“… Nell'isola si racconta che nelle notti di
luna piena ogni pescatore perduto tra le
onde torni a visitare
la sua casa.
Si dice anche che chi passa vicino alla casupola di Presenza, ormai nascosta tra i cespugli di
cisto , può udire un dolce
canto che il vento porta verso il
mare…”
Un
racconto psicologico, dove tutto collabora ad un approfondimento interiore: gli
arbusti mediterranei, i gabbiani, la casupola, l’isola. La solitudine fa da
personaggio principale nella narrazione; e l’isola stessa (La Maddalena) si
umanizza in questo scorrere limpido, lirico, fluente, della storia. D’altronde
tutti noi ambiamo ad un’isola vaga e
indeterminata che appaghi il nostro inquieto essere umani. E questa isola, da
cui la scrittrice inizia la sua vicenda, non è affatto l’isola a cui vorrebbe
approdare; l’isola dell’approdo non esiste; è nella nostra ambizione, è quella
che non c’è; ed è bene che non ci sia, dacché il carburante delle nostre
ispirazioni è motivato da questa nostra continua perlustrazione. La Maddalena è reale e rappresenta la vita col
suo abbraccio floreale e la sua ristrettezza fisica; rappresenta l’animo della
scrittrice che da lì può allungare la vista verso un mare che non ha limiti; è
aldilà di quel mare che forse è nascosta la spiaggia dell’appagamento. Oltre i
confini della terrenità ed oltre la melanconia del condizionamento
vicissitudinale.
I
periodi si distendono su uno spartito di euritmica sonorità. Ed è una lettura
fresca e invitante che ci porta a correre tutto di un fiato fino agli ultimi
righi; a quelli inseriti come momento iniziale del mio scritto. Tutto è dolce,
umanamente vero, ontologicamente vicino ad ognuno di noi. E non è affatto
azzardato parlare di prosa poetica sia per una forma musicalmente fruibile che
per una emotività agilmente trasversale e verticale. Ed è quel vento verso il mare che meglio
simboleggia l’azzardo oltre la precarietà della condizione umana:
“… Si dice anche che chi passa vicino alla casupola di Presenza, ormai nascosta tra i cespugli di
cisto , può udire un dolce
canto che il vento porta verso il
mare…”
Nazario
Pardini
PRESENZA
All'isola
si racconta che:
La
casupola , in mezzo alla macchia di
bassi cespugli ,mirto lentischio fiori di cisto bianco e rosa...poco lontano dal mare....
Ondeggia il cisto
al vento di ponente... tutto intorno alla casa, come se in un abbraccio
volesse proteggerla , proteggerla da tutto, dai venti dagli spruzzi
salmastri , dagli sguardi dei curiosi. ... e anche consolarla della sua
solitudine. Sembra una casa abbandonata....
I
cespugli si avvicinano ogni giorno di più, finiranno col soffocarla nella
stretta del loro amore.
Ma la
casupola non risponde a questo amore. Resta indifferente , chiusa in un suo sé
potente e misterioso.
All'interno
le pareti echeggiano parole frantumate nel tempo, cedono amaro ancora, ma la
lingua tace. Presenza , senza età, non sa più parlare, sa solo tacere e
attendere. Si fa sempre più esile. E'
diafana, tra poco resterà solo l'ombra stampata su quelle pareti che continuano
a parlare, a parlare...
.......Il
desiderio genera il pensiero, scrive un antico filosofo. E Presenza
è tutta un pensiero, una mente piena di desiderio che la consuma momento
per momento. Passa la giornata in un assopimento strano, bisognoso di niente.
Solo a tratti ha una specie di risveglio, allora butta occhiate avide oltre i cespugli , fino al
mare, fino al lontano orizzonte. Il mare è tutta una distesa azzurra che si confonde con il cielo sereno. Presenza vi legge tante promesse
rassicuranti.. Sorride, poi ricade nel solito torpore. Non mangia non beve non
parla, è solo attesa..
Quando
è notte i suoi sensi si risvegliano in tutta la loro potenza., è allora
che ha bisogno di cibo, ha bisogno di
amore, ha bisogno di quel corpo che fa tutt'uno con il suo. .. Spinge lo
sguardo dentro il fitto della macchia senza nulla vedere . Perché è notte,
perché è buio.
......
Una
notte, al plenilunio, gli ogliastri agitano le braccia dove già brillano i
primi frutti come scuri coralli, il cisto
muove mollemente i suoi candidi
fiori ..la macchia è tutta un
sussurro che accompagna il ritmico batti batti del mare sulla battigia.
Presenza
vibra di commozione - è lui che torna- dice
a se stessa nel silenzio della parola.. Come sempre e più di sempre
aguzza lo sguardo, scruta fuori , nella macchia illuminata a giorno dalla luna
alta nel cielo. Vorrebbe uscire all'aperto per farsi vedere , per
abbracciare e farsi stringere , come lui
è solito fare ad ogni suo ritorno dal
mare...
Non può. E' solo un'ombra che il chiarore
lunare stampa sulla parete. Tende le
braccia e senza voce grida appassionatamente : sono Presenza, la
tua Presenza. Vieni da me.!-
....Un
possente battito d'ali muove l'aria
nella stanza , segue un lieve rumore come un sospiro che riempie tutta la casa. Con elegante volo
un candido gabbiano si è posato sul davanzale.
Presenza
è come affascinata dall'apparizione, non si stanca di fissare l'insolito visitatore che pare venuto apposta per lei. Sente nel cuore una serenità
nuova che l'allontana dall'accorato pensiero e le mette dentro un senso di
sicurezza e di pace. Come per incanto chiude gli occhi e si abbandona ad un sonno ristoratore.
...Passate
le ore la Luna va a spengersi nella diffusa luminosità dell'alba.
Subito
il giorno con i suoi colori accende
tutte le cose frugando ogni angolo dove la notte ama nascondere i suoi segreti.
La
prima brezza di terra percorre la macchia , accarezza gli ogliastri, i cespugli
del mirto...desta dolcemente i fiori del cisto . Passa e va..
Presenza ha aperto gli occhi . E' sorpresa di un inconsueto risveglio.
Del
notturno visitatore ha un ricordo confuso, come di un bel sogno che la luce del
giorno cancella dalla mente. Prova una
sensazione strana che la tiene ben
desta, quasi una motivazione a continuare a vivere sorretta dalla speranza.
Riprende a guardare fuori della finestra che tiene sempre aperta
sulla macchia fiorita, percepisce nuovi odori che la brezza di mare spinge fino a lei...
Le ore corrono veloci verso il tramonto.
Per
sette giorni e sette notti Presenza assiste al volo del gabbiano che viene a
posarsi sul davanzale..
Ogni
sera lo guarda affascinata e sempre cade
in un sonno profondo che dura fino al
mattino.
Quando si desta ha ancora nella mente l'eco di
un canto che ha sentito nel sonno, e le
piace immaginare che quella sia la voce del visitatore notturno...
Le pareti stesse ogni giorno ripetono quella
melodia ...
Un'intima
gioia riempie l'anima di Presenza e le sue ore trascorrono in una nuova
attesa....
Ma una
notte l'attesa è vana....
La
casa respira un silenzio pesante,
quasi una mancanza d'aria.
Nessun
gabbiano viene a posarsi sul davanzale della finestra.
Nel
cielo stellato brilla una piccola falce
di luna.
Da quel giorno un'altra assenza pesa sul cuore di Presenza e dilata il corso del suo tempo.
Continua a mandare alla finestra occhiate inquiete e ansiose, sia di giorno che di notte..Il suo corpo si fa sempre più esangue.....
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Nell'isola si racconta che
nelle notti di luna piena ogni pescatore
perduto tra le onde torni a visitare
la sua casa.
Si dice anche che chi passa vicino alla casupola di Presenza, ormai nascosta tra i cespugli di
cisto , può udire un dolce
canto che il vento porta verso il
mare..
Edda
Conte
14
Maggio 2016
La Maddalena
Grazie amico Nazario! Sempre interessanti le tue "letture", sempre pregnanti i tuoi commenti. Evidentemente ,anche, tra le nostre poiesi c'è notevole affinità. Del resto la vita è un'unica maestra.
RispondiEliminaC'è qualcosa che ti può consolare dalla solitudine? Soprattutto la notte quando “i sensi si risvegliano in tutta la loro potenza”?
RispondiEliminaNormalmente si vive di una lunga attesa; solo a tratti si ha una specie di risveglio, quasi una motivazione a continuare a vivere, poi la disillusione ti fa ricadere nell'avvilimento, nel consueto torpore.
Nessun essere vivente viene a farti visita, a “posarsi sul davanzale della tua finestra.”
Solo, con te stesso, e abbandonato da tutti. Qui la riflessione
rivela lo stato d'animo della vuota attesa, dell’ansia dell’abbandono da cui non c’è via di scampo: Non c'è luogo, per quanto incantevole com'è La Maddalena, coperto da una lussureggiante vegetazione di macchie fiorite, circondato da un mare stupendo, che sia adeguato a ricoprire ogni parte di questo vuoto.
Ubaldo de Robertis
Il Tempo, l'attesa, il vuoto, la speranza, la fantasia tout-court...tanti ingredienti della scrittura ma in fondo un unico sentimento , un imput che si veste di metafora per nascondersi. Anche a se stesso. Hai indovinato...però : scrivo perché sento, scrivo perché penso, scrivo perché attendo. Cosa non lo so. Ma quando si attende, qualcosa deve pure arrivare.Sicuro che arriverà, magari non buono, magari non bello, magari...però sempre meglio di tanta bonaccia.
RispondiEliminagrazie, Ubaldo, sei sempre l'amico acuto e delicato che preferisco. Edda.