Ottobre
Era
d’estate quando della vita
riflessero i barbagli. Allora vissi
la fantasia che esplose lucentezza.
Poi giunto è ottobre a mietere le foglie
di una stagione che ha reciso il sole.
La vigna saccheggiata lascia i resti
dell’ultimo raccolto. Muta e scarna
nei suoi colori morti mi dà il senso
di un suo perpetuo addio
(l’autunno mio trabocca di ricordi
che evadono invecchiati all’imbrunire).
Niente di più vicino, ora che freme
sulla distesa vana del mio piano
il tramonto del gelso, a me risulta
che il palpito ottobrino. Scorre languida
dei riflessi marciti sotto il platano
l’acqua che è sonnolenta. Va a scurire
all’ombra della volta abbandonata
del suo vecchio mulino. Il frutto cade
del giorno ormai maturo ed è la notte.
riflessero i barbagli. Allora vissi
la fantasia che esplose lucentezza.
Poi giunto è ottobre a mietere le foglie
di una stagione che ha reciso il sole.
La vigna saccheggiata lascia i resti
dell’ultimo raccolto. Muta e scarna
nei suoi colori morti mi dà il senso
di un suo perpetuo addio
(l’autunno mio trabocca di ricordi
che evadono invecchiati all’imbrunire).
Niente di più vicino, ora che freme
sulla distesa vana del mio piano
il tramonto del gelso, a me risulta
che il palpito ottobrino. Scorre languida
dei riflessi marciti sotto il platano
l’acqua che è sonnolenta. Va a scurire
all’ombra della volta abbandonata
del suo vecchio mulino. Il frutto cade
del giorno ormai maturo ed è la notte.
Bellissima poesia ricca di immagini e metafore, incentrata sullo scorrere del tempo, non senza rievocare la giovinezza colma di ricordi luminescenti.
RispondiElimina“La vigna saccheggiata lascia i resti
dell’ultimo raccolto. Muta e scarna
nei suoi colori morti mi dà il senso
di un suo perpetuo addio
(l’autunno mio trabocca di ricordi
che evadono invecchiati all’imbrunire)”……
versi che mettono i brividi, per la loro forte potenza evocativa.
Come l’autunno avanza lentamente così anche la vita del poeta è giunta alla sua piena maturità; indugiando nella sua stagione autunnale, si avvia in un lento cammino / il frutto cade del giorno ormai maturo / verso il freddo inverno.
Emma Mazzuca
Eccoci nel mese d’ottobre, la luce calda dell’estate è un ricordo lontano e lo sanno bene la campagna e il bosco. Da sempre i profumi dei frutti maturi e i caldi colori del foliage, sussurrano emozioni nel cuore dei poeti. C’è tutto il sapore dell’autunno, reale e metaforico, con tutto il suo valore allusivo in questa poesia della nostra guida poetica Nazario. C’è l’atmosfera in cui si muove chi è passato per la vita, raccogliendo sensazioni e affetti che valorizzano l’esperienza umana rendendola degna di essere vissuta. Il lettore sente pulsare un cuore, che indomito passa attraverso la vita, cogliendone i frutti della gioia e del dolore, e andando incontro alla notte avrà ancora la luce delle stelle ad accompagnarlo in questo splendido viaggio nell’ultimo tratto della vita. Una composizione che arriva al cuore del lettore con la musicalità di un endecasillabo armoniosamente fluido e seducente.
RispondiEliminaCaro Nazario, questa si chiama concorrenza sleale! Carla Baroni
RispondiEliminaRingrazio i bellissimi interventi di Emma e di Francesco: commoventi e perspicaci; intensi di spiritualità e saggezza interpretativa. Un grazie anche all'amica Carla per il suo
RispondiEliminascherzoso affondo.
Vi ho nel cuore
Nazario
Ho letto questa lirica di Nazario la prima volta che ho aperto- per caso- il blog di Leucade: era il 2012!. Ho osato allora scrivere il mio primo timido commento. La rileggo ora dopo tante altre letture di meravigliose incantate poesie pardiniane sempre affascinata dalla musicalità dell’endecasillabo che arriva al cuore con la sua seducente e limpida armonia.
RispondiEliminaAutunno, bagliori che si spengono e non solo metaforicamente. Eppure l’intensità della melanconia e la languidezza palpitante del paesaggio fanno trasparire un’energia nascosta che non è quella di una auspicata e scontata “nuova giovinezza”, quella della “ vigna (che) saccheggiata lascia i resti dell’ultimo raccolto…”, ma un frutto maturo, che vive piuttosto nella convivenza di rinnegamento e leggerezza, (“muta e scarna nei suoi colori morti/ fantasia che esplose lucentezza”). La minuziosa autoascultazione mostra una maturità che va in un certo senso al di là della maturità: un’ombra che scurisce, in un autunno che trabocca vivo di ricordi
Carissima Maria Grazia,
RispondiEliminai tuoi commenti li ho tutti raccolti in file e nel cuore. E come sai li ho sempre pubblicati sui testi che sono in tuo possesso. Ma quando vedo la tua firma mi prende un'ansia particolare, perché so che mi aspetta una cascata di emozioni. Ti ringrazio, carissima amica, della tua vicinanza poetica e critica.
Nazario
Caro Prof. Pardini, leggo per la prima volta la sua "OTTOBRE" e dovrei meravigliarmi per la tamta bellezza in essa profusa in termini di struttura, musicalità, chiarezza espositiva, sentimento e quant'altro la lirica in se racchiude; ma, consapevole come tutti i lettori di Leucade, della sua impareggiabile bravura non posso che rimanere, come sono rimasto, piacevolmente attonito di fronte a tanta eccellenza poetica. Questa è la tipica poesia che non mi stanco mai di leggere perchè ti lascia migliore dentro, perchè ti porta oltre la quotidianità, oltre da Te per raggiungere vette impensabili e a pari tempo ti dona un senso ( mi lascidi passare il termine) di beatitudine. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaUn affresco di magnifica lucentezza e di saudade dolce e ricca di colori, profumi, ricordi, emozioni. Ottobre è il tempo che viviamo e che vivremo o stiamo già vivendo... non credo sia importante. L'allegoria con l'esistenza è palese, come lo è la capacità di mettere a confronto il lampo del meraviglioso di un tempo e l'incedere sonnolento delle storie del tempo nuovo. Echi quasimodiani, la linfa dell'esistenza spremuta come liquore dolcissimo; una chiusa da brividi... "E' notte" : cessano i rumori del tempo che ci viene concesso in dono o, forse, semplicemente, si addormenta la natura, consapevole di dover affrontare l'inverno. L'anima cede sotto la forza di versi così forti e caldi, tecnicamente perfetti e intarsiati di qualcosa che pochi possiedono e che mi piace chiamare Arte. Il talento non è una ricerca, è dono, che nel corso degli anni viene affinato. Il carissimo Nazario è detentore del Dono e, nel leggerlo, misuro tutti i limiti che mi contraddistinguono. E comprendo in pieno il significato dell'Arte! Grazie. Un grande abbraccio.
RispondiEliminaMaria Rizzi
Nessuno meglio di chi ancora svolge il mestiere di vignaiolo (esistono ancora?) può capire la mestizia della "vigna saccheggiata (che) lascia i resti / dell'ultimo raccolto". Mestizia unita a letizia profonda per avere svolto, ancora una volta e fino in fondo, il proprio ruolo. "I frutto cade / del giorno ormai maturo ed è la notte": quanta malinconia, ma quanta sapienza arcana in questo verso! Nessuna disperazione per il poeta, e per l'uomo, che vive la propria stagione autunnale nella consapevolezza del tempo trascorso non inutilmente, ma in modo costruttivo, lasciando ad altri i frutti del proprio lavoro instancabile e del proprio sudore. Il grande Nazario è l'esempio vivente di un poeta coltissimo, che scrive in perfetta metrica senza lasciarsi aggredire dal tarlo dell'ideologia.
RispondiEliminaFranco Campegiani
È in questo sublime lirismo che senza ombra di dubbio si riconosce l’ Arte. Essa indiscutibilmente appartiene al nostro caro Nazario. Qui la poesia esplode in armonia di suggestioni cromatiche, frutto del rapporto privilegiato e stretto del poeta con la natura e i suoi cicli e i suoi cieli ma frutto anche del rapporto dell’uomo con il suo essere più profondo. Qui si respirano saggezza, maturità e consapevolezza del dono di avere saputo cogliere i colori più intensi da ogni stagione della vita. Dalla “fantasia che esplose in lucentezza” nella piena estate dell’esistenza, fino al “frutto” che “cade del giorno ormai maturo” c’è un cuore che pulsa, ebbro di vita.
RispondiEliminaÈ vero, nemmeno io smetterei di rileggere questo capolavoro di bellezza se non fosse per la chiusa, una splendida chiusa che comunque m’intristisce un po’. “Ed è la notte”. A confortarmi, in questo, la scoperta che la lirica sia stata scritta almeno sedici anni fa e la speranza che ne passeranno altri sedici e sedici ancora prima che giunga l’inverno (ammesso che l’inverno esista davvero).
Annalisa Rodeghiero
Ringraziare i miei amici per i loro affondi critico-emotivi è veramente poca cosa. Non ho parole ma tante emozioni nel sentirvi così vicini a me e ai flussi di una natura tanto esemplare. A Cinnirella, a Maria, a Franco e ad Annalisa (che ha anche scoperto, assieme alla Ferraris, la data precisa del mio stato d'animo) una ventata di gioia, di vita; di amore profondo e maturato in un annoso percorso di poesia.
RispondiEliminaSedici anni fa ne avevo tanti meno, ma le vigne saccheggiate mi offrivano già quel senso di fine e di rinnovo che ottobre ci dona.
Il vostro Nazario
Parasio-Imperia RISCOPRE LA SUA ANTICA LUCENTEZZA, RIPORTA E ACCOGLIE IL pREMIO LETTERARIO 2016. lO FA ALLA GRANDE, RIPORTANDO A CASA LA POESIA, DI CUI AVEVA INTRAVISTO I BAGLIORI INTORNO AL 13OO CON LA PRESENZA DI PETRARCA, E SUCCESSIVAMENTE DI QUASIMODO E ALTRI. LA LIGURIA è UNA PERLA. GIACOMO RAINERI DIRETTORE DEL CIRCOLO PARASIO STA ORGANIZZANDO PER ACCOGLIERE DEGNAMENTE POETI E GIURATI. UN GRANDE INCONTRO STA PER PRENDERE L'AVVIO, FORSE PER ALTRI CONVEGNI O APPUNTAMENTI DI cULTURA. vI SONO GIà I MERCOLEDì LETTERARI CHE CONTRADDISTINGUONO QUESTA PARTE DI LIGURIA E NE RESTITUISCONO LUSTRO E ORGOGLIO. DA PARTE MIA VI DICO CHE SE CE LA METTIAMO TUTTA, IMPERIA DIVENTERà UN POLO DI ATTRAZIONE PER GLI INTELLETTUALI CHE VORRANNO CONOSCERLA. HA LE ATTREZZATURE TURISTICHE E TUTTE LE LOCATION IN ORDINE PER AVVIARE UN PROCESSO DI RESTAURAZIONE DELLA CULTURA CHE PORTERà LUSTRO ALLE iSTITUZIONI, ALLA CITTADINANZA E A TUTTI COLORO CHE DELLA CULTURA HANNO UN ALTO CONCETTO DI SVILUPPO SOCIALE E TURISTICO. vI AUGURO UN POMERIGGIO- SERATA ALL'INSEGNA DELLA POESIA.
RispondiEliminaa presto , IL 4 NOV ORMAI è PROSSIMO. arrivederci.
VI OFFRO IL MIO INVITO PERSONALE A TUTTI, SIATE BENVENUTI (Ninnj Di Stefano Busà
Nel silenzio della sera tarda, chiusa la giornata delle solite tristezze ( quelle che tu sai), ecco l'incontro con la gemma che si apre sul fiore della Poesia: la tua, amico Nazario.
RispondiEliminaInconfondibile, dolcissima nella sua malinconia che non è tristezza, questa lirica dell'Ottobre, perfetta nella sua preziosa semplicità, che sa della vera cultura , e nella sincerità dell'animo tuo sensibile.
Non ci sono parole. Sei un Maestro!
Grazie, amico caro ,sempre gentile e disponibile verso tutti.
Edda.