martedì 8 luglio 2014

ADRIANA PEDICINI: "ARTE: FARE DEL PARTICOLARE UN FRAMMENTO DI UNIVERSALE RIFLESSIONE DI BELLEZZA E GODIMENTO"

Divinità dell'arte

Ho aderito con convinzione al Il Bandolo Manifesto Culturale per le motivazioni espresse che sono anche le linee teoriche di un percorso culturale multiforme il cui approdo dovrebbe essere l'affermazione dell'arte in genere come nuovo elemento dialettico con il reale, sgombro dalle sovrastrutture e dai tanti vincoli che deturpano e avviliscono la creatività favorendo esclusivamente le leggi del marketing. Ovviamente il discorso è complesso, ma è già una buona partenza di intenti ritenere che l'arte debba essere considerata una forma di servizio, ma non stare al servizio di niente e di nessuno, pena la libertà di espressione. Non siamo alla corte di sovrani, non riceviamo commissioni artistiche particolarmente restrittive, non consideriamo l'arte una forma di elite sociale, al contrario una forma di umanesimo che, pur non potendo prescindere dai dati reali, sappia elevarsi a livelli di sensibilità particolare che affondi lo sguardo ampio e attento sulla vita concreta e sulle dinamiche dello spirito per fare del particolare un frammento di universale riflessione bellezza e godimento. Quello che si è perso è propria la dimensione dell'umano inteso come fragilità, insicurezza, sofferenza, bisogno l'uno dell'altro, che se da una parte sono causa di dolore, dall'altra temprano e fortificano anche attraverso gli insuccessi e le cadute. "Com'è bello l'uomo quando è uomo" soleva recitare Menandro! Oggi, invece, in nome dell'efficientismo, delle sicurezze sbandierate, del trionfo del marketing, tutto viene pianificato dal danaro, sicchè la creatività, di per sè attitudine che si esplica e opera nella libertà, ne rimane soffocata. Ma che importa: assieme ai prodotti artificialmente costruiti e propinati, dai cibi alle bevande, al vestiario ecc ecc anche il far poesia o letteratura in genere si è adeguato all'artificiosità. Mettere in piedi costruzioni formali di precario equilibrio, dato che manca la robustezza del pensiero, è diventato più ricorrente che fare le parole crociate.L'editoria, in crisi come tutti gli altri settori della società, cerca di porre rimedio come può: si serve di specchietti delle allodole. Ben venga allora l'opera educativa degli artisti che cercano il contatto col pubblico ma non per sfilate di opere personali (un po' lo sono le presentazioni o le mostre!), ma per avere un confronto, per esporre alla sensibilità altrui il frutto della propria sensibilità, della ricerca, dell'indagine che abbia per materia un comune terreno di domande irrisolte, di riflessioni sul vivere quotidiano che sfugge alla grande Storia, ma costituiscono la storia di ciascuno di noi. Occorre tuttavia rigore, serietà, onestà intellettuale che spingano a scrivere (immagino anche a dipingere o altro) solo per "necessità", per ineluttabilità, quando lo scrivere è una spinta interiore a cui non ci si può sottrarre, azione questa che richiede onestà perchè se è vero che "ciascuno è poeta da parte di un altro" (Callimaco), l'originalità non va sacrificata, perchè risulta essere creatività fresca, viva, capace di volare alto, di ricrearsi in fieri e produrre lo stesso effetto creativo in chi legge e in chi ascolta. Solo così l'arte produce bellezza e utilità. Bisognerebbe però crederci e essere coerenti nei propositi, negli obiettivi, nelle modalità prescelte per realizzare tutto ciò, altrimenti "Quis custodiet ipsos custodes?". Altrimenti sarebbe come giocare alle signore (uno dei giochi preferiti dalle bambine nella mia fanciullezza). Un augurio affettuoso a tutti.
                                                
                                             Adriana Pedicini 

2 commenti:

  1. Parole vibranti e pienamente condivisibili, queste di Adriana Padicini. Riscoprire la dimensione umana dell'arte (in ciò consiste la provocazione culturale de "II Bandolo") conduce da un lato l'artista a cercare dentro se stesso, sfidando arditamente se stesso per acquisire conoscenze di prima mano, e dall'altro a cercare il confronto diretto con il pubblico, al di fuori e al di là delle mistificazioni imposte dal mercato. C'è tuttavia uno scoglio da superare: creatività e marketing sono due pianeti diversi, in qualche modo destinati ad incontrarsi tra di loro. Ed è un problema complesso, di non facile soluzione. Le strategie percorribili possono essere tante, ma l'obiettivo può essere uno soltanto: fare in modo che sia il mercato a seguire l'arte, anziché l'arte il mercato.
    Franco Campegiani

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  2. Adriana, definire superbo il tuo intervento è a dir poco riduttivo. Il cammino dell'Umanesimo presuppone l'uomo al servizio dell'arte e l'arte al servizio dell'uomo. E dovrebbe prescindere dalle leggi spietate cui fate riferimento tu e il caro Franco... Proviamo a 'fare i fatti'! Un abbraccio.
    Maria Rizzi

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