UNA
LEGALITA' NUOVA PER EDUCARE ALLA CULTURA DELLA CIVILTA'
L'iniziativa
di questa rassegna artistica (30 artisti) che compendia un contenuto
finalizzato al “riemergere” di princìpi ed indirizzi socio-politici mai
dimenticati dalla civiltà umana, fuoriesce da spazi e tecniche per configurarsi
e consegnarsi ad un “valore” (o sistema di valori) assoluto (forse), omogeneo,
contestuale all'evoluzione dell'essere umano e congenito nelle scelte di ogni
comunità (sociale) organizzata. Intendo riferirmi al valore che rappresenta la
“legalità”, valore molto teorizzato, ma scarsamente attuato nelle sue
implicazioni pratiche.
Idee,
filosofie, postulati, Stati e Unioni di Stati, organismi internazionali,
populismi, democrazie e oligarchie, hanno tentato invano di consegnare alla
Storia un equilibrio sostenibile (che nulla ha da condividere con il famoso
“politicamente corretto”) tra aspirazioni concorrenti e conflittuali, pubbliche
e private, oggettive e soggettive, sacre e profane, e tra immaginazione e
realismo, verità e menzogna, diritto e rovescio, legge e caos (della legge),
libertà e disuguaglianza settaria.
L'unica
risposta è stata quella di un secolo orribile (il XX°) e di un presente (sec.
XXI°) ingestibile e feroce che scorre innanzi a noi ogni giorno.
Come
reagire a questa fosca prospettiva virale diffusa nella società contemporanea?
La cultura della “legalità” (ovvero il rispetto di una convivenza equilibrata
da un riferimento a valori e princìpi
consolidati nel rigore etico) è la sola possibilità di salvezza per
l'intera umanità. Ovvero è necessaria una legalità “nuova” intesa come
opportunità ineludibile per vivere e
capire un orizzonte sociale problematico e pericolosamente inquinato dall'odio,
dalla violenza, e dalla sfiducia nell'autorità e nell'istituto della
“rappresentanza” che ne costituisce ogni fondamento. Chi è degno di
rappresentare chi? Quale “legalità” può certificare e garantire una degna
rappresentanza culturale-politico-sociale che si sostanzia peraltro nel
“potere”? Gli istituti, le normative, gli avvenimenti mondiali, europei e
nazionali nel contesto dell'oggi non legittimano nulla di eticamente
accettabile: assistiamo esclusivamente a conflitti economici e di potere
finanziario occupato da gruppi contrapposti
al di là di riferimenti solidificati storicamente (l'Europa del
“relativismo” multi-etnico e l'Italia secolarizzata non hanno ormai solidi
richiami di valori condivisi nella sacralità). La finalità dominante nel
panorama europeo e mondiale è quella di asservire i popoli deboli e condizionarne
la vita espropriandoli di ogni effettiva “legalità” (politico-culturale). Non
basta infatti la legge a determinare uno stato di equanime equilibrio
sociale ed economico: la legge (di qui la presunta “legalità”) è da sempre
l'espressione del clan, gruppo, partito o ceto dominante che deve promuovere la
finta ricerca di un qualche equilibrio di giustizia e convivenza. “Legalità”
non si identifica dunque con la legge (o sistema normativo): è una dimensione
meta-giuridica che attiene a conformare il “sociale-economico” in un ambito
antropologico molto vasto, dove l'essere umano potrebbe trovare il proprio
legittimo compimento di scopo. Alterità di rispetto, libertà di limite, dovere
di bilanciamento, equiparazione di genere, alto livello etico a prescindere,
equo sviluppo economico non prevaricante, seria e degna rappresentatività di
controllo: sono solo alcuni contenuti della dimensione meta-giuridica che la
legalità ampliata dovrebbe (o potrebbe) significare e concretizzare. Ma
tutto questo ragionamento rischierebbe l'utopia se non fosse corroborato da una
fortissima volontà e spinta corale, dove le finalità dell'arte, l'espressività
della ragione e la pratica esperienza del quotidiano s'incontrano per
denunciare l'imbroglio teorico e dialettico di una cultura imbrigliata nella
retorica della falsa “misericordia”, con la manipolazione mentale, i cervelli
all'ammasso, l'inversione del benessere, le sirene della potentissima
comunicazione mediatica, il “Web” e le sue tecniche informatico-digitali-virtuali
che trasformano l'“essere” in ologramma riducendo a statistica e algoritmo ogni
progetto, ogni tematica, ogni raffronto di realtà concrete, ogni informazione,
in sostanza ogni manifestazione più significante della presenza umana nel
nostro orizzonte.
Un
orizzonte gonfio di conflitti totali, dove politica, religione, economia e
finanza si intrecciano drammaticamente sino a confondersi nei contenuti più
radicali ed efferati del terrore; un orizzonte dove i popoli “contano” sempre
meno e sempre più sono dominati da pochissimi “centri” di potere
omni-comprensivo (molto spesso “occulto”) che gestiscono pace e guerra, povertà
e ricchezza, vita e morte, presente e futuro, nella spietata logica del
profitto di conquista globale dei mercati (da quelli alimentari agli energetici
ed alle “materie prime”...). In quest'ambito ovviamente parlare di “legalità” o
di cultura del sociale rischia di tradursi in un esercizio di denuncia inutile,
salvo che tutte le energie più sincere ed intellettualmente oneste del mondo non
si schierino in un ribaltamento epocale a tutela di “spazi” e finalità
(culturali e non solo) che invertano ogni tendenza degradante ed esiziale per
qualsiasi modello educativo. L'educazione civile nasce qui dall'inversione di
tendenza, da un orizzonte di discorso “nuovo”, da una “legalità” ridefinita,
rinnovata e globale, svincolata da tutte le vecchie, logore incrostazioni di
gruppo o consorteria o partito che siano, per “trovare” o riscoprire una
dignità autentica della persona umana, depurata, autonoma e liberata dalla
paura di esistere... “Legalità” pertanto deve intendersi come processo
di ricerca culturale individuale per il collettivo, collettiva per
l'individuale; ovvero maturazione civile di un percorso nella coesistenza
dell'essere umano che non è solamente egoismo, odio e terrore, ma anche
comunione di intenzioni e d'amore per la giustizia e realizzazione di ciascuno
nella complessità in divenire del “tutto” contemporaneo.
Questa
rassegna artistico-culturale-pedagogico-civile promossa in Pisa coraggiosamente
dal “Centro Arte Moderna” di Massimiliano Sbrana si pone sulla
via di questa nuova interpretazione della “legalità” nella cultura e merita un
sostegno forte e sincero nell'auspicio più autentico del cuore e della
speranza.
Marco
dei Ferrari
(scrittore
- critico)
Caro Marco,
RispondiEliminalo scoraggiamento nella nostra società nasce dal fatto che molti crimini rimangono spesso impuniti,come i relativi criminali,prima arrestati poi,poco dopo,rimessi in libertà per un qualche cavillo legale.
Vi sono leggi purtroppo, ancora imperfette,ma l'educazione alla Legalità sarà il punto di forza e di fermezza di una società che vuole crescere libera e giusta.
Come avvocato ed insegnante promuovere il rispetto, l'accoglienza l'ascolto,educare alla diversità, è un modo per costruire la cultura della Legalità.
Questa è Arte e Bellezza come risposta allo scoraggiamento ed al malcontento.
Credere nei valori civili edi etici non fa parte della retorica ma di una cultura dell'Amore e della Pace che deve diventare,oltre che scienza,anche poesia.
Sì , vi è una poeticità nella norma giuridica che comprende la parte migliore è più pura della nostra esistenza, la vera parte di un umanesimo concreto e tangibile,una Legalità che diventa applicata alla situazione concreta di fatto è si fa equità .
Ciò rappresenterà la parte migliore di ogni individuo in una intramontabile bellezza.