Giuseppe Ferrara
Appunti di viaggio di un
funambolo muto
a cura di Carla Baroni
Che
dire di quest'ultima fatica di Giuseppe Ferrara Appunti di viaggio di un
funambolo muto (Edizioni Tracce, Pescara) ? Il titolo è di per sé
esplicativo: chi è il funambolo muto se non il poeta che, sempre in bilico sul
filo del pensiero, si destreggia tra
difficoltà varie rimanendo costantemente concentrato sulla parola, quella che
gli consentirà di fare un altro passo in quel difficile cammino che si è scelto
o per vocazione o per sfida? Su questa falsariga - molti i capitoli e i testi
che evocano questo particolarissimo artista - l'autore scopre tutte le sue
carte spaziando volutamente tra diversi tipi di poesia sia per forma che per
contenuto. Troviamo poesie ironiche dove prevale il gusto della manipolazione
del vocabolo con giochi di parole, rime, assonanze anche a metà verso, rimandi
sapienziali e stratagemmi vari per condurci in terreni ancora inesplorati
perché non è affatto vero che tutto è stato detto, c'è sempre spazio per
chi voglia esprimere qualcosa di nuovo. Il mio cuore ha bisogno di stupore
(All'uscita della libreria del centro) è il concetto base, l'assunto con cui
Ferrara si fa scudo per comunicare agli altri le proprie emozioni in modo
diverso, un istrionico porgersi di un esperto teatrante che conosce tutte le
malizie del mestiere. Si avverte la voglia dell'azzardo continuo, di sondare
dove lo potrà portare questo suo spingersi oltre. Del resto tra i funamboli c'è
chi pone il filo a due metri di altezza e chi sulla cima delle torri gemelle.
Però, a tratti, la sfida si addolcisce, si entra nella routine del quotidiano.
E allora sono gli affetti a prevalere: le figlie, la moglie, la madre.
L'ironia, quando c'è, si tramuta quasi in un lessico familiare, un tenero modo
di comunicare con la stretta cerchia dei propri cari, di cui forse il lettore
non comprenderà completamente l'afflato ma dal quale viene maggiormente
coinvolto perché più vicino alle sue corde, alla sua sensibilità.
Tessuto
prosodico aperto al ventaglio di tutte le possibili sperimentazioni ma con
molte contaminazioni classiche e che rientra poi definitivamente nei parametri
della forma canonica negli oltre cinquanta originalissimi haiku finali.
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