lunedì 2 novembre 2015

MARIAGRAZIA GALASSO: "POESIE"

Poesia ampia, densa, pensosa, i cui versi, con generosa perlustrazione epigrammatica, si fanno corpo e vigore di plurimi abbrivi esistenziali. L’Autrice, con un linguaggio carico di metaforicità e slarghi iperbolico-allusivi, cerca di dare spazio alla ipertrofia emotiva; il carico di visioni, covato in animo su fecondi strati di cospirazioni vicissitudinali, si è tramutato in immagini di robusta corposità. Sono le riflessioni sul correre dell’ora, sull’idea che la vita è il tempo prestato dalla morte, a spingere l’animo della Galasso alla ricerca di mondi che vincano la precarietà del soggiorno umano; a cercare spazi che slarghino l’orizzonte al di là dei limiti del nostro esistere, dacché non siamo che “naufraghi senza zattera” in balia di venti:
             
eppure stiamo al mondo come balordi
naufraghi senza zattera
solo vento e una croce d'acqua

Ma è il travaglio di odeporico senso, la voglia di un  nostos che mira a lontananze, a dare al poieio quel substrato di inquietudine che sa tanto di ultraumano weltschmerz in un dire ammiccante, robusto e innovativo.       

Nazario Pardini




L’ultimo dei cieli

Ognuno viene dall'ultimo dei cieli
invaso dalla luce e dal disgelo
quattro ossa un benvenuto
e le unghie per scavare in fondo ai giorni.

Impariamo ad applicare filtri al cielo
argini per fare giorno dove cade la notte
una folla di abbandoni in forma d'acqua
dentro una casa salda di naufragi.

Abbiamo chiuso gli occhi dentro queste stanze
di alternative travestite d'abitudini
come se la porta fosse solo un abbandono
per scappare dal tempo che ci muore addosso.

Bisogna forse imparare dalla pioggia
che siamo gravidi d'amore e di sera
come una condanna di pace
e sulla fronte vaghe eternità

eppure stiamo al mondo come balordi
naufraghi senza zattera
solo vento e una croce d'acqua

e il posto da dove veniamo
è un buco di buio
un cuore di pietra.



Lontano

Ci siamo messi in fila per cadere
come il vento sopra la città
e quando hanno smesso di battere le ore
siamo rimasti muti come palazzi
una base di cemento e un anniversario di polvere.

Ma prima di tutto questo eravamo pronti
a gettarci nel vuoto con un click
a farci passare per diamanti di terra
con le mani della giusta misura
pulite dallo sporco e dai giorni.

E poi invece
ho deciso di passare a guardare come sta il mare
affondato in un sogno di petrolio
che appena si addormenta piange
ma noi siamo troppo svegli e non dormiamo mai.

Ho ordinato un passaggio per cena
che mi porti lontano come quando sono nata
con un buco nel respiro
tra le costole e la schiena
dove potevamo solo fingere di odiarci.


Io non so contare

Ogni nuovo inizio
è una scritta hai vinto appesa al cielo
gli occhi rotti
e un odore di pietre.

Sarà stata tutta colpa dei diavoli atterrati con la pioggia
della notte che lascia a casa i giorni senza malinconie
e delle vene la nostra casa di sangue

se ogni passo in certi giorni
è soltanto concime
per  Amazzonie di pensieri.

Io non so contare
i numeri sono solo il tempo per avvicinare la fine

e così ho preso una barca piccola
ogni pensiero opera omissione dorme in fondo alla cambusa
in una sera dolce e una pace antica

il vento è come un padre che mi porta da mangiare
i nodi in gola
la voce del sonno
il largo come un letto grande.



Biobibliografia

Mi chiamo Mariagrazia Galasso, sono nata a Benevento nel 1982. I miei studi di sempre appaiono lontani dall' interesse per la poesia che si manifesta da sempre come un'esigenza  inevitabile ed irreversibile.
Nel 2008 ho pubblicato per Subway la poesia “Senza Titolo” nella raccolta “Viaggiatori sotterranei, la nostra parte invisibile”.
La partecipazione a Subway 2008 e 2009 segna, finora, l'unico tentativo di far conoscere la mia voce.
Ci sono giorni che al vento spuntano i denti e il mondo non è più che una coperta ruvida sulle ossa lasciate a casa. Non sottrarsi mai a quel vento è l'esperienza da cui nasce tutto.






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