E' l'inizio: la vita. La vita che inizia con un pianto. E'
l'abbrivio per un discorso poetico che comincia con luce d'alba; l'inizio di un
giorno che dura una vita. Dal calore protettivo del grembo materno, l'uomo
nasce al mondo: è il primo mutamento. Pochi
versi si aprono in musicali endecasillabi. Un discorso che riprende e amplia in
Flusso
INIZIO
Dalle tiepide viscere
sganciato
scivoli lentamente
nell'ignoto.
sei stato del tepore
defraudato:
e di protesta lanci forti
grida
Non è violenza, è solo
mutamento:
Il primo tuo e non avrai
rimpianti
Se un caldo seno accoglierà
il tuo corpo
Adesso hai l'alba in dono,
fai un sorriso!
(…) Ampie ali
per volare ed atterrare
oltre le tue radici,
che con cura conservi
sotto bianco piumaggio.
per volare ed atterrare
oltre le tue radici,
che con cura conservi
sotto bianco piumaggio.
Passato e
presente,
non si sommano.
Il futuro:
complessa operazione
in perpetuo mutamento. (Flusso)
non si sommano.
Il futuro:
complessa operazione
in perpetuo mutamento. (Flusso)
Apre così il suo Percorso,
Serenella, con un inno alla vita, già insito nel titolo della raccolta
"Fiore di Loto". Il fiore di loto nasce dall'acqua, rapidamente
cresce e ha una bellissima proprietà: respinge gli insulti dall'esterno e poi
il suo seme è eterno. La parola è un seme, forte ed eterno. Come un fiore di
loto l'uomo dovrebbe crescere nel mondo donando bellezza e rifuggendo il male.
Ma non può, per sua natura compie errori, sbaglia, soffre e allora deve
scegliere, custodire, perdere
cercare. Come Odisseo, sempre. E comincia il viaggio: quasi un flashback, dal
piatto sbeccato della vita a cercare quella primavera mai colta:
PER STRADA
Arduo viaggiare nelle
intasate arterie del cosmo.
Desideri lentamente
rosicchiare la circonferenza
dei giorni avanzati dal
piatto sbeccato della vita.
In girotondi lievi,
alla ricerca di paesi nuovi
rimasti intrappolati
nei buchi della tua
solitudine.
Sporca di alghe vuoi
nasconderti
dietro i merli della torre
del castello di sabbia
smarrito nella marea del
tempo.
Vorresti sostare ai limiti
del bosco selvaggio,
dove il profumo dei fiori
celati dai rovi
non viene mai reciso.
Dell'albero dei vocaboli temi
la stagione priva di frutti.
Per non cadere sul fondo del
pozzo vuoto di suoni,
ti arrampichi come un glicine
sopra un muro di parole.
Credi nell'innocenza del
vento.
Attendi ancora il sogno:
residuo dei petali di una
primavera mai colta.
Dal tempo del mutamento, che parte dalle proprie radici, al tempo
del nutrimento in Profumo di cera d'api
: Con le radici mozzate tutto secca e muore.
Giunge il connubio
Vita/Morte, antico filo conduttore di ogni riflessione filosofica umana; mistero
che si rende Epifania in quel profumo che rappresenta il lavoro infaticabile di
un'anima, operaia dell'esperienza.
PROFUMO DI CERA D'API
E’ tempo di riannodare
fili recisi dall’ascia affilata
di un menefreghismo cosmico.
fili recisi dall’ascia affilata
di un menefreghismo cosmico.
E’ tempo di nutrimento.
Con le radici mozzate
tutto secca e muore.
Con le radici mozzate
tutto secca e muore.
Senza i piani inferiori,
il grattacielo
non tocca il firmamento
si sfascia al suolo.
il grattacielo
non tocca il firmamento
si sfascia al suolo.
E il tuo castello oggi,
vacilla.
Paurosamente, barcolla.
Crolla, si disgrega.
In una massa senza identità
Paurosamente, barcolla.
Crolla, si disgrega.
In una massa senza identità
Un profumo di cera d’api.
Fu: Epifania.
Librando si può
vedere con altri occhi per cominciare una metamorfosi.
(…)Dall'alto osservi paesaggi
infiniti
Con la leggerezza di una
piuma.
E' seta pura il cielo.
Tessuto grezzo, la terra.
Ti svela adesso le sue trame.
La recisione dei coriacei
fili che ti legano
a contaminazioni mentali.
Ti hanno ferito le dita.
Fotografi attenta ogni
granello di sabbia.
E inizi la tua metamorfosi. (Mettere
a fuoco)
SETTEMBRE ANCORA
SETTEMBRE ANCORA
E questo vento che oggi il
mare increspa
domani soffierà su foglie
gialle
di questi alberi forti a
denudarli.
E grigio, come i tuoi
capelli, verrà
il mare. Il cielo pure, e
tutta quanta
la campagna. Mi sfugge questo
tempo
tra le dita, ma il suo passaggio
reca
mutamento. Per la morte
passando
si rinnova la vita. Anche le
foglie
che sul viale ammucchiate
sono morte
rimarranno per pochi attimi
ancora.
Giunto è per loro, il tempo
della fine.
Perverrà pur quello che
sull'albero,
novelle e verdi ancora
nasceranno.
La vita resta, c'è chi viene
e chi va.
Il neonato Settembre i suoi
bei frutti
recherà. Perché la vita ha un
cuore che
pulsa e vibra e freme, senza
morire!
Gli elementi della natura, spesso soccorrono la nostra poetessa in
metafore speculari in cui l'umanità, sembra cambiare aspetto e dibattersi in
una frenetica lotta per non perdere la propria identità: Chi sono?/ forse una/ o tutte?/ Pensieri condivisibili che anch'io,
come tanti, più o meno in questi termini, ho fatto molte volte. Versi brevi,
ricchi di punti, necessari e didascalici, per voler ricominciare in ogni
istante. Ricomporsi in un unicum che comprenda ogni nostra personalità. Siamo
la punta di una piramide, composta dai tanti di noi. La consapevolezza è
necessaria all’equilibro, attraverso la conoscenza imperfetta dei mostri che
abbiamo dentro.
A VOLTE MI SMARRISCO
Quando troppe persone mi
abitano
mi smarrisco.
In luoghi dei quali non
conosco
strada né nome.
Luoghi silenziosi.
Luoghi statici.
Senza movimento
né memoria.
Sono luoghi vuoti.
Sono non luoghi.
Sono luoghi infiniti.
Senza luce né vento.
A farmi compagnia,
ombre senza corpo.
Chi sono?
Forse una,
o tutte?
A volte
non riesco a trovarmi.
Vorrei uno specchio,
ampio.
Dove riflettere e
rintracciare
la mia immagine
e ricomporla
con tutte le donne che io
sono.
E ancora: Chissà se pure
l'onde/ bramino cieli calmi/
CHISSA' SE L'ONDE
Chissà se pure l’onde
bramino cieli calmi
dove specchiarsi
quando appena increspate
godono dell’astro.
O quando piatte,
in coltre di cristallo,
si raggruppano
a celare i segreti del
mare.
Ma la tranquillità
è fuggevole attimo
che presto si dissolve
nella spuma.
E s’alza l’onda e s’adira
a volte con furia,
il cielo graffia
e annaspa fino a ferire
e a rimaner ferita.
Lacera vite
ed urla
e piange
e poi, un istante
si quieta.
Anche la vita
come l’onda urla.
E proprio come l’onda
affonda.
E percuote, col suo bastone.
A volte in vita lascia il
corpo
ma straccia l’anima.
E la quiete a cui anelavi:
presto, si fa chimera.
Sì, ameremmo vederci belli quieti, appena un po' increspati sulla
scorza, tanto per gradire emozioni. Ma...ma...la tranquillità è fuggevole
attimo.
Vita e poesia, poesia è vita. E' un intersecarsi di evoluzioni e
momenti: fiume, pioggia, terra, azzurro...
Tutto concorre all'evoluzione dell'Essere, un Essere che anela ad
esser-ci consapevole di ciò che accade a se stesso nel mondo. E si viaggia
ancora e ancora a rileggere la nostra storia, senza la fretta della primavera.
Azzurrità d'improvviso mi
coglie:
è pioggia d'acqua, priva, che mi ammalia. ...
Alla mia, una mano si congiunge
in un silenzio gonfio che raccoglie.
Nello spazio dell'essere, ondeggiando
raggiungo paesaggi sconosciuti.
è pioggia d'acqua, priva, che mi ammalia. ...
Alla mia, una mano si congiunge
in un silenzio gonfio che raccoglie.
Nello spazio dell'essere, ondeggiando
raggiungo paesaggi sconosciuti.
Voli apparentemente senza
meta
Dentro scenari pieni, senza copia.
È tempo strano questo, troppo cheto,
che appaga il mio appetito di sapere.
È bello questo viaggio inaspettato.
Rileggere la storia:
senza la fretta della primavera. (… Tua Mano)
Dentro scenari pieni, senza copia.
È tempo strano questo, troppo cheto,
che appaga il mio appetito di sapere.
È bello questo viaggio inaspettato.
Rileggere la storia:
senza la fretta della primavera. (… Tua Mano)
La poetessa crede, guardando ad ogni dettaglio, nell'universalità
del sentimento d'amore: per il compagno, per il padre, per la madre, per la
figlia ( a tutti dedica versi).
Amore non scevro dal dolore perché, come lei ci dice, anche se
cuore e amore rimano, non possiamo dimenticare il dolore che rima anch'esso.
Il cuore, pur se con amore
rima,
non sempre però batte per
piacere.
La rabbia invece è grande
certe sere.
Prima che la tachicardia ci
opprima:
conviene ritrovarci a
discussione,
chiarire con pazienza certe
cose
che incrinano di brutto
questa unione. (… L’elemento determinante)
IL DOLORE NASCOSTO
Gridano gli scarafaggi appesi
alle tue pareti.
La finestra serrata,
da pesanti inferriate
protetta.
Un bicchiere di vino rosso
ed una musica assordante
celano i lamenti.
Nelle notti senza luna
il corvo si dibatte.
Si spargono nel vento, piume
nere
invisibili all’occhio
assonnato
dell’universo.
All’alba dipingi di giallo
le parole.
Indossi la maschera
del pagliaccio felice
Infili il maglione a righe.
Ed esci.
Lungo i viali alberati
per terra, insieme alle
foglie
bagnate da stille di rugiada,
ho intravisto sorrisi di
plastica
caduti dalla smorfia delle
tue labbra.
Più avanti ho raccolto
minuscole stelle tra le
foglie nascoste.
Puri diamanti!
Li ho appoggiati sul palmo.
Ho riconosciuto le tue
lacrime.
Il libro è diviso per capitoli e l’ultimo è dedicato alla sua
terra: La Toscana
E qui mi soffermo su una poesia in particolare: Indifferenza.
E’ una cascata di note in senari e novenari fonosimbolici, con
fenomeni di metrica come: assonanze, semplici consonanze, onomatopee (Din don),
inversioni, rime interne e a fine verso. Ad un orecchio attento, insieme al
valore semantico del testo, non possono sfuggire. Elementi cosmici, umani e
familiari, mi portano ad un gusto simbolista- pascoliano poiché Serenella,
attraverso elementi della natura, esprime stati d'animo, resoconti, il dolore
di un mondo e la speranza per una vita migliore. Tutto tornerà al creato, ad
ogni voce di vento che sussurrerà ai ricordi quel che è stato e sarà.
INDIFFERENZA
“Torre Del Lago”
Dai, siedi sull'erba.
Ascolta l'immenso
che brulica intenso di suoni.
La senti la voce?
È lieve, sottile, soave.
Ha note di cielo velate,
si spegne ogni tanto e poi
tace.
Riprende, ed ancora ti
sfiora
con timbri silvestri e
marini.
Tintinnii di gocce leggiadre,
din don di campane intonate
che suonano assorte nel bosco
tra rami di tigli e di
pini.
Riecheggiano in mare ed in
cielo
tra flutti infiniti e nel
vento:
son nenie struggenti, lamenti
di nuvole, oppure dell'onde
che danzano dentro le sponde
di cieli e mari violati.
Sul prato bagnato di brina
che brilla di stelle e di
luna
si scioglie una voce
argentina.
Ascolta, la senti?
È il dolce sussurro dell'erba
che chiama con voce
raccolta.
Esorta all'ascolto:
di canti più puri!
Pregnanti di suoni ancestrali
vibranti nell'acqua,
nell'aria:
di luce, di gioia e
speranza.
Avanti accorrete!
La terra inquinata e ferita
richiama con voce stremata
ogni uomo alla propria
mansione.
Messaggi ignorati da molti,
ben troppi gli uditi
insensibili
sfuggenti al terrestre
richiamo.
Frastornate e stordite le
menti
serrate all'immenso infinito:
più non odono i suoni del
vento
né del mare, neppure del
cielo.
Il giorno dell’approdo
le mani dal timone
staccherò,
l’ancora calerò in sicuro
porto.
Sulla prua lascerò afrore
di basilico e d’orto.
Nell’ora precisa del
tramonto,
sulla luce discreta della
sera
m’avvierò, col sospiro di
Zefiro
nell’aria.
Sulla terra sarà primavera,
a festa risuoneranno le campane,
germoglieranno fremiti,
garriti
e grandi voli.
Quando mi vorrai:
mi troverai, tra l’erba
e dentro all’onde.
Mi riconoscerai nella rondine
laboriosa, che costruisce il
nido.
E nella farfalla vanitosa che
di fiore in fiore nel cielo
limpido
vola.
Scorgerai tra i grappoli
briosi
di mimosa,
tra foglie cupe della
magnolia
ombrosa,
nelle quiete, distese
acque
di lago,
e nel tumulto dei marosi
la mia imago.
Avrò di vento voce e canterò
col mare.
Sarò: buio e luce
e sabbia e roccia
e sole e luna.
"Sai, la memoria è una
laguna,
dove i ricordi sono organismi
vivi
e coralli preziosi da
evocare:
quando ti senti
sola".
Patrizia Stefanelli
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