Serenella Menichetti collaboratrice di Lèucade |
Alla mia Dilia, una mamma di
98 anni
Piccola tenera donna
dagli occhi di fiordaliso,
abituati a scrutare
la vita che scorre,
ed a leggerne avidamente
le pagine.
Quante immagini
hai accolto felice,
nelle iridi tue,
azzurre e curiose.
Immagini dai colori pastello,
di primavere vissute:
di amori freschi e puliti
come bucati su prati stesi
ad asciugare al sole.
Corredi di tela madonna,
con ago e con filo cuciti
e, poi inamidati.
Di morbidi piccoli pargoli,
cullati da nenie di mamma.
Grembiuli da scuola a
quadretti
e confetti, per feste in
famiglia.
Di fiabe narrate, perché figli
e nipoti, riposassero lieti.
Immagini dai caldi colori di
estati
in un fiato bevute:
di luci, di sole, di sogni,
d'amori,
di baci, nei campi di grano
rubati.
Angurie gustate sull'erba,
su tovaglie quadrettate di
rosso.
Di corse, e viavai dorato di
trecce,
tra papaveri in fiore.
Di risa argentine, di scherzi
ameni,
di balli, di cori, di feste
sull'aia.
E languidi sguardi lanciati,
di cuori che battono uniti
e, gote che si fan rosse di
niente.
Poi di fuochi, di spari, di
grida, di bombe, di sangue!
Immagini dai colori smorzati
di autunni fuggiti:
di foglie ormai senza cibo, né
madre,
spossate, al finire del ciclo.
Di canto di vento, che le
sussurra
la ninna nanna, dell'ultima
flebile danza.
Di scampagnate sui monti,
per raccogliere, frutti
lucenti
gettati a ballare sul fuoco,
in bucata padella.
E piogge incessanti, senza
tergicristallo.
Cartolari marroni e, tristi
quaderni
di bella scrittura,
accompagnati
da fogli di carta assorbente,
screziati.
Immagini dai freddi colori
invernali:
di gelidi giorni, di cieli
monotoni e spenti,
sfregiati da dita affilate, di
cupi rami d’alberi nudi.
Pozzanghere di ghiaccio infangato.
E, pareti dal fumo del camino
abbuiate.
Foschi paioli con rare,
frementi patate.
Volti smunti, di pupi, da
colpi di tosse stravolti.
Di sognati Natali, d’umili
cose acconciati.
E, bucati con acqua gelata,
a trafiggere povere mani.
Letti deformati da gobba da
prete,
con appeso, di braci il
caldano,
a calmare le membra,
irrigidite dal gelo.
Tu adesso, mia piccola tenace
donna,
dagli occhi di fiordaliso.
Scrigno di zaffiro colmo:
accogli curiosa e
instancabile,
novelle immagini
che la provvida vita, ancora,
tiene in serbo per te.
Serenella Manichetti
Un ringraziamento sentito al Professor Pardini per la benevolenza di aver accolto su Leucade, questo testo a me molto caro.
RispondiEliminaSerenella Menichetti.
Un ringraziamento sentito al Professor Pardini per la benevolenza di aver accolto su Leucade, questo testo a me molto caro.
RispondiEliminaSerenella Menichetti.
E 'tenace donna, dagli occhi di fiordaliso' veglia i tuoi giorni e le tue notti, Serenella. Non puoi sapere con esattezza dove sia andata, ma sei certa di dove resta. Accanto al tuo cuore.... E, per dirla con Sant'Agostino: "la gioia di averLa avuta é più grande del dolore di AverLa perduta".
RispondiEliminaGrazie per queste ispiratissime liriche intimistiche. Che come tutti i testi intimistici sono universali e condivisibili. Abbraccio te e il Professore che ama i tuoi testi e li depone sul Suo Scoglio.
Maria Rizzi
Dopo aver letto e riletto queste intime e personali poesie ho avuto la stessa sensazione di appagamento come quando gusto una matura primizia dal mio albero consapevole della sua totale genuità. Il gusto che esse trasmettono è dato dalla loro genuinità lessicale cucite in modo sapiente dal filo della affettività fililiale che non scade mai nell'eccessività. del sentimento. Per quanto mi riguarda la S.ra Menichetti ha e sa incarnare appieno il noto detto di San Francesco " le cose semplici sono ( sempre ) le più belle " Pasqualino Cinnirella
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