DA LA VOCE D'ITALIA, DI CLAUDIO FIORENTINI
Un pensiero sull’arte e
sul suo carattere rivoluzionario (quasi un manifesto).
L'arte non è una cassa di
risonanza, se lo fosse la sua sarebbe una posizione assai riduttiva del suo
ruolo nel pensiero, perché l'arte non è conseguente ai casini creati dall'essere
umano, semmai è azione, non reazione.
L’arte è laboratorio di
pensiero, fucina di idee, inizio di qualcosa di diverso e di nuovo, è
creatività, non ripetizione. Per questo dico: NO a fare dell'arte una cassa di
risonanza, e neanche a farne la bacchetta che la colpisce. L’arte non può
essere conformista!
L'arte è l'azione del
percussionista e si esprime nel suono che ne esce. L'arte è, prima di tutto,
pensiero non ancora pensato trasformato in atto creativo!
Tutti quelli che vogliono
usare l'arte come cassa di risonanza, che poi si fanno belli con le loro opere
dicendo "vedi, anch'io partecipo", di certo ottengono l'applauso che
tanto hanno cercato, ma non hanno capito che il ruolo dell'arte è qualcosa di
vicino al sacro, perché l'arte nasce dentro, nasce in quel posto che non si può
visitare se non nel sogno. O perdendosi, senza rimedio, nella follia!
Questo non significa che
l’artista debba vivere nel suo mondo dorato, semmai è vero il contrario, perché
l’artista deve proporre il seme dell’idea affinché questa si trasformi in
pensiero. Il pensiero nuovo deve nascere dai vari laboratori in cui siamo
immersi, che sono la vita, il dubbio e la ricerca di una voce interiore. In
questo, l’arte si può dire più simile al misticismo (relativo ai misteri) che
al raziocinio.
L’arte è un cammino
interiore, un percorso che può esprimersi solo attraverso l’opera artistica. Certo,
si può anche dire che l’arte ha sempre partecipato ai movimenti cha animano la
vita quotidiana, ed è sicuramente così, ma come? Una cosa è cercare il
gagliardetto che incoroni l’artista, altra cosa è proporre il cammino interiore
che persorre per condividerne il portato, e il portato è qualcosa di
dirompente. L’arte non è solo un servizio alla comunità, ma una fonderia in cui
prende forma il “nuovo umanesimo”.
Detto questo, l'artista
è sempre un uomo, prende posizione e usa la sua arte come cassa di risonanza, oppure
accetta che la sua arte venga usata per specifici propositi, ma questo riguarda
l’uso che si fa dell’arte, non il momento creativo in cui si penetra nel caos
per uscirne rinnovati. O folli.
L’arte è il prodotto
dell'intuizione da cui nasce il gesto creativo, ed ha in dono un mistero che
trascende tutto il resto.
L'arte non deve andare a
rimorchio di qualcosa perché risponde a un gesto archetipo, cioè
all'esigenza di "esprimere il non espresso" o, e questo è ancora più
importante, il non esprimibile in altri modi che non siano arte. Per questo
l’arte, per adempiere il suo compito, uccide, almeno durante il gesto creativo,
l'ego dell'artista.
L’ego non deve essere
soddisfatto, deve essere accantonato. L’arte non è nella ricerca di un
applauso, ma nella manifestazione del seme del pensiero.
L’arte pre-corre, non
rin-corre!
Claudio Fiorentini
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