Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade |
Ricordo
di Maria Luisa Spaziani –
È
morta, novantenne, la poetessa Maria Luisa Spaziani.
Ne
parlano i giornali, le riviste di cultura. Ne ripercorrono l’itinerario di
scrittura: una sessantenne dedicazione alla poesia.
Inevitabile anche il ricordo di Montale, che
la cantò col nome di Volpe…
("Se
t' hanno assomigliato / alla volpe sarà per la falcata / prodigiosa, pel volo
del tuo passo... /
per l'astuzia dei tuoi pronti stupori...".) il cui ricordo continuerà ad essere in
lei vivo e presente nel tempo:
(Epigrafe
per Montale- Viandante illuminato fra tante ombre marcia,/ solo hai perso,
morendo, la tua mortalità).
Io
preferirei ricordarla con una delle sue prime liriche, giovanili, pubblicata
nella prima raccolta edita da Mondadori Le acque del Sabato-1954.- le prime dubbiose
poesie, eppur interessanti, che già includono una dichiarazione di poetica (voci…musica…
…verso, da ricomporre in parole poetiche
da immolare “sopra uno stelo eterno”)-
Sere
di inverno
Sere
di inverno al mio paese antico,
dove
piomba il falchetto dentro i pozzi
d'aria,
tra l'uno e l'altro campanile.
Sere
rapite a un'onda di sambuchi
invisibili,
ai vetri dei muretti
d'ultimo
sole accesi, dove indugia
non so
che gusto d'embrici e di neve.
Vorrei
cogliervi tutte, o mie nel tempo
ebbre,
sfogliate voci lungo l'arida
corona
dell'inverno,
e
ricomporvi in musica, parole
sopra
uno stelo eterno.
In
questa prima raccolta, Le acque del Sabato la giovane poetessa rievoca
paesaggi e situazioni reali, concrete,
momenti quotidiani fatti di ricordi, di sensazioni da lei rivissuti in chiave lirica, momenti
che talvolta vengono trasfigurati dalla riflessione poetica: il suo paese della
campagna astigiana nella dimensione del
ricordo e della memoria, una contemplazione che
tende a creare intorno un’atmosfera di solitudine, determinando il
motivo principale dei toni malinconici della prima raccolta, la quale, costruita all'insegna
dell'elemento naturale, sembra ripercorrere le stagioni, dall'autunno,
all'inverno, alla primavera per giungere infine all'estate.
Queste
ultime poesie diventano simbolo di un percorso di vita, portano con sé un
bagaglio espressivo nel quale si sente
la sua formazione, l’eco delle sue letture e delle sue frequentazioni
letterarie: Proust, la realtà ricordata
che affiora dalla memoria involontaria, tema della sua tesi di
laurea, le letture di Vasco Pratolini,
Sandro Penna, Vincenzo Ciaffi, collaboratori de <Il dado>, la rivista da
lei fondata a soli diciannove anni, Leonardo Sinisgalli, presenza importante
nella sua formazione letteraria, ed Ezra Pound.
Ora
scende il grigiore in mezzo ai vicoli
che un
liuto strazia e allarga oltre l'umano
mio
tempo, arido ai ricordi.
…..i
nostri passi, i nostri lunghi indugi
sugli
eroi dell'Iliade.
Emozioni
quotidiane che vengono espresse tramite un linguaggio lirico, ricercato, ma
senza scivolare nell'incomprensibilità o nella parola ermetica e impenetrabile.
La parola si fa via via esatta e incisiva, creata apposta per cristallizzare
istanti di vita vissuti ma sfuggenti: la cultura si sposa con la natura. È già chiaro il tema della centralità della
parola, strumento di verità.
La
poesia è fatta di parole, ma esse non sono sterili, sono animate dal sentimento
che le rende cariche di significati altri.
La poesia
della Spaziani è colma di ricordi, ella stessa afferma che “noi siamo fatti di
tempo e siamo fatti soprattutto di tempo passato, perché il tempo passato è
tutto concentrato nella memoria, ma non soltanto per gli avvenimenti, come
pensano le persone per lo più, anche come sensazioni. La foglia cade, noi
vediamo e diciamo: 'Ah, il poeta ha visto una foglia che cade e ha scritto una
poesia sulla foglia che cade'. Quella foglia non è altro che la stratificazione
di tutte le foglie che abbiamo visto, da quando eravamo bambini.”
Rispetto
a Le acque del Sabato, Utilità della memoria, la raccolta che seguirà, che esce nel 1966, segna
uno sperimentalismo stilistico-formale molto vivace.
La
poetessa è tesa verso una ricerca continua di nuove forme espressive.
…la
parola, la figlia notarile
di
cento dizionari, la farina
vergine
d'acqua e lievito, lontana
dal
farsi pane...
…Scrivere,
scrivere, mentre il mondo impazza,
scariche
di tritolo, fratelli che si ammazzano.
Povera
e nuda vai, parola mia,
fiato
nell'uragano.
Ma
parole ci furono, al mondo,
più
forti e vittoriose di ogni strage.
Ed
esplicitamente e consapevolmente: “ Trovo le poesie dell'anno scorso e le
riprendo qui, prendo la spola e ricomincio a tessere il tappeto sul telaio che
è fermo da mesi. Non c'è traccia di polvere o ruggine, si conferma essenziale
il discorso. Ciò che l' altr'anno era puro grano, ora sarà farina”
(I
fasti dell'ortica). Ed ancora:
mia parola relitto/ di un cutter naufragato
vela che stracciò il vento/ anelito vietato
mio flauto mia vocale/ di neve e di natale
piuma che l'aria esprime/ dal vortice abissale
bioccolo sfilacciato/ dell'alto vello d'oro
palafitta baluardo/ contro il nefasto toro…(
Utilità della memoria)
Si avvia così la ricerca poetica della poetessa che
avrà altri spazi da percorrere e saranno le raccolte i cui titoli sono immagini
o metafore di poesia: Transito
con catene(1977), Geometria del disordine (1981), La stella del libero arbitrio
(1986) e I fasti dell'ortica (1996)….
Se uso la parola è per pregarti
di ascoltare il mio fondo silenzio.
Non c'è ancora un linguaggio ( o s'è
dimenticato)
per
tradurre ciò che a te ho da dire.(La
scelta del libero arbitrio)
Va segnalato
a parte Giovanna d'Arco (1990), originale racconto in versi dedicato
alla popolare eroina francese. ("M' innamorai di Giovanna d' Arco quando
avevo 12 anni" e "ogni malafede in poesia si paga" )
Dall'insegnamento di letteratura francese presso
l'università di Messina, infatti la
scrittrice ha tratto saggi e antologie, tra cui Ronsard fra gli astri della
Pléiade (1972), i tre volumi dedicati al teatro francese fra il Sette e il
Novecento (1974-1976), Racine (1986) e Vedova di Goldoni (1996). Ed al suo attivo anche numerose traduzioni, in
particolare di testi di M. Yourcenar.
L’ironia, grande salvezza dell’umanità pensierosa, non l’ha mai abbandonata.
Io e
la mia morte parliamo da vecchie amiche
perchè
dalla nascita l'ho avuta vicina.
Siamo
state compagne di giochi e di letture
e
abbiamo accarezzato gli stessi uomini.
Come
un'aquila ebbra dall'alto dei cieli,
solo
lei mi svelava misure umane. (Testamento)
Maria Grazia Ferraris
Ho avuto l'onore e il piacere di averla conosciuta di presenza nell'ottanta nella mia Caltagirone per un incontro culturale con gli studenti del Liceo Classico dove mi ha posto la sua dedica (gelosamente conservata) sul suo libro POESIE edito dalla Mondadori nella collana Tascabili con la prefazione di Luigi Baldacci e la sua effige in copertina quale bozzetto di Pablo Picasso. Credo che alla Spaziani spetti un capitolo a parte della
RispondiEliminapoesia italiana femminile la cui bravura è inconfutabile specie ne L'Occhio del ciclone e Transito con catene. Nel suo ultimo -La luna è già alta- (sempre della Mondadori ) rispecchia tutta la liricità acquisita in chiave, se così si può dire, moderna. Grazie per averLa rivisitata PasqualinoCinnirella