Fulvia Rita Fazio, collaboratrice di Lèucade |
FLORILEGIO
A DUE VOCI
(OMAGGIO A
JOHANN SEBASTIAN BACH)
di rapire la mente e
il cuore
ma dell'estasi
che l'altrui
pregiudizio non conosce
perché inscrive la
ragione a dogma
e libera l'istinto a
propria difesa
per paura e
diversità
generando conflitti
personali, etnici,
religiosi, politici
si bei d'essere lui
stesso estatico.
Però del grifone
nelle divergenti due
alterità
per i suoi voli
pindarici sfrutti solo
le calde correnti
ascensionali
senza muovere le
ali,
senza rumoreggiare
alcuno
poiché la suadente
tonalità
non è propria
all’accento tonico
dello strepitare del
tuono
ed elevi il suo
spirito
dal compatire alla
compassione
e dell'ottimismo
all'altruismo
sia generosa la luce
della ragione
che nel disarmonico
disequilibrio della
mediocrità
estremamente
riduttivo
alla proprietà
dell'animo artistico
protegge e dona alla
sua fantasia
l'acquerellare
dell'accumulo,
il florilegio a due
voci
affinché nel dolce
umano silenzio
sia libero di volare
alto,
costantemente,
nell'oasi di vita e
di pace che è vita
di pensare non è
poesia per te
mentre è rapito in
estasi.
Proseguendo
all’interno, per qualche decina di metri, sulla parte opposta all’entrata
principale, di fronte, mitica, ecco l’altra porta, quasi sempre chiusa, anche
essa in legno massello, sormontata da tre finestroni rettangolari, tenuta ben
serrata dal nero e lucido chiavistello di ferro che, se non oliato a dovere,
scorreva a fatica nella propria sede.
Così
poco agevole e a me del tutto inagibile, quella porta catalizzava la mia
attenzione, la curiosità non mi lasciava mai. Esercitava una forte attrattiva
il desiderio di scoprire cosa poteva esservi al di là, immerso nell’azzurro
cielo.
L’attenzione
elevava all’ennesima potenza la fantasia,
complici i finestroni che davano l’impressione di ergersi dal nulla su
quelle pareti di luce ad illuminare l’intero stanzone: luce nella luce.
Era
così facilmente plasmabile la luce della mente!
In
quella proiezione del desiderio, il sogno diventava realtà!
Il
piccolo cortile, al di là, poteva essere proprio il mio giardino dell’Eden,
dove io, piccolo scricciolo, molecola infinitesimale, potevo liberamente
coltivare la mia crescita nella migliore direzione possibile. Non esisteva
alcuna delimitazione, alcuna linea di confine.
La
realtà era sogno?
O
dava il la alla felice trasposizione del sogno nella realtà!
Se
le pareti erano luce piena, le sensazioni volavano alto e l’immaginazione si
trovava in perfetto equilibrio con la fantasia, nel cielo infinito del sogno
perfetto.
La
porta del cielo era lì!
Eh
sì, c’era e spalancava…
Fulvia Rita Fazio
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