1
Un frastuono nell'aria, di indefinibile provenienza, poi
l'eco di un nulla. Nell'attimo irreale si effonde il Silenzio e una
vibrazione leggera indistinta, come di
onde che si propagano allargandosi e restringendosi, quasi il soffio di una
gigantesca armonica senza voce.
Vibra il suolo e vibra l'aria...
Uno si china a guardarsi i piedi che si rifiutano di muoversi, incollati a
terra uniti nello stesso brivido universale.
Si guarda intorno: niente e nessuno.
Non è notte e non è
giorno, né sole né luna né ombra.
Uno prova la sensazione
strana e sconosciuta di essere un'espressione morfologica. Una gigantesca
negazione. Un niente. Un non essere. Da quel suo niente emerge però una
consapevolezza, un sapere privo di storia, una conoscenza fine a se stessa.
Unica voce di cui non sa dire niente...è un sapere che non gli serve, perché è
anch'esso una negazione, anzi la più grande delle negazioni...E la sente
penetrare nelle sue più intime fibre, diventare parte di lui, è lui stesso che
si fa tale.
Così Uno diventa la sua stessa unica conoscenza: è la
morte del Tempo.
Frattanto i piedi di
Uno si sono staccati dal suolo, riprendono a muoversi...Uno cammina .
Cammina e va.
E va...e va...
Il viaggio continua.
°°°°°°
2
C'è Due sullo stesso sentiero.
Non è giorno e non è notte, non c'è ombra né suono. Il
silenzio è appena rotto da un tremolio
breve che si propaga tutto intorno. Due lo sente salire lungo la persona, si fa brivido e si fa
paura. Si fa parola che ingigantisce nell'animo.
Due la riconosce nel suo io. Si protende nell'aria vuota, allunga una mano in cerca dell'altra....ha
dimenticato il suo stesso nome. Sa soltanto di essere SOLA.
Si stringe intorno al corpo due braccia lunghissime....Nel
profondo dell'io serpeggia un'idea
confusa impalpabile eppure insistente. Un bisogno, una mancanza, come di cibo
per l'affamato.
Il viaggio non ha fine. Il bisogno di un quid si fa sempre più impellente...
A Due non resta che continuare a camminare.
A camminare...a camminare...
°°°°°°
3
A metà del viaggio, dentro una radura c'è un salone
scintillante. Pareti a specchio riflettono e moltiplicano le luci di un
gigantesco lampadario a dodici braccia. Riflettono corpi nudi che si sfiorano
si allacciano si muovono ritmicamente, freneticamente...
Qualcuno scivola a terra in mezzo ai resti del festino e lì
rimane, stordito, dimentico e dimenticato nell'acme della danza.
La pendola continua
a oscillare... inesorabilmente immobili restano le lancette .....Nessuno si
chiede che ora è , o quando la festa avrà fine. Nessuno parla, nessuno sorride.
I volti senza espressione...
La musica è coinvolgente, le luci sempre più brillanti.
Più numerosi i corpi a terra, eppure il salone è pieno di
gente.
La festa vive ancora il presente, un presente continuo, eterno,
senza tempo.
Perché il Tempo è finito.
°°°°°°°
4
Uno, dunque, sa che il tempo non esiste più. Ha sentito in
sé la morte del Tempo, eppure non si è arreso.
Liberati i piedi ha ripreso a camminare in una specie di
levitazione, sorretto sempre da un'unica consapevolezza : rinascere nel tempo
per assistere al trascorrere delle ore, per vivere la gioia dell'attimo. In
sostanza si sforza di credere che dal
suo essere fatto di niente potrà rinascere il Tempo, con le sue attese e le innumerevoli
prospettive.
Uno non ha passato e non ha futuro ma vive un presente
ricco di istinti.
Si guarda intorno...nell'incertezza del percepibile prova
un senso di calore, come per una vicinanza corporea che non riesce a
vedere. Nel suo niente non ci sono
immagini, non ci sono ricordi, solo una forte spinta a creare, a sapere, a
vivere. Si preme con forza le mani sulle tempie, come se spremesse un frutto
per farne uscire il sapore.
La sensazione di caldo prima solo avvertita ora si fa più
nitida; ora è come un alito di vento che alla nuca lo sospinge avanti, sempre
più avanti...
°°°°°°°°
5
Due cammina ancora su terreno instabile che sente allargarsi intorno in onde sempre più
lunghe, come fanno i cavalloni marini al largo della costa. Tra l'una e l'altra
ondata si solleva in tutto il suo essere
il terrore dell'ignoto. Sente
sempre più forte il bisogno di appoggiarsi a un elemento fisso, un palo, una
colonna, un albero...no, anche gli alberi sono in preda al lento dondolio
subdolo e silenzioso ma continuo, snervante.
Istintivamente Due allunga un braccio nello spazio senza
tempo e....una cosa invisibile le trasmette improvviso un senso di pace e di
sicurezza..
Non c'è sole e non c'è luna. Non è giorno e non è notte.
Non c'è ombra, ma una compattezza nell'aria e un sussurro lieve come una brezza
suggerisce l'idea di molte presenze invisibili.
Uno e Due , inconsapevoli uno dell'altro , vivono la
propria singolare avventura.
Il viaggio
continua.
°°°°°°°
6
Nella radura erbosa brilla un sole accecante. Nessuna ombra
tutto intorno.
Due figure esitano
abbagliate.
Si scrutano con fare interrogativo..
Lui è piccolino minuto e armonico nelle forme, vivace nel
passo e nell'espressione del viso.
Lei è alta , esile . Bella in tutta la persona. Notevole
una certa riservatezza, una timidezza innata. Lui le si avvicina tutto un
sorriso....e in modo accattivante ammira i bei colori di lei.
Lei muove lentamente
le lunghissime gambe e le braccia con una grazia sorprendente in ogni piccolo movimento. Gli si avvicina, gli
prende la mano fida e fiduciosa. E'
conquistata dalla genuinità di quel
sorriso e dalla semplicità delle parole di lui.
Un bagliore
improvviso li acceca....
E' il riflesso di specchi rotti che proviene da una
costruzione abbandonata.
Per qualche secondo sembra che l'ombra avvolga ogni
cosa....poi una scampanio allegro si
espande nell'aria.
-E' mezzogiorno, dice lui, dobbiamo riprendere il cammino.
Il viaggio è ancora lungo....Cammineremo insieme....ma
intanto...presentiamoci.. IO SONO PIACERE..
- E io SPERANZA-
Nessuno di loro si accorge che il Tempo è tornato.
19 marzo 2016
Edda Conte
Il racconto lèvita in un'atmosfera dove tutto è sospeso, nel senso che si è fermato e nel senso che sembra in attesa di un qualche evento dirimente. Sospeso è il Tempo ("Non è giorno e non è notte"), sospesi sono i pianeti ("Non c'è sole e non c'è luna"), e sospesi sono anche altri elementi dello spazio, del paesaggio, della vita ("non c'è ombra né suono", ecc.). Anche il lettore è irrimediabilmente attratto in una vicenda diegeticamente ben congegnata, dove si muovono gli unici due personaggi “Uno”, di sesso maschile, e “Due”, di sesso femminile, vòlti alla ricerca del Tempo, cioè della Vita. Che, dopo lunga marcia, ritrovano, dopo essersi essi stessi incontrati, per viverla con pienezza. È un mondo indefinito, del tutto vago e dai contorni incerti, quello in cui si sviluppa l’azione; e l’autrice lo governa con saggezza e perizia, ben consapevole che soprattutto in questa dimensione onirica e surreale sta la carica attrattiva del racconto che a me pare originale e riuscito.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Dopo il commento di Pasquale Balestriere, organico e magistralmente compiuto, non so che senso abbiano i pensieri sparsi contenuti nel mio. L'autrice mi aveva fatto leggere questo suo bel racconto ed io avevo preso nota di alcune cose che via via mi venivano in mente. Non è un male se oggi non le ritrovo. Provo a ricordarle in ordine sparso.
RispondiElimina- Il concetto dell'uomo sempre in viaggio, in movimento, che cammina verso una meta, anche alla ricerca del suo io perduto.
- Speranza seducente e consolatrice che ci sta sempre al fianco sino all'ultimo respiro.
- Spesso confidiamo così tanto nella speranza da rinunciare al raggiungimento della felicità al presente.
- Speranza che è inseparabile dal sentimento della vita.
- Mi è tornato in mente Ernst Bloch che diceva: “L'importante è imparare a sperare. Gli uomini che si gettano attivamente in avanti, nel nuovo.”
- Il piacere ci dà una buona idea del futuro; ci fa sperare qualche godimento più o meno grande; ci apre un nuovo campo di speranze.
- Mi ha sfiorato anche il pensiero di Camus, secondo il quale “la speranza diviene il nemico numero uno:” sperare è un proiettarsi verso il futuro, abbandonando l’attimo presente, l’hic et nunc, per vagheggiare un cambiamento di situazione che possa alleviarci dal male di vivere.”
- Anche Epicuro ha fatto la sua comparsa:“ Egli distingue tra piacere cinetico o in movimento, il quale accompagna un processo ed è sempre mescolato al turbamento o al dolore, e piacere catastematico o stabile proprio invece da uno stato privo di dolori. Ogni piacere è di per sé un bene.
- Non poteva mancare Leopardi: “l’uomo ricerca il piacere in un numero sempre crescente di sensazioni, nella speranza vana della sua completezza; è una tensione che non ha limiti, né per durata nel tempo, né per estensione, per questo si scontra irrevocabilmente con la vita umana, lo spazio, il tempo, la morte. Questa tensione può spegnersi solo nel momento della morte perché è uno slancio connaturato alla vita stessa.
Ubaldo de Robertis
Ringrazio di cuore gli scrittori Balestriere e De Robertis per l'attenzione rivolta al mio "Viaggio"-racconto o favola onirica o...come vogliamo definirlo-.
RispondiEliminaSono interventi critici che oltre a dimostrare professionalità e cultura rivelano sensibilità, e stima nei miei confronti. Ringrazio anche di questo. Confesso che la scrittura è per me un bene immenso, mi è di aiuto e conforto nel difficile percorso dell'esistenza. A maggior ragione sono riconoscente verso quanti condividono il piacere della comunicazione. Un augurio pasquale da Edda.
Il piacere folgorante e l'aspettativa dei pochi minuti impiegati nella lettura del Tuo testo, Edda, mi fanno rischiare di scorgervi la possibilità del Mito. L'Istante che spezza il flusso del tempo e apre un percorso verticale che va dai Cieli Infiniti all'Abisso Oscuro è, per eccellenza, l'esperienza del culto dionisiaco, il centro misterico della spiritualità greca, e mi sembra di poter sentire nel tuo approccio questa possibilità. L'e-vocazione simbolica di Speranza e Piacere ricorda davvero operazioni mitiche della più grande tradizione, ma qui voglio rivolgerti un invito: se il vissuto che ha fatto della forma che hai "scelto" questa manifestazione di tipo mitico, è possibile che si tratti ancora solo della superficie, e che sotto tale superficie si nasconda, a profondità sconosciute, il centro veritativo di cui il tuo "racconto" è l'eco; addormentati chiedendo ad Ade di poter ascoltare più profondamente le voci di Piacere e Speranza, chiamali con le più profonde vibrazioni di cui sei capace. La tua storia potrebbe evolvere come Tu stessa ancora non puoi sospettare. Grazie.
RispondiEliminaVito Lolli
Leggo con una certa sorpresa questa interpretazione del mio racconto-favola. Non nego che possa essere una visione interessante, ma sicuramente esula dallo spirito con cui ho concepito la favola- come continuo a chiamare questo racconto di fantasia. La mitologia certo , per cultura classica, ha lasciato la sua impronta...ma nell'invocazione a Ade...non mi riconosco. Sono persona solare. Ti ringrazio, comunque, dell'attenzione. Vito Lolli è sempre un piacere e un arricchimento comunicare con persone del tuo livello culturale. Grazie. Edda.
RispondiElimina