Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
Edda
Conte si presenta sull’isola con una
voce intrisa di meditazione, memoriale, panismo esistenziale, realismo
lirico, e di interrogativi vicissitudinali: questioni sull’essere e l’esistere,
sui perché della nostra venuta e sul rapporto nostro con le bellezze del mondo che ci circonda; sulla
funzione del verbo e della sua possibilità di rappresentarci; sui giochi umani
e disumani del nostro breve soggiorno; sul profumo indecifrato dei tigli
(grande simbologia di esistenza sentimentale che rimane vaga col tempo). Si succedono immagini di urgente presa
naturistica con cui Edda cerca di cristallizzare i patemi che la impreziosiscono
per risvolti poetici: cataste di parole/che nessun fuoco potrà mai incendiare; Non
hanno profumo le memorie/ chiuse dentro gli anni/ né i colori/ né i rumori
delle native selve.../ né i giorni tra queste
pareti/ che il tiglio impregna di nostalgico piacere; Può il Poeta con
armonia segreta/ entrare in simbiosi/ con l'opera sublime del suo Dio?.
Riflessioni di ampio respiro ecfrastico, di urgente resa umana, di ontologica
quietudine storico-universale, consegnate ad una versificazione che le valorizza con la
sua armonica euritmia.
N. Pardini
1)...........
Invidio
la cicala questa sera
che
canta ancora
dopo il
tramonto...
Com'è
leggero e gaio il suo cantare!
passa tra ramo e ramo
e si
sperde nell'aria...
Le
parole nostre
meno leggere
sono
bolle di sapone incolore
che si
sciolgono nel respiro..
Dietro
non lasciano niente.
Le
domande tue
figlie
di un mondo sconosciuto e strano
sono
piombo che il mio cuore fonde
nel
tormentoso fuoco...
Solo i
filosofi inventano risposte..
cataste di parole
che
nessun fuoco potrà mai incendiare.
2)...........
S'impiglia
il
profumo dei tigli
testimone
di qualcosa che non so ridire.
Oltre
il balcone
il
Pittore ha colorato il monte....
Diversi
sono i colori del ricordo
le
selve vibranti
i
ciottolosi torrenti
lo
scroscio dell'acqua
il
canto dei venti...
e
quella mano chiusa nella mia!
Non
hanno profumo le memorie
chiuse
dentro gli anni
né i
colori
né i
rumori delle native selve...
né i
giorni tra queste pareti
che il
tiglio impregna di nostalgico piacere.
Il
cielo ha sottratto questa sera
perle
e coralli al mare!
Si
specchia sui balconi fioriti
nei
giardini ombrosi si scolora.
Ha
lustrato la cicala
l'archetto
al suo violino
e
nuovo canto intona il merlo
per
l'ultimo saluto alla giornata.
Non trova parole il Poeta
a
degna lode di tanto splendore
solo
un languore d'estasi
nell'animo
e nel corpo...
lo
desta la fuga del tempo
l'umana
scontentezza
dei
naturali limiti.
Sublimarsi
vorrebbe la parola
fatta
di soli suoni....
Può il Poeta con armonia segreta
entrare in simbiosi
con l'opera sublime del suo Dio?
Edda
Conte 2018
Mi sembra che l’autrice giochi a formulare domande le cui risposte già le appartengono: caducità delle cose, compreso il canto di cicale, parole come gocce che si sciolgono, il greve di cataste filosofiche, caducità del tempo stesso, un tiglio che illude poiché s’impiglia di profumo e di nostalgico piacere impregna.
RispondiEliminaProfonde considerazioni senza retorica, filosofiche risposte; bastano le dipinte immagini oltre i balconi e i suoni fusi nella tela, a far comprendere, sentire, il respiro di un Poeta, anche se il cielo si scolora, nei giardini ombrosi, lasciando l’estasi nel corpo e nell’anima, lì dove origina, simbiotica, la melodia di un canto. Complimenti, Edda, per i pennelli della tua anima. Emanuele Aloisi.
Edda Conte in queste liriche profonde e molto raffinate interpreta con le parole la dimensione dei limiti umani delle parole stesse.
RispondiEliminaL'impossibilità è di uno sperdersi nel vento in una bolla di sapone, senza tracciati progettuali, bensì con la consapevolezza di non trovare risposte al nulla del divenire.
Un dipinto naturale e un profumo sono testimonianze di ricordi senza rumore, né tempo, che solo il tiglio raccoglie e completa.
L'inaccessibile pertanto compie il trittico dell'impotenza poetica di Edda che soffre la solitudine dei suoni e si appella alla divinità dei misteri quale ultima spiaggia.
Dunque sensibilità irraggiungibile di una poetessa autenticamente indecifrabile.
Grazie Emanuele!. Felice di averti incontrato su Leucade.
RispondiEliminaGrazie per le tue parole, per i tuoi scritti e quello che ne traspare.
Cordialmente, Edda.
Mi sembra quasi ovvio, ma è tuttavia doveroso e anzi piacevole, dedicare poche parole di riconoscimento ai miei due amici, che così bene dimostrano di conoscere me e i miei versi. Entrambi sanno cogliere anche le sfumature della mia Poesia, che da sempre è e rappresenta il canto- ed il pianto- dei miei giorni.
RispondiEliminaGrazie Nazario e grazie Marco!
Edda.
“Invidio la cicala…”, il suo leggero gaio cantare, così inutilmente etereo rispetto alle parole umane, che pur sanno essere evanescenti e luminose, poetiche, come le bolle di sapone: splendida immagine e riflessione su noi stessi, il nostro esserci, il nostro interrogare senza risposta, il nostro dire solitario. Così i ricordi, che non svaniscono, nonostante il tempo, ma che svaporano “come il profumo dei tigli”, carichi di nostalgia, e che ci ricordano la fuga inesorabile del tempo. Ah, la consapevolezza della solitudine e dell’impotenza!, pur nella nostalgia-languore ed estasi- dell’infinito che la parola poetica vorrebbe far vivere armonicamente in simbiosi con l’opera del divino…
RispondiEliminaIo "conosco" l'amarezza della quotidianità di mia mamma. Ma quando leggo/rileggo i suo versi, mi accorgo come su quel deserto fioriscano, anzi eruttino, la bellezza ed il canto, che mi fanno tornare il sorriso e la voglia di vivere
RispondiEliminaGrazie mamma
Isabella
Quando le parole riescono a trasmettere sentimenti grandi e profondi, come comprensione partecipazione e amore, si può rispondere solo con una parola di uguale intensità: grazie!
RispondiEliminaGrazie alla cara amica Ferraris
Grazie alla amata figlia Isabella.
Edda
Carissima Edda , come sempre quando leggo le tue poesie, si sprigiona verso di me una sinergia , un "qualcosa " che riesco ad afferrare in volo... Mi colpisce il canto, dopo il tramonto, della cicala , una viva e precisa similitudine ; ed anche quel "mondo sconosciuto",quel "qualcosa che non so ridire", che la poesia può aiutare ad accogliere, perchè il verso va oltre la capacità razionale, penetra in un significante , un "sentire" misterioso e imperscrutabile , vivido ed intuitivo. Lo sappiamo, cara Edda, in alcuni frangenti il Poeta può non trovare le parole, ma le trasforma in suono, canto , respiro. Oltre il ricordo, le memorie, quello che resta è l'immagine vera di una mano chiusa nella tua.
RispondiEliminaCarissima Nadia è la tua sensibilità, è la nostra amicizia, che coglie al volo i significati nascosti nelle parole della poesia. E infatti spesso i miei versi sono il racconto della mia vita.
RispondiEliminaTi ringrazio e ti abbraccio.
Edda.