Paolo Bassani, collaboratore di Lèucade |
Paolo
Bassani: Da Alla volta di Lèucade.
Youcanprint. 2017
Questo mi aveva scritto in una mail Paolo Bassani
prima di pubblicare il libro che avrebbe raccolto i suoi scritti inseriti su
Lèucade:
“Colgo l'occasione per informarla che ho dato alle
stampe un libro che ha per titolo "Da ALLA VOLTA DI LEUCADE". In
questa nuova pubblicazione ho riunito diverse mie pagine postate negli
anni sul suo blog letterario. Ho sentito il desiderio di fare quest'opera per
lasciarne traccia anche nelle Biblioteche. Come introduzione, infatti, ho
scritto:
DUE PAROLE AL
LETTORE
Sono parecchi anni che conosco “Alla volta di Leucade”, il
noto ed apprezzato blog letterario creato e diretto dal Prof.
Nazario Pardini.
Anch’io,
come tanti amici della scrittura, ho un debito di riconoscenza verso
questo strumento, perché mi ha dato l’opportunità di conoscere gli scritti di
tanti autorevoli autori e, allo stesso tempo, mi ha invogliato a realizzare e divulgare
anche varie mie modeste composizioni che, altrimenti, sarebbero rimaste
relegate nella mente o in qualche cassetto.
Ebbene,
recentemente, risfogliando quelle pagine pubblicate (dal 2013 ad oggi) m’è
venuta l’idea di fare una scelta e raccoglierle in questo libretto, per
lasciarne traccia anche in Biblioteca.”.
Un
libro che segna i momenti più intensi di un lavoro significativo: quello del
poeta, critico, narratore Paolo Bassani, che, coi suoi numerosi interventi su
Lèucade, ha contribuito non poco al successo della nostra isola. Polivalenti le
opere dello scrittore qui riunite: poesie, memorie, testimonianze su vita e
opere di pittori, scrittori, o personaggi incontrati durante la sua esperienza
di uomo e di artista. Un lavoro di un grande scrittore verso cui ci sentiamo
infinitamente riconoscenti.
Riportiamo
uno dei tanti documenti autobiografici contenuti nel testo: (Nazario Pardini)
MIETITURA
A CAPRIGLIOLA
Una
pagina della memoria
raccontata
da
Adele e Palmira, figlie di Bino Vivaldi,
raccolta
da Paolo Bassani
Caprigliola, 10
luglio 1932 – Chiesa di San Nicolò. Prima di impartire la
benedizione, il parroco, don Raffaele Ciabattini (era monsignore, ma penso che
ben pochi lo sapessero), in caprigliolese schietto e con la naturalezza
comunicativa che gli era congeniale, si rivolse ai suoi parrocchiani con pressappoco
le seguenti parole (mi dispiace di non saperle ripetere in caprigliolese):
"Con la Messa abbiamo assolto una parte del precetto festivo ... bene!
Non pensiamo, però, che una volta usciti di chiesa é tutto finito. Il precetto
festivo è l'inizio: il Vangelo deve essere vissuto ogni giorno, ogni ora,
tutta la settimana”. Le belle parole non contano niente se non si mettono in
pratica. Ebbene, il caso vuole che ci sia pronta pronta un'opportunità. Come
forse sapete, un nostro compaesano, Bino della Volpara, è stato ricoverato
all'ospedale per un'infezione. Proprio ora, in tempo di mietitura. Ditemi un
po' come potrà la moglie, da sola e con i bambini da custodire, mietere,
mettere al sicuro il grano... salvare il lavoro di un anno! Ebbene, io avrei
un'idea che anche voi sicuramente condividete. Darle una mano. Sì, allora siamo
tutti d’accordo!. Domattina, prima delle sei, ci troviamo tutti davanti alla
canonica, per raggiungere insieme la Volpara e dare una mano per la mietitura.
Mi raccomando: ognuno porti i propri arnesi: falce, falcetto, lama, ecc.”
Ancor prima dell’ora
fissata, un folto gruppo di parrocchiani era già in attesa davanti alla
canonica. Quando sulla porta comparve don Raffaele, sembrava di rivivere una
scena scolastica, quando il maestro si rivolge ad una numerosa scolaresca.
Infatti, come il maestro, incominciò ad impartire ordini: “Ognuno venga a
prendere la propria colazione”. Già, don Raffaele aveva preparato per
ciascuno un pacchetto (pane, formaggio, salame, ecc.) Sapeva benissimo che la
moglie di Bino, davanti a tutta quella gente venuta per dare aiuto, si sarebbe
molto preoccupata. Come avrebbe potuto dare una pur minima colazione a tutti, a
mezzogiorno? Non avrebbe potuto operare la moltiplicazione dei pani. Don
Raffaele aveva previsto tutto, e, con quel provvidenziale pacchetto alimentare
“ad personam”, aveva risolto il problema nel migliore dei modi. Quando
ognuno ebbe la sua razione, il parroco si mise alla testa del gruppo e, come in
processione, incominciò a guidare i parrocchiani-mietitori verso la meta.
Attraversato il Borgo, il “Fosso” e la Chiesuola, la strada piano piano si
snodava tra il verde della campagna e già, lassù, si intravedevano i pini della
Palazzina. Nell’aria si respirava un clima di festa, allietato da un sole splendido;
un evento che sapeva di rogazione e di festa campestre.
Quando la comitiva
raggiunse la casa di Bino, grande fu la sorpresa e la gioia della moglie
(Anita) e dei suoi bambini. Senza indugio i mietitori si misero all’opera nei
campi: sembrava di assistere ad un vero progetto di lavoro pianificato, tanta
era la loro rapidità e diligenza. Su tutti, poi, emergeva un clima festoso. Di
solito la mietitura è sempre un momento allegro. Ma in questo caso lo era
doppiamente, perché coniugava il risultato del lavoro con la solidarietà: uno
dei valori più alti dell’antica civiltà contadina (che oggi forse
rimpiangiamo). E poiché si sta avvicinando il mese di luglio, vorrei
ricordare un altro momento di festa che si legava al grano: la trebbiatura.
Anch’io l’ho vissuto più volte in prima persona a Caprigliola e qui a Vezzano
Ligure. Per questo ho sentito il desiderio di scrivere qualche
verso.
TREBBIATURA
Tornerò
il secondo sabato di luglio.
Come allora troverò sull’aia
la mia antica gente
contornata dai covoni d’oro.
La vecchia trebbiatrice,
nel vorticoso giro
di pulegge e cinghie,
riprenderà il convulso ritmo
della sua felice danza.
Fasci di spighe inghiottirà
e un rivo fluente di grano
dal suo seno
sgorgherà come una sorgente.
Profumo di paglia
spargerà nel vento
e pagine ingiallite di ricordi:
sudano sotto il sole
gli uomini al lavoro;
saltano i bimbi
sul mucchio della pula;
attendono le donne
alle grandi pentole sul fuoco;
e sotto la pergola
ecco la grande tavolata...
Sì, torneranno le immagini passate
vive come allora
con le voci e i canti.
Tornerà la luce dell’estate.
E nel frinire di cicale
ritroverò quella profonda quiete;
nel fiordaliso chiaro
le lontane vacanze dell’infanzia.
Paolo Bassani
Versi che mi portano immediatamente empatia con il Poeta avendo un vissuto simile, sia pure traslato in una corte lombarda. Mietitura e trebbiatura, così come la vendemmia, costituivano un tempo un rito dalle origini tanto lontane e talmente radicato nella memoria collettiva da trasformarsi in mito. Oggi non è più così: l'industrializzazione dell'agricoltura ha smantellato la fantasmagorica dolcezza e la calda umanità di quegli eventi quasi liturgici. Paolo Bassani, però, nella sua poesia sapientemente proiettata verso il futuro attraverso immagini inossidabili al tempo, riesce a portare nel nostro presente un passato niente affatto retorico.
RispondiElimina" E nel frinire di cicale
ritroverò quella profonda quiete;
nel fiordaliso chiaro
le lontane vacanze dell'infanzia."
Grazie.
Maddalena Leali