mercoledì 4 luglio 2018

FULVIA RITA FAZIO: "FLORILEGIO A DUE VOCI"



Fulvia Rita Fazio,
collaboratrice di Lèucade

FLORILEGIO A DUE VOCI

(OMAGGIO A  JOHANN SEBASTIAN BACH)



Sia l'artista avido
di rapire la mente e il cuore
ma dell'estasi
che l'altrui pregiudizio non conosce
perché inscrive la ragione a dogma
e libera l'istinto a propria difesa
per paura e diversità
generando conflitti
personali, etnici, religiosi, politici
si bei d'essere lui stesso estatico.
Però del grifone
nelle divergenti due alterità
per i suoi voli pindarici sfrutti solo
le calde correnti ascensionali
senza muovere le ali,
senza rumoreggiare alcuno
poiché la suadente tonalità
non è propria all’accento tonico
dello strepitare del tuono
ed elevi il suo spirito
dal compatire alla compassione
e dell'ottimismo all'altruismo
sia generosa la luce della ragione
che nel disarmonico
disequilibrio della mediocrità
estremamente riduttivo
alla proprietà dell'animo artistico
protegge e dona alla sua fantasia
l'acquerellare dell'accumulo,
il florilegio a due voci
affinché nel dolce umano silenzio
sia libero di volare alto,
costantemente,
nell'oasi di vita e di pace che è vita
di pensare non è poesia per te
mentre è rapito in estasi.


Proseguendo all’interno, per qualche decina di metri, sulla parte opposta all’entrata principale, di fronte, mitica, ecco l’altra porta, quasi sempre chiusa, anche essa in legno massello, sormontata da tre finestroni rettangolari, tenuta ben serrata dal nero e lucido chiavistello di ferro che, se non oliato a dovere, scorreva a fatica nella propria sede.
Così poco agevole e a me del tutto inagibile, quella porta catalizzava la mia attenzione, la curiosità non mi lasciava mai. Esercitava una forte attrattiva il desiderio di scoprire cosa poteva esservi al di là, immerso nell’azzurro cielo.
L’attenzione elevava all’ennesima potenza la fantasia,  complici i finestroni che davano l’impressione di ergersi dal nulla su quelle pareti di luce ad illuminare l’intero stanzone: luce nella luce.
Era così facilmente plasmabile la luce della mente!
In quella proiezione del desiderio, il sogno diventava realtà!
Il piccolo cortile, al di là, poteva essere proprio il mio giardino dell’Eden, dove io, piccolo scricciolo, molecola infinitesimale, potevo liberamente coltivare la mia crescita nella migliore direzione possibile. Non esisteva alcuna delimitazione, alcuna linea di confine.
La realtà era sogno?
O dava il la alla felice trasposizione del sogno nella realtà!
Se le pareti erano luce piena, le sensazioni volavano alto e l’immaginazione si trovava in perfetto equilibrio con la fantasia, nel cielo infinito del sogno perfetto.
La porta del cielo era lì!
Eh sì, c’era e spalancava…

Fulvia Rita Fazio


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