Lettura di: Déjà
vu, Nino e Bianca, Quando torna papà?
Autore Marcello De Santis
Percezioni extrasensoriali,
extracorporee, déjà vu, chiaroveggenza, bilocazione e altre, sono fenomeni inaffidabili scientificamente ma espressioni
dell’umano perché avvertiti da molte persone. Sembrerebbe un ossimoro, quest’ultima
accezione, ma non lo è, in quanto tutto ciò, si pensa, accada in modo naturale
agli uomini. Scrive Heidegger che il
fenomeno è, in senso originario, “ciò che si manifesta in se stesso”. Si manifesta ed è plausibile interrogarsi sul
perché delle cose e degli accadimenti di questo mondo. Appassionata da sempre di metafisica e
di tutto quel che sfugge alla mia comprensione, mi addentro nelle Operette morali estemporanee di
Marcello De Santis. Dapprima leggo “Ci
sono già stato”. Non so perché, forse per il colore giallo della copertina
ma probabilmente per aver vissuto l’esperienza diverse volte, come d’altronde tanti.
Il filo conduttore risulterà lo stesso per i tre testi. La formazione, teatrale
e scientifica, m’avverte che è soltanto un’alterazione della mente percettiva,
un inganno emozionale. Certo, lo so, eppure il vivere queste situazioni, non è
così semplice da definire. Antonio Michele, il protagonista, comincia il suo
viaggio dal sud, (forse non a caso) per risalire la china di un sogno, di una
premonizione, dei luoghi della mente. Mi sovviene la legge di attrazione
secondo la quale il cervello lavora attraverso
le immagini simboliche e le rappresentazioni dei nostri desideri. Affinché
questo avvenga, dobbiamo essere positivi e determinati, avere la percezione
esatta della consapevolezza di ciò che è
giusto per noi. Così fa Antonio Michele che conoscendo bene il proprio bisogno
d’amore, lo ripercorre attraverso i percorsi e i simboli dettati dal suo
inconscio. Nel viaggio, lo guida il sogno, il sogno nel sogno. Il testo parla
di se stesso mentre scorrono le immagini di una realtà senza tempo, né senso
apparente. Parla il francese, legge in francese, cede al desiderio di entrare
in contatto con l’onirica Francine .“ Vieni a cercarmi, amico mio”, ed egli
parte. Non sa per dove ma il sogno, il caso, lo guideranno in un sicuro cammino.
Una serie di personaggi strani si affacceranno nella sua avventura come la signora col cappellino con gli uccellini,
sotto al lampione. Cosa vorrà dire? mi
chiedo. Sarà forse una rivelazione? E
l’uomo con il notes, chi è? Uno psicologo che cerca il Suo vero? una coscienza
indagatrice senz’altro. Egli si rivelerà della gendarmerie comprovando che lo scrittore è riuscito nel suo intento
di comunicazione. La ragazza è scomparsa e i testimoni l’hanno vista con lui
l’ultima volta. E’ stato pertanto recente il rapporto con lei. La cerca per
strade sconosciute di cui ricorda particolari. Attraversa un vicolo oscuro e
lungo, con una luce sul fondo che ricorda il tunnel di cui parla chi si trova
tra cielo e terra. Non è forse l’amore luogo tra cielo e terra? Un trauma lo
riporta all’attimo presente e ogni cosa, ogni persona, ha la sua rivelazione.
Ancora una domanda resta: Sogno o realtà?
Quando torna papa?
Intrighi e imbrogli di
un manipolatore, incapace di assumersi responsabilità, marito perfetto e personalità
contorta: all’interno di una dolorosa ossessione la donna “vede” il marito che
torna dopo l’abbandono. È molto comune la facoltà di alcuni esseri umani di far
sentire in colpa la vittima, ergendosi essi stessi a vittima sacrificale.
Nondimeno, la vera vittima, per una sorte di sequestro emotivo, resta legata
indissolubilmente al carceriere. Nella storia il pianto del bambino sembra ogni
volta riportare la donna alla realtà.
Infine, la presenza dell’uomo si collegherà a una visione percettiva, la
quale sembra essere comune, quando si tratta di tragedie.
Nico e Bianca – atto unico in tre scene.
Molto interessante è
l’epilogo in prosa. Nella storia due strani personaggi sembrano voler pagare il
passaggio per la morte. Il passaggio avviene attraverso la commissione e il
congruo anticipo di denaro, per un quadro che rappresenta un incendio. Preso
dalla commissione, che gli procurerà gloria e danaro, Nico dimentica per giorni
perfino Bianca. Si salveranno solo le tele che la rappresentano: Lei, la dolce
realtà d’amore, Lui, finito in un incendio che, chissà perché, aveva dipinto. Un
po’ mi ricorda il Faust di Marlowe, nella circostanza degli angeli, quello
buono e quello cattivo. Nulla detto da Bianca, o dai genitori di lei, potrà distrarlo dal proseguire la sua opera
per realizzare il suo sogno di felicità.
I testi
di Marcello De Santis, mi portano ad alcune riflessioni sul concento di
fenomeno, evento e arte. Naturalmente, confutabili.
L’arte, qualsiasi arte, credo tenda a
rappresentare un evento. La forma, che l’artista persegue, è quanto di più
vicino egli possa sentire alla sostanza. Ontologicamente, nessuna produzione
artistica potrà mai eguagliare la
perfezione dell’evento che la genera. Lo spazio e il tempo, e la propria
relatività, ormai conosciuta, sono percezioni che portano con essi, oltre al qui e ora,
anche un prima e un dopo. Il tutto si inscrive nell’evento percepito. Il
cassetto dell’intuizione, dell’esperienza e del sensibile, ci dà l’apparenza
della realtà: la sua possibilità. Cos’è un evento se non l’osservazione di un fenomeno?
L’osservazione di un fenomeno prodotto da mente e cervello in relazione al
mondo esterno. Esso dunque non potrà avvalersi di
completezza assoluta poiché è contemporaneamente anche altro, anzi, soprattutto
questo. Lo scarto essenziale sta, a mio avviso, nella scoperta, in contraddizione con il pensiero logico, nella mancanza
e nello spazio che abbiamo in mente il quale è locus mobilis. Nessuna soluzione,
intesa come miscellanea di composti, è possibile. Gli agglomerati, rispondenti
al reale, sono mobili e mutabili a ulteriori fattori intrinseci ed estrinseci,
ai fatti e alla loro percezione. Punto di vista, spazio-tempo, fenomeno e osservatore, sono gli attori:
il nucleo attorno al quale tutto “gira” e si dipana. Viviamo, vediamo,
percepiamo, giudichiamo, eppure qualcosa ci sfugge. Qualcosa di non visto, non
ascoltato, che pure esiste. “Di tutte le cose sicure la più certa è
il dubbio” ci dice Brecht. Straniamento ci vorrebbe
nell’osservazione di un fenomeno che è corruttibile. In letteratura le cose non
cambiano di molto. Un testo prende forma dall’intuizione dell’autore per
passare a quella del lettore modello, il quale diventa a sua volta autore di un
nuovo testo. E allora, non ci resta altro che cercare la logica
dell'illogico: quel che sta tra il sensibile e il non conosciuto. Questa è utopia,
cioè la possibilità che attende di
essere. La realtà è plastica, arrendevole, e forse potrebbe esistere tra il
significante e il significato, tra la sua immagine e la specularità.
Patrizia Stefanelli
grazie patrizia sei molto gentile a dare importanza alle mie modeste cose; e mi fa immenso piacere leggere queste brevi recensioni, se così possiamo chiamarle. ti ringrazio per tutto.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrazie a te. Qualche volta, capita di leggere qualcosa che è nelle nostre corde, che in qualche modo si sposa alle riflessioni del momento. Per questa pubblicazione, il ringraziamento va al Prof. Nazario Pardini al quale, è piaciuto farlo. Questa è un'isola felice!
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