muri e sfruttiamo, anziché
aiutare. “Il mare invisibile” parte proprio da un’esperienza personale della
Rizzi, che l’ha scritto per attrarre l’attenzione su una problematica odiosa ma
purtroppo attualissima, e per smuovere le nostre coscienze.
Dunque
il romanzo si pone non come semplice intrattenimento – a dispetto di talune
caratteristiche formali alle quali si è accennato prima –, ma quasi come saggio
divulgativo di uno dei fenomeni più obbrobriosi (e spesso trascurati dai media)
del nostro tempo: spia di una simile impostazione sono anche alcune note a pie’
di pagina (fatto non comune nelle opere d’invenzione), frutto di una ricerca sul
campo.
Le figure dei protagonisti, nella nettezza e precisione con cui vengono delineati i tratti psicologici e comportamentali – al limite del manicheismo tra buoni e cattivi, tutori della giustizia e incarnazioni dei peggiori incubi suggeriti dalle cronache odierne –, sono espressione di tale carattere “a tesi” che presiede all’idea di quest’opera, il cui messaggio vuole essere di speranza e insieme di esortazione all’impegno e alla solidarietà verso il prossimo.
Alberto
Raffaelli (albertoraf2@gmail.com)
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