venerdì 18 novembre 2022

MARCO DEI FERRARI: "INTERSTIZI/30"

INTERSTIZI/30

1)  D’essere immagini
flussi invergenti convergono
impronte d’umane presenze

2)  Cose divergono
soggetti esistendo
umanizzano visioni

3)  Nulla oltre d’oltre
spirituali possibili
ipotizzano universi

4)  Attimo d’eterni
memento abissale
che fiume trasvolta finale

5)  Morti e risorti
scomposti frammentano
disumani umanismi

6)  Risorgenze di cose in cose
ciclici eventi e conflitti
sacrali di templi sovrani

7)  Unitaria perpetua
misteriosa Natura appare
scomparso percorso d’inganni

8)  Scoprendo la morte
limitarsi la vita
dimensione d’essenze
che l’Essere fraziona
micro/macro inafferra
pensiero rincorre

9)  Esistenze esitanti
vorticano riflessi mortali
brevissimi spunti di Storia
aggiunte nei cieli

10)        Irreali realmente apparsi
scenari invisibili
differenziano temi/problemi
dal profondo originano

11)        Inconoscibile fede rimbalza
coscienze inconsce
spiriti dissolti limiti distolti
Universi sepolti

12)        Destinato potere scalando
esseri consacrando altari
sezionando corpi di cose
né bene né male
o di male bene per bene di male

13)        Male/bene verticano idee
pensieri malati sane bugìe
nuove vie percorrono vecchiumi
arche di luoghi dannati
esseri e cose alternano
macerando dogmi in credenze
condannano al Nulla

14)        Consolarsi nei gesti del genere umano
contenersi d’eccessi blindati
poteri avvicendano grafi
forme di parole luminanti eticamente assenti

15)        Governi di forme e sostanze
presidio di scala esseri per esseri
teorizzano dialettiche eguali
su antichi profeti morti e sepolti
programmano illusorie
cloache gonfie d’inganni

16)        Eroe se fossi libero veramente
al di là di subdoli sacrari
mercati di memorie
collettive illuse indipendenze
impossibili essenze!

17)        Morire di libertà nella Tecne
esternale calcolo feroce
pensiero omicida
disconoscere Storia
d’opinione ostaggio
velocizzare nel prima e dopo
onorando la scienza…

18)        Esseri inferiori denunciano il passato
corsi e luoghi intricando
libertà ferita acclamata ripudiata
cancellata martoriata…
ritorno nell’impossibile unità
sentirsi viventi pulsioni di cose

19)        Totemici percorsi attivano
giganti che masse supine
adorano aggregando
falsi/codici sodali

20)        Oh! Bellezza ultima illusione
di valori edenici
naviglio nel web menzognero
te stessa smarrendo
mediatica chimera di spettri
perdenti…

21)        Bugia di comunicare
rincorse verità corteggiando notizie
sputtana pensieri/digitando galere
reti in profitti elitari

22)        APOCALISSE  verticalismo più affine
nelle profondità dei misteri.
Profondo percorso dove tempo
e spazio scompaiono per sempre.

23)        Progresso anticamera della
regressa senza alternative
possibili. Regressione anteprima
disgrega globale dell’umano
presumere di conoscere.
Disgrego abisso dell’inconoscibile
che tortura la presunzione di sapere.

24)        Filosofia presunzione dell’ignoranza
scritta e pensata dal coraggio degli umani
che sfidano l’impossibile riducendone
contenuti e confini.
Ogni filosofia scientifica fallimento
velleitario per illudere la speranza
dell’episterne oltre ogni fine.

25)        Socrate messia massimo dell’ignoranza
che aveva compreso l’inaccessibile
tentativo umano
di scalare l’ineffabile insondabile scrigno delle verità.

26)        Il dolore è la sofferenza dovuta al piacere dell’essere esistenziale.
Solo il declino differenziale degli umani concepisce l’identificazione sovrapposta tra dolore e piacere.
La dicotomia si crea solo vivendo gli eventi asetticamente, senza declinarne gli effetti, né significarne i percorsi.

27)        I Sofisti erano abili giocolieri delle parole nei loro più disparati significati.
Nulla di più, ma tuttavia hanno scardinato la logica monolitica e totalizzante del sapere greco, aprendo le porte alle meditazioni platoniche e alla logica aristotelica.

28)        La dialettica del nostro tempo, quale contrasto costante tra tesi divergenti, è morta.
Nel tempo contemporaneo prevale la logica “tecne” che situa e digita ogni opposto trasponendolo in unico percorso omogeneo dove tutto si concilia e si annulla senza veicolarsi oltre.

29)        La filosofia (classica) intesa come ricerca del sapere nelle più varie modulazioni teoriche, ha completato il proprio destino e si sta ritirando in frazionismi analitico-matematici che non attengono la dimensione metafisica dell’essere.
In tal senso l’essere “condizionato” tende a lasciare ogni spazio alla considerazione pragmatico-scientifica che non risponde alle domande più profonde, ma si ricerca nel sé esaurendosi in una tecnica metodologica limitata e circoscritta.
La cognizione o scoperta dell’essere così “ridotto”, è il mistero più assorbente del nostro pensare futuro, sotto ogni angolazione possibile.
La fine della filosofia è la scoperta (come sempre accaduto nella Storia del pensiero umano) del successivo “livello” di auto-limitazione che l’essere propone all’umano sapere.

30)        Il cosmo è la dilatazione universale dell’essere che circonda gli astri viventi e morenti, annulla il “tempo” terrestre coinvolgendone il percorso nella dimensione spaziale più remota e misteriosa.
Nel cosmo la “materia” che l’umano pensa di percepire non ha alcun senso: flussi di energie attraversano lo spazio e ne conformano la dimensionalità, prescindendo dalla valutazione della c.d. “materia oscura” che costituisce la misteriosa dissolvenza di ogni certezza umana.

 

Marco dei Ferrari

2 commenti:

  1. Premetto che non sono un’addetta ai lavori e solo l’amore personale per la filosofia e la storia, nonché per la produzione di Marco Dei Ferrari, mi spinge a cimentarmi con i suoi “Interstizi 30”. Leggendo questo “elenco” di riflessioni proso/poetiche, ravviso in esso una sorta di percorso attraverso la storia del mondo, riflessioni che poggiano sul tapis roulant degli eventi. Come il primo capitolo della Genesi è articolato in 30 punti, così i 30 Interstizi di Marco raccontano il divenire del mondo dalle sue origini: “d’essere immagini flussi invergenti convergono impronte d’umane presenze”, per proseguire con la separazione delle cose; esse divengono soggetti nel momento in cui si conoscono nella loro diversità. Comincia con l’Interstizio 3 la vera storia, come la conosciamo dai documenti. Nasce negli antichi la domanda epocale sul chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo; segue l’avvento dell’Era Cristiana, la consapevolezza della morte fisica e la speranza della Resurrezione. Ma La fede non basta agli uomini, che non riescono a disobbedire al loro innato egoismo (il marchio di Caino); la guerra, i conflitti, in nome della intoccabile sacralità del proprio tempio/territorio/impero, causano la parabola delle civiltà: nascita, apogeo, decadenza. Unica la Natura – intesa come realtà altra e matrice di tutti gli esseri – sopravvive e supera gli inganni degli uomini, per tutto il loro percorso. E’ quindi la volta dei secoli in cui l’oscurità, prodotta dalla paura della punizione divina, affossa l’uomo che, disperato, cerca di non soccombere sotto il peso del timore della morte. Ciò che sembra inconoscibile si rivela reale quando dalla “paura di scenari invisibili” sorge un nuovo spirito critico che fa affidamento sulla ragione per “separare e distinguere temi/problemi”, segnando una linea di demarcazione netta tra religione e scienza (Illuminismo). La fede trova il suo spazio nella riscoperta del medioevo attuato dai Romantici, ma è destinata a trasformarsi in superstiziose visioni di “universi sepolti” per crollare di fronte all’altare di “sane bugie, arche di luoghi dannati (…) macerando dogmi in credenze condannano al Nulla”.
    Isabella Conte

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  2. II parte
    E’ il Nulla/Nichilismo attivo di Nietzche che mira alla distruzione degli ideali della morale tradizionale perché si affermino nuovi valori “forme di parole illuminanti eticamente assenti”. Le rivoluzioni in nome dell’uguaglianza sociale recuperano la dialettica bene/male, ma nella loro risoluzione la superano, condannando l’uomo a vivere in “cloache gonfie d’inganni”. Da questo punto in poi è una corsa che attraversa tutto il 900 (una fuga lungo il secolo breve) per arrivare alla rivoluzione tecnologica, al boom economico, per “morire di libertà nella Tecne (…) disconoscere storia d’opinione ostaggio”. Nel secondo dopoguerra prevale la volontà di dimenticare il passato, si creano nuovi idoli, nell’adorazione dei quali gli uomini si sentono uguali, ritengono di esercitare attivamente il proprio diritto alla felicità: libero mercato, benessere, ricchezza, “totemici percorsi attivano giganti che masse supine adorano aggregando falsi/codici sodali”. La coscienza di sé si smarrisce del tutto con l’avvento di internet, disciolta nell’appartenenza al gruppo, al social media “naviglio nel web menzognero” dove ognuno, non visto, “sputtana pensieri digitando galere reti in profitti elitari”. Il decalogo conclusivo analizza i punti chiave della sorte umana, partendo dalla fine, l’Apocalisse, “dove tempo e spazio scompaiono per sempre”. A seguire il Progresso, chimera che disgrega l’umano desiderio di conoscenza, riducendolo a meccaniche leggi di causa effetto. Il progresso è la sconfitta dell’indagine filosofica, il dichiarato fallimento di ogni velleitaria speranza di conoscenza. Socrate soltanto, “messia massimo dell’ignoranza” aveva compreso il valore assoluto dell’ammissione dell’uomo di non poter accedere all’inconoscibile, superata l’ambizione dei Sofisti di far corrispondere l’essenza delle cose al loro nome “abili giocolieri di parole nei più disparati significati”. La Dialettica è morta, non esiste in epoca contemporanea nessun reale confronto tra tesi opposte, ma solo il linguaggio binario della tecne, che presume di ridurre il significato delle cose all’alternanza numerica 0-1. La Filosofia, insieme alla Dialettica, ha “completato il proprio destino e si sta ritirando in frazionismi analitico-matematici che non attengono la dimensione metafisica dell’essere”. L’uomo si è autocondannato al proprio smarrimento, annullando il valore di ogni speculazione teorica e di ogni fede riposta nel Divino Inconoscibile; lanciandosi nel Cosmo è annegato nella materia oscura che “costituisce la dissolvenza di ogni certezza umana”. Una parabola di inevitabile disgregazione dell’Essere che Marco Dei Ferrari traccia, scegliendo parole che affondano come lame incandescenti nell’anima e risuonano come una campana a morto. Un magistrale ma impietoso ritratto dell’uomo contemporaneo.
    Isabella Conte

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