mercoledì 27 aprile 2016

CARLA BARONI: LETTURA DI "APPUNTI DI VIAGGIO..." DI GIUSEPPE FERRARA


Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade

Giuseppe Ferrara
Appunti di viaggio di un funambolo muto
a cura di Carla Baroni



Che dire di quest'ultima fatica di Giuseppe Ferrara Appunti di viaggio di un funambolo muto (Edizioni Tracce, Pescara) ? Il titolo è di per sé esplicativo: chi è il funambolo muto se non il poeta che, sempre in bilico sul filo del pensiero, si  destreggia tra difficoltà varie rimanendo costantemente concentrato sulla parola, quella che gli consentirà di fare un altro passo in quel difficile cammino che si è scelto o per vocazione o per sfida? Su questa falsariga - molti i capitoli e i testi che evocano questo particolarissimo artista - l'autore scopre tutte le sue carte spaziando volutamente tra diversi tipi di poesia sia per forma che per contenuto. Troviamo poesie ironiche dove prevale il gusto della manipolazione del vocabolo con giochi di parole, rime, assonanze anche a metà verso, rimandi sapienziali e stratagemmi vari per condurci in terreni ancora inesplorati perché non è affatto vero che tutto è stato detto, c'è sempre spazio per chi voglia esprimere qualcosa di nuovo. Il mio cuore ha bisogno di stupore (All'uscita della libreria del centro) è il concetto base, l'assunto con cui Ferrara si fa scudo per comunicare agli altri le proprie emozioni in modo diverso, un istrionico porgersi di un esperto teatrante che conosce tutte le malizie del mestiere. Si avverte la voglia dell'azzardo continuo, di sondare dove lo potrà portare questo suo spingersi oltre. Del resto tra i funamboli c'è chi pone il filo a due metri di altezza e chi sulla cima delle torri gemelle. Però, a tratti, la sfida si addolcisce, si entra nella routine del quotidiano. E allora sono gli affetti a prevalere: le figlie, la moglie, la madre. L'ironia, quando c'è, si tramuta quasi in un lessico familiare, un tenero modo di comunicare con la stretta cerchia dei propri cari, di cui forse il lettore non comprenderà completamente l'afflato ma dal quale viene maggiormente coinvolto perché più vicino alle sue corde, alla sua sensibilità.
Tessuto prosodico aperto al ventaglio di tutte le possibili sperimentazioni ma con molte contaminazioni classiche e che rientra poi definitivamente nei parametri della forma canonica negli oltre cinquanta originalissimi haiku finali.


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