Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade |
Duccia Camiciotti Firenze 2009 |
Ci ha lasciato Duccia Camiciotti una delle più
grandi poetesse e scrittrici del secondo novecento; si è spenta nella sua
modestissima abitazione di Firenze nei giorni scorsi, lavorando intensamente
fino agli ultimi istanti della sua vita. Duccia è stata una assoluta
protagonista della vita letteraria e culturale italiana degli ultimi 30
anni. Laureata in giornalismo all'università di Urbino è stata docente di
Estetica presso l'accademia di teatro Sharoff-Staniwslawskji di Roma. Ha
collaborato con prestigiose riviste di arte, letteratura, filosofia, teologia,
prefato e recensito autori come Mario Luzi che aveva per lei una personale
ammirazione. Vasto il consenso di cui godeva in campo internazionale,
specialmente negli Stati Uniti. Era stata presentata e letta presso
l'istituto italiano di cultura (Ambasciata Italiana) di Mosca, insieme al
poeta Eugenji Evtuscenko e le sue liriche sono state tradotte in greco,
francese e russo. Le sono stati assegnati prestigiosi riconoscimenti.
Ricopriva la carica di Vice presidente della Camerata dei Poeti di
Firenze e collaborava ancora attivamente con varie riviste culturali. Al suo
attivo oltre venti volumi tra poesia, narrativa ed innumerovoli le sue
testimonianze critiche. E' stata, senza dubbio, una delle voci più alte,
nobili, della poesia italiana unendo alla potenza espressiva il fascino
personalissimo e segreto della sua parola che raggiungeva altezze e mondi non
accessibili ad altri.
Vorrei ricordarla riportando una mia testimonianza
critica dell'anno 2012 relativa ad uno degli ultimi suoi libri in poesia
"Rapsodia".
Rapsodia
di Duccia Camiciotti
Rapsodia, ossia letteralmente
componimento di intonazione epica, in questo caso calato nei versi di Duccia
Camiciotti scritto, recitato, cantato a suon di rapimenti lirici e visioni di
elementi naturali, storie di popoli. Uno spaccato delle bellezze e delle
nefandezze prodotte dalla vicenda umana con quella costante ricerca delle
sorgenti degli stati di grazia e una altrettanto costante denuncia del loro
inevitabile deterioramento, distruzione, morte e mistero.
Nella forte poetica di Duccia Camiciotti troviamo sovente natura
e umanità nel loro doppio aspetto sia edenico, con auree strabilianti bellezze
che di distruzioni, catastrofi ed eccidi.
Ultimo nato questo libro di una lunga
serie di pubblicazioni che hanno segnato il cammino umano e poetico della
scrittrice, una delle maggiori della nostra letteratura contemporanea, che si è
battuta sempre per affermare al tempo stesso la mirabile condizione umana, ciò
che di esaltante essa ha saputo creare nel suo fulgore creativo che l’aspetto
contrario della fragilità esistenziale,
della feroce competizione, della distruzione ecologica e tecnologica sostenendo tenacemente valori fondamentali e
rigori morali, cantando l’amore nella sua più ampia definizione e vestendosi di
profonda pietà materna.
Dalle prime opere degli anni “80”
con “Prometeo” e “Apocalisse
Tecnologica” fino ad oggi più di 20 opere tra poesia e narrativa ( narrativa
scritta spesso a due mani con il proprio compagno), passando per le opere degli
anni “90”; ne citiamo alcune “ Figurazione, “ Eden perduto” fino a quelle
prodotte negli anni 2000 tra cui troviamo “Risposta del vento”,”Sogno
ricorrente”, “Nelle braccia di Gea”, “Sangrilà”, per arrivare ai nostri
giorni con “ Nostro quotidiano delirio” e “Rapsodia”. In questa sede non ho
citato alcun titolo della sua produzione
narrativa.
Trenta anni di componimento poetico
dal linguaggio alto e nobile, il cui percorso, io credo, sin dall’inizio è
stato contrassegnato, come accade spesso nei grandi e ispirati personaggi, da
un progetto lirico e umano di ricerca culturale, antropologica, filosofica,
religiosa, dei fenomeni paranormali e di
creazione della parola a confine aperto, senza alcuna limitazione, onde
rappresentare l’umana commedia, ritrovandosi ben presto nel mezzo di un scontro
conflittuale di universali dimensioni: quello tra il bene e il male che lei ha
rappresentato attraverso una dettato colto, raffinato, arricchito dalle sue
esperienze e frequentazioni esistenziali (ricordiamo i suoi studi universitari di giornalismo a Urbino,
l’esperienza presso l’accademia di arte drammatica a Roma, e
l’insegnamento di estetica dell’arte); infine le
lunghe personali ricerche e la
profonda influenza culturale ricevuta dal suo grande amore Claudio Battistich,
orientalista di grande fama.
Nella concezione filosofica
dell’essere di Duccia Camiciotti si ritrovano il divenire, il fluttuante, ma
anche l’immutabile, l’eterna dimensione, quindi l’anelito al divino e la
limitazione della competizione terrena, la tendenza all’autodistruzione.
Dimostrazione questa della sua
intelligenza speculativa e del suo superiore intelletto che ha passato
al vaglio vaste tipologie di culture ( da quelle classiche a quelle antiche e
mitologiche, dalle esoteriche, alle orfiche, alle profetico sciamane, alle
orientali in generale) sempre con quel raro dono che le è concesso di produrre
poesia, affascinante, umanissima
cristallina che sale da profondità sconosciute o scende da altezze
accessibili solo agli iniziati con la sua
immanente ricerca estetica.
Attraverso la sua capacità di
veggenza e di interpretazione del visibile e invisibile la sua arte e la sua
umanità hanno raggiunto una grande capacità di giudizio e di sincretismo filosofico,
religioso, umano, intellettuale e artistico il cui risultato è un ’amalgama
prezioso e affascinante, creatore di
meraviglioso dettato poetico .
Ma Vorrei condurvi per mano, solo per
qualche istante, all’interno di
alcuni versi di questa poetessa per
dimostrarvi a quale livello di linguaggio e di visione, o come si dice in
gergo” trasfigurazione” o “ folgorazione” poetica ella sia stata capace di
accedere nel momento creativo, con una gamma
infinita di sfumature ; quando ad
esempio nella poesia “ Voi” apre recitando: “ Quando Voi ritornate/
s’illuminano tutte le stanze/ .
Ecco che con due parole l’autrice ci presenta un ambiente che
dall’oscurità dell’esistenza si anima
improvvisamente di luce al ricordo delle persone care a lei (la madre, i
bambini, l’amore) e di come poi questa luminosità esploda
negli anfratti di tutte le molecole del creato; oppure come quando nella
poesia “ Remota città proibita” inizia con queste parole: “E cammina, cammina
eccomi alfine/ sulle terrazze a valle digradanti/nell’oro antico/ filato di
luce/” Vedete cosa può fare un’immagine,
una foto in questo caso nella smisurata e grandiosa trasmutazione poetica di
Duccia; ella ci conduce con gusto fiabesco sui profili di mura gialle su cui si stagliano disegni di
anfore e nitidi cancelli, solitarie pagode spioventi dal lume azzurro cupo a
verberare nel muschio sigillato dei giardini e ancora quando in Tibet “ Pasqua
2008” comincia a raccontarci una storia andando a ritroso nei millenni: “Orsono quindicimila /primavere/ partivano dodici fratelli /di macedonia/ alle
vette himalayane/” e ancora mille altre visioni.
Questo è uno dei aspetti più belli e
coinvolgenti della poetica di Duccia Camiciotti; quello di saperci sempre
sorprendere con una varietà infinita di
accenti, situazioni, visioni, introspezioni, considerazioni, domande e
interrogativi, tra passato, presente e futuro e con una estrema abilità
nell’uso del verso che può accorciarsi
mirabilmente in sintesi fulminanti o allungarsi in affascinati dialoghi e narrazioni,
sempre in tonalità musicali molto belle.
La prima parte del libro “Natura e
storia” si apre con descrizioni di luoghi e paesaggi in cui si mescolano
armoniosamente, secondo un copione
ampiamente usato, un passato aureo e glorioso e un presente di aridità e
distruzione ed è il caso delle poesie “ Fonti del Clitunno” e “Roma
Trastevere” Recita: O Roma mia, qui
s’apre un lume d’oro/ fra le mura e le arcate a fior di pietra, mistica luna/
“conclude Duccia, ovviamente folgorata da una visione aurea di cui ci rende
spettatori entusiasti.
Vedutismo che coinvolge contenuti della natura, luoghi dell’umana
storia con rara sensibilità e capacità
di cavalcare il magico filo conduttore
degli eventi tra trionfi e catastrofi,
di sintetizzare destini, innalzare cieli e templi a epoche trascorse, ripiegarsi in un
profondo dolore per le oscenità
dell’uomo passate e presenti , sempre pervasa da un alto senso di pietà e
nobiltà e così in avanti tra castelli,
sperdute carmelitane in un paese minuscolo, albe tra i monti, tra archeologia,
rievocazioni storiche e le grandi
braccia della madre Gea per terminare con la bellissima poesia “ A Voi” di cui
abbiamo già parlato.
Concludono la prima parte del libro i canti della Terra
mongola, che si ispirano alle foto magnifiche di Graziella Bindocci . Poesie
che ci fanno sognare tra valli, canyons,
vasti silenzi, piane desolate, venti burrascosi
e figure umane in una attonita e secolare presenza ( bella la visione
del fanciullo che scruta l’orizzonte “
da lucenti spiragli oculari” sempre in
quel riandare tra passato e presente tra
antico oro filato di luce, segreti di cortigiani guerrieri o del monarca
avvolto d’oro zecchino e un giallo deserto lacrimato. Riferendosi agli
splendidi trascorsi della terra mongola riflette Duccia recitando:” Eppure so
che tali cose esistono”/.
Irrompe nella seconda parte del libro
un altro tema dominante della sua poetica che è quello della vibrante
denuncia delle aridità e atrocità umane,
dello smarrimento (vedi Canzone del cavaliere errante) dove dice: “ non evoca alle nuvole/ guglie di giada e
d’oro”/ , quello delle devastazioni
ecologiche e tecnologiche, delle guerre, divisioni, repressioni , violenze
sulle donne ma anche inno ad esse quando
scrive: “ Tu sei l’eroe / che non conosce se stesso “, e poi incendi,
alluvioni, fino alle vette Himalayane del Tibet
dove recita:“ Ahi , lama, bonzi, maestri/ uomini del mio cuore/piango
dall’occidente/lontana dai vostri pavoni/ acrobati e narcisi/” Questi “ Gli accadimenti”, come lei li chiama
che si presentano al suo sguardo.
Ritorna la poetessa di “Eden
perduto”, “Figurazione”, “Nostro quotidiano delirio” in Rapsodia elettronica”
“Canzone del Cavaliere errante “ Globi” “ Torrida estate del 2000 “per passare
in rassegna meraviglie e brutture, in
cui forgia, come afferma Anna Balsamo
stati di grazia ed eccidi con la stessa lega d’oro e che assume in se tutto la stupefazione e il
dolore dell’umanità, manifestando nobiltà e il suo impegno civile.
L’ultima parte del libro è dedicata a
tre poemetti tra cui spicca quelli
titolato “Thanatos” (alla indimenticabile memoria di Claudio), dolcissimo e delicatissimo componimento tra
vita, morte e dialogo con l’amato e l’ aldilà,
con la semplicità e l’amore di chi vuole a sé il bene perduto .
Recita tra l’altro : “Ho fatto lega con un Dio/ Gli ho detto /
Senz’altro lo riconoscerai/ stringeva una rosa nel pugno”.
Gli altri poemi riguardano luoghi e
leggende di particolare pregio e ricca rappresentazione in cui a un profondo
tratteggio vedutistico si uniscono elementi onirici, misterici e la poetessa
vaga in sorta di ipnotica luminosa veggenza tra mondi e profondità legandosi a
figure e riferimenti storici, mitologici, come suo costume oltre la soglia
dell’umana comprensione, oltre vita e morte
con quella sua preziosa capacità
di accedere al sovrannaturale.
Avviandomi alla conclusione di questa
breve relazione sul libro della Camiciotti e su alcuni aspetti generali della
sua vasta produzione poetica, che
meriterebbero ben altre attenzioni, vi dirò
che a me piace rappresentarla al pari di una grande e nobile sacerdotessa al di
sopra del tempo e del contingente a cui è permesso di accedere in modo
illuminante sia al sacro che al profano, alle concrete vicende dell’esistenza e
ai misteri della vita; la cui parola poetica è al tempo stesso carezza d’oro
luminoso e spada tagliente, profonda comprensione e condanna senza appello,
visione commossa e vibrante dello
scontro esistenziale senza fine tra il bene e il male.
Carmelo Consoli
Alla morte
(in una frazione
temporale di scoramento)
Un mistico fiore
subito cade
in viscida mota
e quasi non v'è
transito
fra bellezza e
squallore.
Così l'inesplicabile
magia
d'un corpo in
movimento
da brulicanti vermi è
trascinato
disincagliato il
candore delle ossa.
Non tutto qui:
parole, merletti di
pietra,
castelli, armonie
celestiali
non così moriranno,
se pure- lo so- tu
verrai
e ormai vicina ti
sento
nei segni putrescenti
che m'anticipi
disintegrando
passionate storie,
verrai,
perturbatrice
irriverente
ed altri mondi mai
conosceremo,
o cieca orrenda,
scempio e degrado
del nero vuoto d'
astri.
Duccia Camiciotti
Grazie Carmelo di aver dedicato questa bella pagina alla grande Duccia Camiciotti, che io ho avuto l'onore e il piacere di conoscere. La tristezza di non vederla più nelle riunioni della Camerata dei Poeti si fa compagna della mia incredulità; poichè lei è stata sempre presente e attiva fino agli ultimi giorni della sua esistenza. Ho apprezzato la grande cultura di Duccia, le sue bellissime poesie, e il suo essere al tempo stesso semplice e disponibile. Ringrazio qui, su queste pagine del nostro presente-futuro la cara Duccia, che ha sempre apprezzato le mie poesie e mi ha scritto recensioni molto belle che mi hanno incoraggiato a credere in me, e quindi a continuare, per pubblicare nuovi libri di poesia. Nella mia ultima raccolta ho pubblicato la recensione di Duccia Camiciotti della quale mi sentirò sempre onorata, e tra le lacrime leggo in questo momento la sua chiusa, dove mi definisce "un talento non comune". Grazie Duccia, di essere esistita.... ti porterò nel mio cuore sempre, custodirò il tuo ricordo e lì vivrai, e così sarai viva nei ricordi delle persone che come me ti hanno voluto bene. Marzia Serpi
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