VERA CANTINI In urna
di memorie
Dalla solitudine dell’estraneità alla solezza esistenziale
La solitudine dell’estraneità, l’amore e il disamore, i
figli, la rabbia, il dolore, la quiete, la natura, la scrittura, la metafora sono i punti cardinali di un percorso
che dal contingente si eleva alle grandi interrogazioni che l’autrice scolpisce
in lesene In urna di memorie.
Poesia semplice, comunicativa, lapidaria e al contempo
esperta a livello tecnico e lessicale quella di Vera Cantini dove le commozioni
ben controllate e mai indulgenti nei confronti di soluzioni eccessivamente
sentimentali si aprono verso orizzonti plurimi e di ampio respiro. “Patologia
percettiva / è il miraggio nel deserto / come se mia certezza / cedesse
all’illusione / di tenera carezza / di calor d’emozione / di profumo di parole”
(patologia percettiva). Già patologia, miraggio, certezza ed illusione ci
introducono in un dialogo quasi fisico non solo con l’anima dell’autrice, ma
anche e soprattutto con l’anima dell’umano. I particolari profumo di parole, esausta, stanca, assurdo tamburo di rock, mi
coprirò le orecchie, quest’emozione /
che mi prende al risveglio, io
aspetto che vieni..., Ma non trovo il coraggio non restano relegati alla sfera personale, né ci inganni l’immissione
prepotente della prima persona, ma si amplificano fino a rendersi intuizioni
oggettive…
(Dalla Prefazione di N. Pardini)
LE CASE DELLA MEMORIA
Progressive
s’alternano in memoria
ospitali dimore
a impreziosire
perle di dolore.
Semplici perle
-disposte in fila
di paziente attesa
in millenaria brama
d’accogliente covo-
epurate di detriti
d’orpelli di ricordi
s’apprestano all’adagio
in ostriche novelle.
Ed ecco che preziosa
si mostra la collana
di lucida sostanza
di
Pensiero.
Oh dolci case
della mia Memoria! (Da Vera
Cantini: In urna di memoria. Pisa.
2000)
La memoria ha i suoi mille volti, fatti di rughe e di storie, fatti sorrisi e di dolori, ma tutti in successione chi più e chi meno dilagano nei sentimenti e nella vita, spetta al poeta tradurli in versi e spetta al lettore farne emozioni.
RispondiEliminaFrancesco
Dopo l'introduzione del caro, meraviglioso Nazario, è difficile esprimere un parere su una lirica così intensa e ricca di pathos da scuotere le fronde del cuore. Di certo scorrono dinanzi ai nostri occhi, in modo rapido e, allo stesso tempo compiuto, i territori della memoria, paragonate a perle di una collana 'di Pensiero', tanto preziosa, quanto sofferta... La vita, una volta di più, in liriche ispirate e struggenti come questa, mostra di essere una realtà di contrari. Un'ode alla nostalgia e una alla tristezza; una all'inquietudine e una alla tranquillità; una alla solitudine e una all'amore... L'asciuttezza espressiva dell'opera giova alle pause ritmiche, alla musicalità, all'andamento sinuoso. Se il verso risulta raccorciato, il componimento si accresce in estensione... Lirica che lascia il segno!
RispondiEliminaMaria Rizzi