Carla Baroni, collaboratrice di Lèucade |
Ignoro io da sempre
Ignoro
io da sempre
se
mi facessi dono del respiro
o
solamente quello del sospiro.
Ignoro
quanto sia
grande
lo spazio d’ombra
in
cui mi relegasti
e
quanti mai orizzonti
dovrò
oltrepassare
per
giungere alla fine alla tua luce.
Ignoro
se Tu esista veramente
o
sia soltanto frutto del pensiero
di
quel pensiero che rifiuta ancora
l’idea
d’essere
stata abbandonata al mondo.
Da: Oltre la siepe buia dei pensieri. Blu di Prussia Editrice. 2017
Grazie Nazario di avermi messo inaspettatamente sulla tua isola con una poesia del mio controverso poemetto "Oltre la siepe buia dei pensieri". E' stato un grande dono perché, malgrado io aspiri a essere ricordata e molti dei miei libri si trovino in vendita su internet, a mia insaputa, anche nelle edizioni che sarebbero dovute andare al macero, credo che siano pochissimi coloro che hanno un mio testo e soprattutto sanno ritrovarlo. Sei veramente un amico.
RispondiEliminaCarla
Questa poesia ci offre una Carla Baroni assolutamente seria. Qui non c'è spazio per la sua parte ironica o satirica, né per la colorita ilarità di cui spesso i suoi versi sono pervasi. I dubbi e gli interrogativi introdotti da un "ignoro", anaforicamente reiterato, pongono qui problemi esistenziali che ammiccano alla sfera religiosa e metafisica. E se non è indicata alcuna soluzione, rimane pur sempre una speranza, "quel pensiero che rifiuta ancora /l’idea/d’essere stata abbandonata al mondo".
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Caro Pasquale, grazie del tuo bel commento. Io, però, sono sempre seria anche quando rido o sorrido perché spesso parlo con ironia di cose che mi riguardano in modo molto graffiante. Quello di sorridere sempre e a oltranza è l'atteggiamento che hanno tutti gli handicappati per farsi perdonare di essere al mondo: l'ho imparato quando, insegnante, ho fatto i corsi di sostegno e sono stati analizzati i comportamenti di chi aveva bisogno di aiuto. È la filosofia del “ridi pagliaccio” che ci accompagna: sai quanti insulti riceviamo nella vita, a volte proprio da coloro che ci vogliono bene, incapaci spesso di dividere con noi il triste fardello della diversità? La normalità la sto raggiungendo adesso quando altri lamentano quei disturbi che sono dovuti alla tarda età e che invece a me hanno fatto compagnia da sempre. Inoltre ai miei tempi la menomazione fisica si pensava associata sempre a una menomazione intellettiva; sai quante pressioni ha avuto mia madre da amici e conoscenti perché non volevano che facessi il liceo? Ho dovuto prendermi due lauree per scrollarmi di dosso la veste di semi-deficiente in quanto tutti i successi che ottenevo sembravano mi fossero regalati.
RispondiEliminaIn questo libro, piuttosto ostico, c'è tutto il mio rapporto conflittuale con Dio che mi ha dato tanto, ma anche tanto mi ha tolto. E c'è molta durezza nel confessare il “segnà da Dio, tre passi in drio” che mi ha confinato in una apartheid senza regole scritte ma che credo affondi le sue radici nella preistoria. Per questo penso che il libro non abbia quel successo che secondo me meriterebbe perché, malgrado l'apparente apertura che la gente sembra avere verso tutti, c'è ancora moltissima ipocrisia.
A te Pasquale grazie di cuore anche per avermi dato l'occasione di difendere, con questo scritto, la mia categoria spesso fatta oggetto di falsi pietismi.
Carla
E tuttavia, mia cara Carla, io sono decisamente convinto, e non da ora, che buona parte della sapida ironia che percorre i tuoi scritti non dipenda dai motivi che tu (d)enunci, ma sia parte costituente di un'intelligenza vivida e brillante come la tua, capace di osservare la vita con quella saggezza e lucidità cui la sofferenza ha conferito profondità e spessore.
RispondiEliminaPasquale Balestriere