Il dolce naufragare nello sconfinato
globo
ovvero
la poesia di Serenella Menichetti
La nuova opera di Serenella Menichetti si apre con la
splendida copertina dell’artista Nicole Pardini e con un titolo che dà già
un’indicazione su quale sarà l’andamento della silloge: “La geometria dei
frattali”. Seguono le parole di Fabrizio De André, riferite alle nuvole:
“Vanno vengono, ogni tanto si fermano e quando si
fermano sono nere come il corvo, sembra che ti guardino con malocchio. Certe
volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell’airone o della pecora o
di qualche altra bestia, ma questo lo vedono meglio i bambini che giocano a
corrergli dietro per tanti metri”. Perché le nuvole, come vedremo, hanno molto
a che fare con i frattali.
Innanzitutto un plauso all’autrice che ha scelto di
contaminare il testo poetico con un concetto scientifico, come la geometria dei
frattali, un’intuizione e una ricerca che sono diventate gli strumenti di base
di una nuova scienza: un nuovo paradigma che permette di ristabilire una
relazione tra gli oggetti reali e le figure geometriche. Mentre la geometria euclidea, fatta di poligoni e
cerchi, non riusciva a ricondurre a uno schema matematico molte figure del
mondo reale, la matematica dei frattali
è in grado di dimostrare come forme complesse – ad esempio, la linea
costiera o le nuvole – possano essere ricondotte a figure semplici ripetute: in
tal modo essa si rivela come uno strumento adeguato a descrivere la complessità
del mondo reale e le sue diverse configurazioni.
Dunque, sembra che il tentativo della poetessa sia
quello di attribuire alla parola poetica un’analoga funzione: la realtà è
ricca, variegata, complessa, ma forse c’è una chiave per ricondurla a schemi
semplici e provare a comprenderla, purché si sperimentino nuovi punti di vista,
concetti originali, e non ci si fermi al dato ovvio e scontato. Una sorta di
dichiarazione di poetica che troviamo espressa in maniera esplicita in una
delle prime poesie della silloge:
la linearità
è banalità scivolosa
ricerca di
geometria frattale urge
cambiamento
non converge con il centro
s’immerge in
fantastico magma e genera
imperfette
sinfonie.
L’invito è quello di uscire da una logica lineare per
abbracciare piuttosto il magmatico movimento della vita che genera
imperfezione, ma quanto armonica e dinamica!
Non si creda tuttavia che quella di Serenella
Menichetti sia un’operazione razionale e intellettualistica: al contrario, come
giustamente osserva Nazario Pardini, si tratta piuttosto di una poesia ricca di
pathos, profondamente radicata nella realtà dei sentimenti e delle passioni
umane.
La poetessa si muove tra illusioni e disillusioni,
come recita la poesia “La casa delle mongolfiere".
-sono forse
dentro una favola -
ti chiesi
- forse -
rispondesti
sorrisi
sarei voluta
rimanere per sempre
mi sarebbe
bastata
anche una
sola ora
non così
pocooooo!
Gridai
La vita, d’altra parte, sta in questa ‘altalena degli
attimi’, che ci trasporta dalla gioia al dolore, quasi senza che ce ne
accorgiamo. Sta a noi ricostruire il percorso, non perdersi nell’attimo ostile.
E così si parla di un cammino accidentato nella silloge, con strade ormai
battute ed esaurite:
Alcuni
percorsi sono esauriti
sentieri che
vorresti affrontare
hanno chiuso
la serratura
e il tuo
mazzo di chiavi è caduto
nel pozzo più
profondo dell’universo
Si parla di cadute e di rinascite:
Non sempre
solo qualche
volta
ho bisogno di
morire
….
e poco a poco
assaporo la mia rinascita.
E ancora si parla di
percorsi solo immaginati: e tuttavia la poetessa riscopre poi la
certezza che ogni vita è degna di essere vissuta, che qualsiasi percorso si intraprenda, l’importante è capire che la
meta sta nel viaggio.
Non sapemmo
mai di vie non percorse
le
immaginammo solamente
a volte piane
a volte in
salita
dubbiosi
ci trovammo a
pensare
di avere
sbagliato cammino
nel labirinto
della vita
……………..
Capimmo in
seguito
che in
qualsiasi percorso intrapreso
sarebbero
stati determinanti
l’equilibrio
nel cammino
e la
curiosità nello sguardo
capimmo in
seguito
che la meta
stava nel viaggio
Il pensiero vola alto per immaginare mondi e per fare
in modo che i sogni possano concretizzarsi dando luogo alla magia di una realtà
dapprima fantasticata e poi, forse, realizzata:
Magiche
connessioni mi attraversano
per guidarmi
dai sogni alla realtà.
Il mio
pensiero è un albatro
Nella realtà magmatica in cui siamo immersi, c’è posto
anche per l’accoglienza, per l’incontro. Siamo tutti cittadini del mondo, dello
sconfinato globo dove abbiamo aperto gli occhi alla vita:
ci
incontriamo riconoscendoci dal sorriso
ci salutiamo
stringendoci la mano
“da dove
venite?”
“dalla Siria”
e voi? “noi dalla Calabria”
ci scambiamo
frutti planetari
in dialogo
cosmico ci confrontiamo
allora perché
chiamarci stranieri?
In tutto questo la poesia gioca un ruolo fondamentale,
tanto che, quando crede di averla perduta, la poetessa se ne fa un cruccio e ne
aspetta con ansia il ritorno:
Ti prego torna
mia POESIA
Torna
non lasciarmi
in balia
di pizze
ciambelloni.
E quando finalmente la parola poetica torna a
illuminare il cosmo, allora e solo allora, ricompare la vita sulla terra:
Quando la
poesia stenta a nascere
serve parto
cesareo
niente bisturi
solo carezze per dilatare il ventre
mani di
velluto accolgono parole poetiche
il palmo si
fa tiepido nido
dolcemente si
schiude
……………………………………
quando il
vento diventa avvoltoio che minaccioso
vola sulla
preda
i lineamenti
si contraggono
la parola si
fa ardesia e fuoco
spada e scudo
lastre
acuminate squarciano l’oscurità
essa si ciba
di sole
allora...nel
pianeta irrompe la vita
Esiste anche una poesia del quotidiano in questa
silloge – la macchinetta da caffè, i
croissant o le brioches della Coop, il thè – quasi a sdrammatizzare i toni
dolorosi, facendo riferimento ai semplici oggetti che ci accompagnano di giorno
in giorno e costituiscono le nostre più concrete sicurezze.
Sylvia Plath scriveva:
Dello
spirituale non mi fido. Sguscia via come vapore
nei sogni,
per le fessure della bocca o degli occhi. Non posso
fermarlo, né mai tornerà. Ma non così le cose.
Loro restano,
con quel piccolo brillìo particolare,
da tante mani
scaldato, con un brusio di piacere…
Il dettato poetico, nella silloge, sperimenta forme
metriche diverse, è attento alla
tessitura lessicale, ha toni talvolta aspri, talvolta più musicali, le liriche
hanno versi di varia lunghezza, la punteggiatura può essere assente per lasciare
spazio alla metrica: ma l’asse portante è senza dubbio il forte spessore
metaforico e immaginifico di questa poesia, che ne costituisce la principale
caratteristica.
Quella di Serenella Menichetti, insomma, appare come
una voce sapienziale, che si pone, e ci pone, i grandi interrogativi sull’esistenza,
cerca risposte non convenzionali, si muove con maestria nel campo metrico e
poetico, e ci invita a penetrare con sagacia e con passione nel mondo e nella
vita, e a recitare ancora con il grande recanatese: “E il naufragar m’è dolce in questo mare…”: dove ‘questo
mare’ è lo sconfinato globo che ‘la geometria dei frattali’, intesa qui in
senso umanistico e letterario, cerca di comprendere e di restituire a chi
legge.
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