Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
CANTALUPO E BORGORATTO
Borgoratto
era un paese con un tempo da lupi.
Questa
condizione era dovuta alla nebbia, la candida sostanza che in quella zona era
di norma così fitta che un occhio non vedeva il proprio gemello e neppur la punta del naso. Chi procedeva seguendo la statale
alla volta del capoluogo di provincia, situato nelle vicinanze, improvvisamente
passava dal sole più cocente a distese bianche come il cotone, nelle quali non
si scorgeva nulla di nulla.
A
volte la foschia restava bassa,
circondando gli alberi delle campagne solo fino all’altezza di un metro
creando, quando i rami erano imbiancati di neve, un bellissimo, suggestivo e
spettacolare effetto. Più di
sovente, però, il muro di nebbia avvolgeva tutto, compresa la costruzione più
voluminosa del paese, un parallelepipedo rettangolo di notevole altezza,
interamente fatto di metallo, che serviva come
sede della ditta e magazzino di
stoccaggio della fabbrica di mangimi animali.
La
società si chiamava “PURISSIMA” , a sottolineare il fatto che, nella
preparazione di quei prelibati piatti destinati ai palati di cani e gatti,
venivano seguite norme igieniche severissime, nonché carni e verdure di prima
qualità. L’edificio, come già
evidenziato, era molto alto e nelle giornate di nebbia più intensa aveva già
causato, nonostante le luci di segnalazione poste alla sua sommità, vari
incidenti aerei.
Per la
precisione, 14 elicotteri si erano schiantati, nel decennio precedente, contro
le sue lamiere, proprio perché la nebbia di Borgoratto è più pericolosa delle
colleghe di Novara, Vercelli o di quelle delle distese della pianura
padana. Anche il vicino, vicinissimo,
paese di Cantalupo era nelle stesse condizioni. Appunto perché ad un tiro di
schioppo da Borgoratto si presentava sempre zeppo di nebbia anch’esso, fino
all’orlo! A proposito, questi due vicini
paesini sono situati in una provincia del nord dell’Italia: avete indovinato
quale? Oltre a questa lecita curiosità,
vi starete certo chiedendo pure il perché di quei due curiosi nomi. Beh, questo è facile da spiegare: Borgoratto
era infestato dai topi e….quali animali pensate che ululassero alla luna nei
pressi di Cantalupo?
Questo l’antefatto della nostra storia, sulla
quale si addensano grigie nubi, quelle
della foschia che avvolge i due paesi.
Ora facciamo un passo avanti.
Naturalmente a Borgoratto c’erano anche..facile no!? c’erano anche gatti!! Il problema, per i suoi abitanti e per il
sindaco (per tacer della giunta municipale), consisteva nel fatto che ,
essendoci in paese una industria rinomata come la PURISSIMA, i gatti che
abitavano o frequentavano quel luogo snobbavano decisamente la carne di topo,
cercando sempre di conquistarsi le succulenti prelibatezze in scatola dai nomi
altisonanti di CROCCAGAT, MANGICAN od
ancora VERDURMANZ.
Ad un
certo punto la situazione divenne insostenibile: troppi ratti scorazzavano per
le vie di quel piccolo centro abitato ed il Consiglio comunale deliberò che era
fatto assoluto divieto, per i cittadini, dare in pasto ai propri animali
domestici i prodotti della locale fabbrica. I cari, affettuosi amici a 4 zampe
avrebbero dovuto, da quel momento in poi, guadagnarsi da vivere lavorando: l’alloggio
sarebbe stato gratis, ma il vitto no.
Si sarebbero dovuti dedicare alla caccia al topo, che diamine! Ed i
gatti, seppur a malincuore, si inchinarono, abbassando la coda, alla delibera
siglata dal sindaco. E, costretti a guadagnarsi la pagnotta, fecero bene il
loro mestiere. Vero che risultava
pressoché impossibile nella maggior parte delle giornate invernali distinguere
tra le nebbie il pranzo e la cena, cioè i ratti, ma, si sa, il fiuto dei gatti
è sopraffino. Grazie al loro odorato sviluppato, i felini catturavano
efficacemente i roditori, tanto che la popolazione di questi ultimi cominciò a
declinare drasticamente, per la gioia degli abitanti e del primo cittadino, che
già immaginava di cambiare il nome del paese da Borgoratto in Borgogatto.
Un
guaio, però, si stagliava all’orizzonte: proprio all’orizzonte, dove finiva il
territorio di Borgoratto e prendeva forma quello di Cantalupo. Perché a
Cantalupo c’erano ovviamente molti…lupi.
Ai lupi, dovete sapere, la carne di gatto ….piace! Siccome, anzi, piace molto, i lupacchiotti presero il vizio
di spostarsi sempre più spesso lontano qualche chilometro da casa, trascorrendo
il tempo libero a caccia in quel di Borgoratto, tra la disperazione dei suoi nativi
( e del sindaco ) che vedevano di nuovo aumentare la popolazione dei topi, a
discapito di quella felina.
Temendo
dunque di non essere rieletto, il caro sindaco si decise, dopo aver ponderato
l’idea per qualche giorno, ad impugnare la penna e scrivere una lettera al suo
collega di …Orsara, un paese distante una decina di chilometri dal Borgo dei
ratti. Orsara…indovinate un po’ come mai quel nome. Il paese di Orsara, posto in collina, ad un
tiro di schioppo dalla strada che attraversa la valle con il fiume, era
abitato, oltre che da individui col diritto di voto, anche da ….orsi. Non dico molti, ma qualche plantigrado
certamente c’era. Il sindaco di
Borgoratto, dunque, pregò il collega di fargli un favore: non è che si poteva
far venire ( non in elicottero! ) qualche orso, diciamo 3 o 4, per dare la
caccia ai lupi? Il Consiglio comunale di Orsara, che stava decidendo se
patrocinare un concorso letterario, discusse anche di questo prestito di
animali e, alla fine, lo approvò.
Tre
orsi, la settimana dopo, furono trasportati a Borgoratto e lasciati liberi di
vagare tra via Leonardo da Vinci, piazza Roma e stradine limitrofe. Ben presto,
pensarono i Borgorattesi ( o Borgotopastri, come si chiamano? ) i lupi
sarebbero stati divorati quasi tutti , o perlomeno sarebbero scappati a gambe levate
per lo spavento. Soltanto che…beh,
accadde un fatto strano: dopo un mese i lupi continuavano a circolare ancora
avanti ed indietro per le poche vie del paesello, leccando a volte addirittura con affetto il muso degli
orsi e vagando tra la costernazione
degli astanti e del sindaco.
Cosa
era successo? Era successo che la carne di topo, è risaputo, piace ai gatti, ma
la carne di lupo non è altrettanto gradita al palato raffinato degli orsi. E
questi ultimi incominciarono ad avere appetito…..sempre più
appetito…..fame! Il Consiglio
municipale, che oramai conosciamo bene, votò all’unanimità una risoluzione che
vietava di dare in pasto agli orsi confezioni di marmellata, miele, fette
biscottate od altri alimenti ricchi di carboidrati. C’era la speranza di
indurre finalmente gli orsi a decidersi di dedicarsi ai lupi. Senza i generi di prima necessità la fame
degli orsi lievitò, finchè un giorno uno dei tre, al limite dello svenimento,
allungò una zampa anteriore per catturare un topolino che passava in via
Matteotti, vicino al centro dell’abitato.
L’orso fece un sol boccone del piccolo ratto e
, sorpresa!, trovò la sua carne più che deliziosa, addirittura squisita.
“Uhm..” pensò l’orso “è meglio di certe confetture morbide come una pasta, meglio
ancora di api e miele, meno stucchevole, un poco meno dolce, con una punta di
sapor di bergamotto, di fiori di arancio e rose, che ti lascia l’alito
profumato fino a sera!”. Questa faccenda di miele con api merita una
spiegazione: così come alcuni di noi adorano la mostarda sulla formaggetta od
il miele sul lardo, gli orsi bruni vanno letteralmente pazzi per le api ancora
vive adagiate su di un letto di miele. Ma torniamo a noi: il tessuto dei topi
risultò dunque piacere molto agli orsi, decisamente più dei favi di api, delle
formiche, del latte o del burro.
Pertanto, col passar dei giorni, i topi presenti nel piccolo paese
finivano sempre più tra le mandibole e le mascelle dei tre plantigradi e tra la
gioia degli assessori comunali e quella del sindaco.
Quando,
sul finir della nostra storia, il numero dei topi ritornò alla normalità, gli
orsi si ritirarono nuovamente in collina, nelle loro tane ad Orsara, dove la
Giunta, su suggerimento dei colleghi di Borgoratto, decise di intitolare il
concorso letterario che aveva appena sponsorizzato “ L’orso in collina” ,
appunto.
Gli orsi, da quel giorno, divennero gran
consumatori di scatolette di mangime che rispondevano ai curiosi nomi di
RATTOSQUIS, TOPOCREM od ancora ORSADULT, tutte confezionate solo ed
esclusivamente con carne di topo. La prima, vi devo confessare, è una tale
unica squisitezza che mi permetto di consigliarvela senz’altro nel caso aveste
ospiti per Natale.
E con
questa raccomandazione termina il nostro racconto ambientato…già…avete scoperto
finalmente in quale regione si svolge?
In quale provincia si trovano contemporaneamente Cantalupo, Borgoratto,
Orsara …. e anche Visone?
A
proposito... non abbiamo parlato dei
Visoni !!
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