Claudio
Comini
Nella
tua giustizia mio Dio
Guido Miano Editore, 2019
Recensione di Gabriella Veschi
Qui cantat, bis orat:
questa massima attribuita a Sant’Agostino si può senza dubbio estendere a Nella Tua giustizia mio Dio (Guido Miano
Editore, Milano, 2019), una rassegna di liriche divisa in due sezioni (Nuove poesie e Altre poesie) di Claudio
Comini, poeta, la cui vastissima produzione, iniziata nel 1993, è stata
coronata da prestigiosi e innumerevoli riconoscimenti e premi.
In tutta
la raccolta la poesia si sostanzia di preghiera e si trasforma in melodia: ogni
composizione si apre con una struggente invocazione a Dio, rivelando una forte
tensione mistica nel gioire del soggetto lirico di fronte all’infinita
grandezza e misericordia divine, simboleggiate dall’archetipo della luce
irradiante, emanazione della potenza creatrice, contrapposta alla debolezza
dell’uomo colto nelle sue fragilità. Nasce spontaneo un confronto con la Divina Commedia: il Signore è
onnipresente e mai viene meno la profonda spiritualità di Comini, poeta la cui
voce è stimolo per i suoi simili e il cui dettato poetico si trasforma in un
dialogo rigenerante quanto inaspettato con il trascendente; la parola, indispensabile
nutrimento in un’epoca di falsi idoli, è un monito a non lasciarsi attrarre
dalle tentazioni e un’esortazione a confidare nella giustizia divina, “sorgente
che disseta / quelle anime cadute in rovina” (Sempre Tu nei cieli più infiniti), garanzia di Pace profonda, come scrive Monsignor Giuseppe Vegezzi nella Prefazione all’opera.
Comini,
come il sommo poeta, sente la necessità per sé e per l’umanità intera (Preghiera; Se ho sbagliato, perdonami o
Dio) di ritrovare la via del bene, della solidarietà e dell’amore per il
prossimo, valori ormai da tempo dimenticati nel marasma delle “battaglie e
guerre / contro le avversità” (Giustizia), con cui la vita sfida ogni essere umano, ma anche metafora della
lotta di ciascuno per raggiungere la salvezza, intesa come quella dello spirito
e dunque beatitudine in un regno ultraterreno.
Il
linguaggio delle poesie inserite nella silloge è semplice, colloquiale, i versi
brevi dipingono bozzetti impressionistici; il paesaggio del Lago Maggiore
costellato di monti e piccoli borghi, assurge quasi a Paradiso dantesco,
risuonano musiche e canti celestiali, regna una profonda armonia (“Brillano /
sul lago le luci / di mille e più stelle”,
Brilla la tua luce). Lo stile è nello stesso tempo classicheggiante per il
nitore formale, ottenuto grazie ad una accurata opera di cesellatura che
evidenzia la perfetta simmetria delle strofe. La musicalità del ritmo è resa attraverso
raffinate sinestesie, poiché spesso i componimenti si aprono con una percezione
visiva e su di essa si innestano figure retoriche inerenti alla sfera del suono:
“Oltre confine / l’eco della voce corre / al diffondersi dell’ignoto” (L’eco
della voce). E’ evidente l’influsso di L’Infinito
di Leopardi, ma in Comini prevale la dimensione soprannaturale, la
necessità di tendere verso Dio, “alla ricerca di
quell’Assoluto” (L’eco della voce) che
solo può appagare.
Al di là
della piacevole sensazione di leggerezza suscitata dalla soavità del paesaggio,
emergono i grandi temi che affliggono la società contemporanea, le
diseguaglianze, la lotta tra il bene e il male, la sofferenza, la morte, ma
l’uomo, pur se travolto dalle vicissitudini terrene, troverà speranza nella
fede, per dissolvere il velo di nebbia
che attraversa l’ esistenza e nuovamente “germoglierà il fiore” (Elegia d’autunno), in segno di rinascita.
Gabriella
Veschi
Claudio
Comini. Nella
Tua giustizia mio Dio. Prefazione di Mons. Giuseppe Vegezzi. isbn: 978-88-31497-01-5.
Guido Miano Editore, 2020; mianoposta@gmail.com.
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