Un grido di luce, d’amore e di spirito,
queste poesie di Annalisa Rodeghiero; un grido smorzato da risvolti ontologici;
dalle meditazioni che tendono ad elevare un’anima dall’irrequietezza del
terreno al mistero dell’oltre. Proprio
un urlo alla Munch al Cielo, ai fiori e al creato con un animo tutto propenso alla
ricerca del Bello; diretto alla generosità della rinascita e del rinnovo della
vita: “Il tuo, Anna, non a caso,
scelto./ Ovunque intorno si alzano colonne,/ arcate e volte/ a colmare spazi antichi/
mentre in piena luce/ con sguardo dolce avanzi,/ ora figlia, al braccio di tuo
padre.”. E l’intensità emotiva dà corpo a versi originali e cristallini; a
impennate iperboliche di forte resa poetica. E’ qui la novità del canto; sta
tutta in un linguismo audace e sonoro, corposo e fluido, intonato alla potenza
icastica che occorre per concretizzare tanto sentire. E il ricorso ad una
natura visivamente scoperta; ad una natura viva e “indorata” “quasi a dar luce”,
si deve al bisogno di concretizzare una epigrammatica vicenda spirituale: “Si è
indorata anche la luna stasera/quasi a dar luce/ al golfo addormentato/sotto
le Mura di Tramontana./ Non Ti vedo ma è
con i tuoi occhi/ che la guardo,/ è nel mistero del creato/ che Ti sento.”. La
luna, Tramontana, il golfo, il mistero del creato, si fanno fedeli
collaboratori nel tracciare le linee di un percorso che porta all’Eccelso. Tutto
collabora al rendimento poematico del canto. Un ensemble di verbi scintillanti
e di emozioni inebrianti che nell’attesa
del tutto trovano il loro approdo:
-Sono certa- sei Tu che muovi appena
quest’aria quasi ferma nell’attesa.
E’ in quest’assenza piena
che mi manchi
come alle alghe a riva
il dondolio dell’onda
Nazario Pardini
"E’ questa/ la notte in cui si genera al bambino/ la madre”
(Nascita di
Maria) Rainer Maria Rilke
ANNA
Era un coro d’angeli
a intonare melodie
per la chiarità del seme
che s’aggrappava al grembo.
Il tuo, Anna, non a caso, scelto.
Ovunque intorno si alzano colonne,
arcate e volte
a colmare spazi antichi
mentre in piena luce
con sguardo dolce avanzi,
ora figlia, al braccio di tuo padre.
Sposa avvolta in veli di magnolia
incanti gli occhi
mentre esibisci grata,
il frutto-dono, la grazia del Disegno:
essere figlia del figlio che ti è nato,
essere madre che
se lo stringe al petto.
(Dedicata a mia nipote Anna,
diventata mamma e sposa dopo anni di
anoressia )
COME NEVE
Hanno braccia
impolverate d’assenza,
questi abeti rossi
insolitamente nudi.
Braccia curve verso l’alto
a chiedere di te.
E tu, solo adesso pronta,
senza alcun preavviso,
come ogni gioia vera, torni.
Solleverai le spalle alla montagna,
darai alla terra spenta
risposta alla sua sete.
Sarà certezza
di non averti atteso invano,
la luce dei cristalli
che dona
smalto al cielo.
Rinascita veloce
dopo il lento morire.
ERANO DISTESE DI LAVANDA
Come se niente fosse,
sempre su corolle appena schiuse
ulula obliqua la tormenta e strappa.
Erano distese di lavanda al sole
a inebriare il grido dei voli.
Deliranti
il tutto pieno
e il niente.
Cosa cercavi allora
quando mi invitavi al sogno?
Di sogni non si vive
e non si muore.
E se d'eterno
fosse stato il bisogno,
non nei voli d'ali
imporporate a festa,
dovevamo noi cercare
ma in quell'essere noi angeli
in altra dimensione.
IL DONDOLIO DELL’ONDA
Si è indorata anche la luna stasera
quasi a dar luce
al golfo addormentato
sotto le Mura di Tramontana.
Non Ti vedo ma è con i tuoi occhi
che la guardo,
è nel mistero del creato
che Ti sento.
-Sono certa- sei Tu che muovi appena
quest’aria quasi ferma nell’attesa.
che mi manchi
come alle alghe a riva
il dondolio dell’onda.
Ho sempre trovato nella scrittura di Annalisa Rodeghiero il canto, l'autentico e indistinguibile canto della poesia: non ho mai avuto la benché minima perplessità al riguardo.
RispondiEliminaI versi, che Nazario riporta - come suo solito, con acume davvero da grande critico, qual'è -, presentando questi suoi inediti, ne sono la più chiara testimonianza. Mi piace citare proprio la conclusione del suo intervento:"Tutto collabora al rendimento poematico del canto. Un ensemble di verbi scintillanti e di emozioni inebrianti che nell’attesa del tutto trovano il loro approdo":
"-Sono certa- sei Tu che muovi appena
quest’aria quasi ferma nell’attesa.
E’ in quest’assenza piena
che mi manchi
come alle alghe a riva
il dondolio dell’onda."
Versi questi - non meno degli altri, s'intende, - che toccano le corde più profonde dell'anima e fanno dire: si, qui, siamo di fronte ad una vera poetessa, ad un sentire
fragrante e genuino come il pane, limpido e trasparente come l'acqua che sgorga dalle sorgenti di alta montagna. I quattro versi della chiusa sono un capolavoro di bellezza (e non esagero): basti riflettere sull'ossimorica valenza di " E' in quest'assenza piena", su quella mancanza solo "fisica" dell'Amore, e poi su quell'allegoria che - come meglio non si potrebbe - dipinge i colori del cuore, della vita di un cuore sofferente eppure colmo di felicità.
Ma le chiuse di tutte le liriche racchiudono, come in uno scrigno segreto e prezioso, gli echi profondissimi dell'Amore: da "Anna" (un verso per tutti: "essere figlia del figlio che ti è nato,...") a "Erano distese di lavanda"
("non nei voli d'ali / imporporate a festa, / dovevamo noi cercare /ma in quell'essere noi angeli / in altra dimensione.") a "Come neve" ("Sarà certezza / di non averti atteso invano, / la luce dei cristalli /
che dona smalto al cielo.
Rinascita veloce / dopo il lento morire.").
Che altro aggiungere? Un auspicio (che prendo proprio da quest'ultima citazione) per lei: "che quella certezza (la certezza della Poesia e dell'Amore) sia sempre inattaccabile e, se anche dovesse diventare muto il suo cuore (cosa che non succederà mai realmente) sappia sempre rinascere velocemente dopo il lento ma apparente morire".
Con i miei più sinceri e vivi complimenti,
Sandro Angelucci
Ringrazio di cuore il Prof. Pardini per lo spazio che gentilmente ha riservato ai miei inediti, al sole sugli scogli di Leucade ma ancora di più per averli letti con attenzione e per avere sottolineato con parole generose e molto efficaci la novità del canto :“ Un grido di luce, d’amore e di spirito…un urlo alla Munch al Cielo, ai fiori e al creato con un animo tutto propenso alla ricerca del Bello”, mettendo poi in evidenza proprio i versi a me più cari. Versi ripresi poi da Sandro Angelucci che ringrazio per avermi fatto il complimento più bello che un poeta possa ricevere, dicendomi di avere sempre trovato nella mia scrittura un autentico e inconfondibile canto. Al suo dubbio in chiusura di commento rispondo che mai il mio cuore resterà muto. Potrà versare lacrime di pianto o di gioia ma pulserà d’amore e di poesia fino all’ultimo respiro.
RispondiEliminaAd entrambi la mia profonda stima e il mio affetto.
Annalisa Rodeghiero
Ho letto le poesie di Annalisa Rodeghiero quasi per caso (e con un certo ritardo) e sono rimasto stupito dalla capacità sconcertante di creare immagini vive ed essenziali con disarmante semplicità. E ne ho sentito anche la musica, che non è sequenza metrica ma flusso e sospensione emotivi.
RispondiEliminaNon ho la capacità celebrativa del critico. Sono piuttosto profano e debole di riferimenti. Tuttavia come semplice lettore della poesia mi sento di dire che nella babele di suoni, tendenze e mode questa semplicità apparente, fatta in realtà di arte e sensibilità infinita e di vera distillata poesia, rappresenta per me una via maestra da seguire, e con tanta tantissima ammirazione.
Benedetto Maggio
Leggo con stupore e gratitudine le generose parole che Benedetto Maggio mi ha riservato. Siamo su una stessa, piccola barca in un mare dove le parole vere della poesia navigano nel tempo.
RispondiEliminaAnnalisa Rodeghiero