Alda
Magnani. L’ombra spezzata, ballata del
carcere e altre storie. Edizioni ETS. Pisa. 2017
Ho ormai dissolto in nebbia
ogni speranza
e libero il furore del patire
in segnali di un codice
preciso:
concepisco disegni assurdi,
evoco desideri rimossi della
carne,
getto legna sull’odio
di fronte a ogni potere.
Non riesce a spezzare le
catene
il mio grido impotente di
rivolta
(…)
Questa
è la ballata che si propone come momento incipitario con valore eponimo della
silloge. Il racconto di un carcerato che vive: “proteso nell’inutile attesa/
di una lettera/ forse mai spedita/ di
visite che non arriveranno/ e intanto/ sente (sento) crescersi (mi) dentro/
spaccatura d’abisso/ dall’alba/ al sorger delle stelle.”, mentre il suo vicino
pensa: “a suo figlio/ al padre/ alla
madre defunta/ (“Morta per il dolore!...”/
gli hanno detto)/ alla fontana/ in piazza del paese/ dove si radunavano i
ragazzi.”, e lui resta lì: “senza speranza/ mummificato/ prima di morire/ e
sarebbe un miracolo stupendo/ se ogni
parete/ potesse diventare/ soffice come lo zucchero filato/ e molli come il
burro/ si facessero/ le sbarre e i catenacci.”. Per concludersi con un meditato
quanto mai drammatico grido a Dio: “pag. 30.
In
questo nuovo lavoro Alda si affaccia alla scena letteraria con nuove intenzioni
ontologiche. Dice di storie di pace, di fratellanza, di amore, di questioni
sociali attualissime di un mondo che sembra avere dimenticato i valori della
vita. E lo fa senza tradire la liricità che la distingue, che da sempre ha
caratterizzato la sua poetica, affidata di solito ad un endecasillabo trattato
in tutte le salse, magari con qualche sosta accessoria, per dare ancora più rilevanza alla
funzionalità lirico-eufonica del verso dei versi. Una narrazione, questa, in
cui l’alternanza di misure metriche (da
trisillabi a ipermetriche stesure) non fa altro che combinarsi con il
distendersi degli scarti emotivi.
Sì,
L’ombra spezzata (ballata del carcere e
altre storie), si distende su un pentagramma dove la collocazione delle note ne configura la stesura melodica o
rocchettara; e i contenuti arrivano pungenti e peposi, ci fanno riflettere, ci
commuovono, ci indignano, anche, facendoci amareggiare per appartenere a quel
genere umano che tali devianze permette: si incontrano versi dedicati a ogni
fratello martoriato; al silenzio muto delle madri oltre le bianche mura di
Samaria; a donne berbere; alla rinuncia a vivere come persone; ai beati che vivono in sobrietà, condividendo il
cibo col fratello privo di casa; alle migrazioni; ai senza tetto; ad un clochard: “Il suo viso è
una mappa di rughe,/ memoria di luoghi percorsi/ di amori incontrati/ di dolori
vissuti sulla pelle.”; su su fino al canto di chiusura in cui l’autrice medita
su l’amicizia, la solitudine e la fede:
Se non avessi attorno tanti
amici
con cui pregare e vivere di
fede,
sarebbe più difficile capire
che non sono
mai sola con i miei pensieri., (Se
non fosse)
ricorrendo
ad un alessandrino che dà forza e consistenza ad una chiusa di esistenziale connotazione.
Nazario Pardini, 19/05/2017
Per me è sempre molto gratificante essere presa in considerazione su questo sito così ricco e capace di offrire ogni volta proposte coinvolgenti. Presenterò quest'opera a Parma il prossimo autunno. Il ricavato della vendita sarà interamente devoluto alla ONLUS "San Cristoforo" che si occupa di ex carcerati ed è diretta da un sacerdote molto speciale, Don Umberto Cocconi. Un grazie particolare va a Nazario Pardini che, come sempre, ha saputo leggere fra le righe e ha datoun contributo notevole, con il suo intervento, alla valorizzazione di questi temi sociali su cui mi sono sforzata di attirare l'attenzione. Grazie davvero.
RispondiEliminaAlda Magnani