RILETTURE
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Quasimodo
SAN MARTINO DEL CARSO
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
ma nel cuore
nessuna croce manca
è il mio cuore
il paese più straziato.
Ungaretti
A
COLLOQUIO CON IL POETA NEL VENTO VIRALE
I – NEL TERZO CONFLITTO
GLOBALE
Poeta, anche il mio cuore è il paese più straziato
e vorrei appendere alle fronde dei salici la cetra
ora che l’ordine vitale da
tempo scardinato
d’improvviso s’è squarciato azzerando
ogni liturgia
e noi travolti tutti nel
girone infernale
del terzo conflitto globale.
Eppure, poeta-respiro segreto
dell’universo
se la Parola tace e il bello
muore
si spengono tutte le stelle
interiori
e noi naufraghi nelle tenebre.
II – L’URGENZA DI BELLEZZA
Allora nel mistero inquietante intorno
cerco raccolgo ovunque l’umile
bellezza
madre meditante d’ogni
emozione
la stringo tra le mani per
scaldarmi il cuore.
È la tenerezza del tuo primo
fiore
o rosmarino, l’azzurra tua
innocenza
che muove memorie visioni:
gli occhi miti del padre
internato
ormai sfumati dal tempo
lo sguardo ardente di Alex
rugbista
presente lontano nel vento
virale.
III – PENSIERI FRAGILI
Mi lascio alla brezza della preghiera
che sempre mi è compagna
colloquio patteggio con Dio
l’invoco
ripensando alla vita nel suo
dare-sottrarre
ché nulla invero ci appartiene
alla certezza di ieri
all’ansia improvvisa dell’ora
gli affetti rateizzati i gesti
assediati
senza fiori pietosi nei Commiati.
Questo nostro presente ora
così fragile più effimero
di una bianca farfalla tra il
tuo verde perenne!
Ma lei già palpita vibra più
d’ogni attesa
le ali subito tese a nuovi
impegni di volo
metafora dell’umano esserci
conscio del suo limes
ma così tracimante d’amore nei
luoghi del dolore
nelle opere dei giorni, dono
di sé sempre.
IV – CONFORTO E SPERANZA
Conforto per noi all’enigma
dell’oggi del dopo
speranza in terra risanata
rigenerata
abiurato il folle volo di
Ulisse
rimesso il morso ai cavalli
impazziti
a lungo senza più redini
etiche e solidali.
Oscillando tra l’alfa e
l’omega
non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
tanto
attaccato alla vita
che ovunque a più voci mi
chiama.
C’è fede nel dopo pure nel
nido vissuto
due uova minute si schiudono
ancora ali future librate
ignare
sicure nel vento a noi infido
miei diamantini tedofori di
vita!
O poeta custode di memorie
profeta sempre
in vivai gemmati di speranza
schiatterà anche il virus
schiatterà
sorgerà alfine un nuovo mondo!
V – ANNUNCIO DI UN SOGNO
Lo annuncia, Rilke, la Voce-Luce che fedele avvampa la terra
l’accende d’iride vesperale, fiammella s’immilla nel notturno
mai si spegne mai, devota
all’universa gente
immacolata si rinnova all’alba
di ogni giorno
finché non sorgerà,
Rilke, la purezza di un’alba celestiale
lenimento a tutti gli affanni
non esploderà una luce d’oro
su l’universo intero
risposta al mistero.
Si daterà un tempo altro come
dalla prima creazione
ne sortirà un uomo nuovo
plasmato dalle attese disperanti:
muoverà umili passi in ascesa
della montagna dei Beati
per una diversa umanità.
Allora ovunque soffusa diffusa
esplosa
la sinfonia del nuovo mondo
colmerà i cuori risorti
e usciremo a riveder le stelle.
Selvazzano, 20 marzo 2020
Maria Luisa Daniele Toffanin
La magistrale Maria Luisa ha riletto due liriche famosissime del Premio Nobel Salvatore Quasimodo "Alle fronde dei salici" e del soldato semplice Giuseppe Ungaretti "San Martino al Carso" scritta, quest'ultima, nel 1916 su fronte di trincea del Carso. La nostra Autrice attua un'operazione artistica di alto livello trasferendo le emozioni dei due Poeti ai tempi attuali, instaurando un confronto dialettico con il Poeta nato in Alessandria d'Egitto, che tornò in patria nel 1942. Maria Luisa si ispira alla chiusa della lirica di Ungaretti: "è il mio cuore /il paese più straziato." per creare un'analogia con il vento virale che rende il mondo 'paese straziato' ed estende il concetto alla lirica di Quasimodo, asserendo:
RispondiElimina"vorrei appendere alle fronde dei salici la cetra
ora che l’ordine vitale da tempo scardinato
d’improvviso s’è squarciato azzerando ogni
liturgia
e noi travolti tutti nel girone infernale
del terzo conflitto globale."
Definire la parabola dell'Artista patavina una parafrasi non credo sia errato, visto che ella espone i testi con parole proprie, accompagnandoli con sviluppi e chiarimenti, ma ho la sensazione che sia riduttivo. Maria Luisa attua delle interlocuzioni liriche, e le ampia creando una breve Silloge, che prende spunto dai versi dei classici, ma squarcia le tenebre del passato con l'attualità delle sue poesie, corredate di titoli, tese a scegliere tra tutti i sentimenti la Speranza, e cita il poeta tedesco Rilke, che afferma 'che i vivi sono ossessionati dalla distinzione tra i vivi e i morti' e precisa che egli crede 'in altri esseri, gli angeli, che non notano alcuna differenza'. E la nostra Poetessa, riferendosi a lui, recita:
" ne sortirà un uomo nuovo plasmato dalle attese disperanti:
muoverà umili passi in ascesa della montagna dei
Beati"
Di certo la stessa Maria Luisa scrive come un angelo. Dona liriche che stordiscono e che ci rendono meno prostrati. L'Arte pura è balsamo per tutte le ferite. La Poetessa ne è consapevole e sparge il suo miracoloso unguento. Stregata da tanto incantesimo la ringrazio e la stringo con tutto il cuore!