La poesia giapponese moderna – realtà e difetti –
Estratto
La
caduta del regime Shougna di Tokugawa intorno al 1868 portò i nuovi dirigenti
giapponesi a cambiare l’orientamento politico che, da protezionista, divenne
invece aperto ai collegamenti con la Russia, Europa e Stati Uniti. Il programma
di occidentalizzazione compiuto intensamente, nel loro intento era destinato a
voler preservare il Giappone dall’eventuale danno di trasformarsi in una nuova
colonia occidentale. Il loro sforzo sfociò, non voluto, nella creazione di uno
stato assolutista di stile europeo. Tutto questo tra il XIX e il XX secolo. La
poesia, purtroppo, fu dilaniata tra voci molteplici. S’impose il verso libero.
Giovani poeti sempre più numerosi iniziarono a tradurre la poesia occidentale
sia qualitativamente che quantitativamente. Il tanka e l’haiku non
soddisfacevano più e ci si orientava alla lettura del verso libero; si cominciò
a discuterne appassionatamente gettando così le basi di una nuova generazione
di poeti. Un profondo divario si presentò tra il verso libero praticato avanti
la seconda guerra mondiale e quello praticato dopo il ‘45.
La
disfatta del Giappone ebbe forti riflessi sulla poesia scritta in versi liberi
tra il ‘45 e il ‘60. Per distinguerla da un tanka e haiku, la si qualifica
abitualmente come “moderna”. Influssi occidentali sulla poesia giapponese
partenti dal romanticismo e simbolismo, giunsero fino ai dadà e al surrealismo.
Naturalmente tutte queste influenza non erano scevre dal creare un alone
ambiguo, cosa che si verifica puntualmente nel caso della storia, quando le
produzioni intellettuali e spirituali di una cultura altamente sviluppata e
potentemente organizzata si immettono in una cultura meno complessa; così
dunque, si producono cambiamenti nel contenuto e nella forma proprio nella
cultura che deve assimilare nell’ambito della sua tradizione le influenze
straniere. L’antico Giappone che non era stato pienamente soggiogato dalla più
eclatante civiltà cinese, cercò di comprenderla e adottarla senza però seguire
completamente LI PO e TU FU, grandi poeti dell’epoca Tang. Questi ultimi
esprimevano la loro collera contro le condizioni politiche e la loro situazione
personale, condannando e maledicendo tutta una categoria di bersagli pubblici.
In Giappone fu più apprezzato il nostalgico PO che sognava sulle bellezze della
natura. Così come si erano verificate fratture e incomprensione con la poesia
cinese, allo stesso modo dopo il ‘45 la poesia giapponese urtò contro la poesia
occidentale. Il ‘45 fu anno di disfatta e di notevoli esperienze per il
Giappone.
Prima
l’annientamento, poi l’età nucleare con l’esplosione di Hiroshima e Nagasaki;
poi ancora, militarismo e fanatismo subirono una sconfitta.
Ultimo
obiettivo, l’occupazione americana, con l’instaurazione di una democrazia
diversa. Seguirono, le città ridotte in cenere, la fame, il mercato nero,
fanciulli senza riparo, feriti nel corpo e nell’anima.
La
“Vana terra” di Eliot e l’“Età dell’angoscia” di Auden, furono punti di
partenza per la situazione del loro paese. Makoto Ōoka evidenzia tutti questi
presupposti che lo portarono non solo a comporre poemi d’amore, ma anche
immagini di guerra, di fame, di sconfitta. La morte divenne per i poeti
un’immagine centrale e comune; attraverso la distruzione nucleare i poeti
giapponesi rivissero la dimensione mondiale della loro tragedia personale.
Fu
in questo clima che attecchirono le influenze di Breton, Elouard e Soupault. Si
manifestò la convinzione che la poesia avrebbe potuto essere una alternativa
alla religione e alla scienza contrapponendosi alla ecatombe e al dispiacere
che circondavano il mondo moderno. Dal punto di vista formale questa poesia
prese coscienza di sé elevando la sensibilità sul piano del pensiero
incorporandosi in esso. Una maggiore attenzione fu accordata alla iconografia e
alla metafora. Il poeta, lasciandosi alle spalle le immagini della povertà e
della fame, cercherà nella poesia un approdo spirituale che esprimerà la sua
esigenza di totalità. Si fonderanno allora le esigenze sociali di critica, il
surreale, il lirismo e il criticismo. Ci domandiamo ora: “Cosa è la modernità
in poesia”? La scienza sarà arma formidabile contro la povertà, l’ignoranza, la
superstizione, la sofferenza; la scienza ancora sarà contro l’assolutismo, la
tirannia, l’oppressione. Ogni esperimento si ritorce contro i fondamenti della
vita dell’uomo. Siamo di fronte al dilemma se concepire o meno l’avvenire senza
scienza. Il poeta non potrà ignorarlo e la poesia non potrà mai sottrarsi
all’influenza di questo orientamento storico.
È
proprio nella complessità dell’epoca attuale che la poesia trarrà i suoi motivi
di speranza. Questo perché l’uomo ha la parola, vive per essa, è lui stesso
carne della parola. La parola è il cimento della storia e della società. La
poesia, la cui ragione d’essere è di cercare la funzione fondamentale della
storia e della società, può, attraverso la crisi profonda della ragione,
trasfigurarsi e divenire sembianza viva.
Nessun commento:
Posta un commento