Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
Il
nuovo Presepe
Un
giorno di dicembre come gli altri
per
questa nave di diseredati
che
sta solcando il mare alla ricerca
della terra
promessa. Ma è Natale
e un
bimbo nero è nato nella stiva
con la
voglia di vivere e sognare.
Non ci
son stelle in cielo, non c'è un Angelo
che
indichi la via, non ci son Magi
che
portino dei doni al nuovo nato.
C'è
l'esercito triste dei migranti
che si
contende l'acqua e un po' di pane
e
forse adesso non sa più pregare
quel
Dio che sembra sia così lontano.
Qualcuno
muore col rosario antico
delle
giaculatorie dei compagni
senza
avere una tomba ma il fluttuare,
quasi
nemico, d'alghe e di conchiglie
e
l'aguzzo scontrarsi coi coralli.
Qualcuno
muore con negli occhi ancora
le
pannocchie fiorite dei bambù,
la
capanna a raggiera e il pellicano
sopra
il tetto di casa e della fine
di
questo viaggio oscuro di frontiera
nessuno
che lasciò avrà riscontro
e sarà
attesa, scrigno di memorie
già
presto logorate dall'esistere.
Ma un
bimbo nero è nato nella stiva
tra i
rifiuti e l'afrore di quei corpi
che
van lottando per un nuovo sole;
ed è
speranza, è segno che il Signore
ha su
di loro il proprio sguardo posto.
"Ma un bimbo nero è nato nella stiva / tra i rifiuti e l'afrore di quei corpi / che van lottando per un nuovo sole; / ed è speranza, è segno che il Signore / ha su di loro il proprio sguardo posto". La vita e la morte, la negazione e l'affermazione. Non c'è l'una senza l'altra in quella dimensione profonda dell'esistenza che raramente coincide con la dimensione storica e che vive nella purezza dell'interiorità. Sta lì la vera "terra promessa", lì la patria della vera accoglienza e del giusto rifiuto, lì il regno dell'innocenza che non conosce secondi fini. Lì la nazione della vera umanità. Di quella terra ci parla Carla Baroni, al di là di ogni inquinamento ideologico, in questi versi doloranti e catartici, così ricchi di umanità.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Ma un bimbo nero è nato nella stiva
RispondiEliminatra i rifiuti e l'afrore di quei corpi
che van lottando per un nuovo sole;
ed è speranza, è segno che il Signore
ha su di loro il proprio sguardo posto.
La speranza. Lo sguardo del Signore che mai lascia i più deboli. Ma gli uomini dove postano il loro sguardo? No, non certo sul bimbo nero nato nella stiva. Altri sembrano essere gli orizzonti di questa falsa umanità, i cui sguardi non si soffermano su chi ha bisogno, ma si dirigono oltre. Prevaricano l’amore per l’altro. Si spingono nell’effimero alla ricerca di mere soddisfazioni personali. Un bellissimo testo. Spero possa essere materia di riflessione e ravvedimento.
Serenella Menichetti
Carla, bellissime e profonde riflessioni che tutti dovrebbero leggere e farne tesoro per riuscire a meglio comprendere la parola Umanità.
RispondiEliminaUn caro saluto
Emma
Carla ci invita a riflettere, in questi giorni di Natale, su altri presepi -quelli che la nostra società, tanto opulenta e corpulenta, si ostina a non voler vedere, anzi a respingere- dove nascono bimbi neri nell'afrore e nella promiscuità di una stiva o di un ponte e comunque sempre nel cuore della povertà, della precarietà e dell'incertezza del domani. Resta da chiedersi quale possa essere la differenza vera tra il natale qui descritto da Carla e l’altro più famoso e festeggiato in tutto il mondo.
RispondiEliminaComplimenti alla nostra amica per questa bella prova poetica.
Pasquale Balestriere
Grazie a Nazario che mi ha ospitato ancora una volta sulla sua isola e grazie a Franco, Serenella, Emma e Pasquale che mi hanno onorato dei loro commenti. A tutti un augurio di pace e serenità.
RispondiEliminaCarla