GIRO E TOUR
Pietro Rainero, collaboratore di Lèucade |
La
maglia rosa e la maglia gialla non sarebbero state indossate, almeno
quell'anno, dalla stessa persona. Ciò era fuor di dubbio! E questo perché con grande scalpore ( era la
prima volta che capitava ) il quotidiano “La Gazzetta dello sport” , promotore
del Giro d'Italia, si era scontrato nell'allestire la competizione con così
tante difficoltà logistico-organizzative che, giocoforza, si era visto
costretto a posticipare la gara a luglio, in concomitanza con la “Grande
Boucle”, la prestigiosa corsa che si conclude sotto l'Arc de Triomphe, a pochi
passi dalla Tour Eiffel. E si sarebbero
concluse, le due gare gemelle, lo stesso giorno, domenica 20
luglio.
Facciamo
ora una puntata indietro, a giovedì 17 di quel caldo mese estivo. Sulle prime
pagine di tutti i giornali sportivi d'Europa, da “L'Equipe” per finire a
“Tuttosport”, campeggiano le foto dei due gemelli keniani che,
meraviglia delle meraviglie e stupore degli stupori, qualche giorno prima si
erano issati tra la sorpresa generale in vetta alla classifica indossando sulle
spalle la maglia rosa ( Samson Kimobwa) e quella gialla ( Kip, sempre Kimobwa,
ovviamente ). La carnagione nera dei due capo classifica, accostata ai colori rosa e giallo, aveva generato enorme
sensazione tra gli sportivi in genere e tra i patiti di ciclismo in
particolare: ci si chiedeva se era giunta l'ora, per questo sport, di seguire
il destino di certe specialità dell'atletica leggera, quello di essere
monopolizzate da gente di colore. In futuro solo i neri avrebbero primeggiato,
come succedeva già nei cento metri o nella maratona?
Ecco quale era dunque l'atmosfera di quel
fatidico giovedì 17 luglio. Fatidico non perché il 17 porti sfortuna, ma perché
proprio in quel giorno erano previste prove decisive per la vittoria finale nei
due grandi giri. In Italia una cronometro di circa 100 chilometri, da Susa ad
Ivrea, ed in Francia invece un tappone alpino di 198 chilometri, con tre Gran
Premi della montagna di 1° categoria e due ascese addirittura Hors categori,
fuori categoria, tremende. La cosa incredibile, però, era che le carovane dei
due giri si trovavano accampate a poca distanza l'una dall'altra, quella rosa a
Bardonecchia, a tre giorni di lontananza dall'arrivo finale a Milano, in piazza
Duomo, e quella gialla a Chambéry, a tre tappe dalla conclusione di
Parigi. Non solo quella mattina i
quotidiani, e non solo quelli dedicati allo sport, riportavano i ritratti dei
due gemelli kenioti, ma si abbandonavano anche alla previsione, non difficile
in verità, che i due fratelli non avrebbero terminato la settimana in testa
alla classifica.
Previsione
non difficile che io stesso, non esperto di ciclismo, avrei potuto fare:
infatti Kip, che comandava il Tour, era un fantastico passista e cronoman, ma
come scalatore non era certo all'altezza dei vari Contador,
Froome o Nibali. Samson, viceversa,
che guardava dall'alto gli altri concorrenti del Giro, non era
assolutamente in condizione di affrontare, con qualche possibilità di riuscire
a difendersi, una corsa contro le lancette dell'orologio di ben 101
chilometri.
Non
era nato cronoman, punto e basta!
Scontata quindi la previsione: Samson non avrebbe vinto il Giro e Kip
non si sarebbe aggiudicato il Tour. Ma ora spostiamo indietro di un giorno le lancette
della nostra narrazione e attraversiamo la linea del cambiamento di data
tornando a mercoledì 16, verso sera o più esattamente verso le otto , appena
finita la cena, quando Kip abbandonò
l'Hotel della sua squadra, l'Astana, per attraversare il Fréjus e
recarsi in Italia, ad incontrare il fratello. Si mise dunque alla guida di
un'auto e si diresse verso la galleria sotto il passo , che percorse
velocemente, troppo velocemente, per essere, un'ora dopo, all'albergo della
Lampre, la squadra di Samson.
Ma
riattraversiamo di nuovo anche noi, anche se di un solo dì, la data e
torniamo a giovedì. Quel giorno si stampò indelebile sui quotidiani:
stupore, incredulità, ammirazione per i due nuovi fenomeni. Samson vinse a man basse
( sul manubrio ) la cronometro e Kip staccò tutti in salita, con il secondo che
arrivò dopo 2 minuti e 13 secondi. Tra
coloro che il mattino dopo, venerdì, sfogliarono le pagine de “Stadio –
Corriere dello Sport” troviamo anche i due amici Roberto Pinotti e Gino Chiodo,
di professione guardiani al tunnel del Fréjus.
Dopo
aver ascoltato l'incredulità di Gino, che avanzava sull'impresa dei gemelli
sospetti di doping, Roberto lo interruppe per affermare:
“
Io credo che le cose siano andate diversamente. Ho appena finito di sviluppare
i negativi delle foto delle 7 persone multate per eccesso di velocità la notte tra
mercoledì e giovedì sotto il tunnel e
…. guarda un po' qui! Nell'immagine che ha ripreso l'auto francese
targata CW-604-AT si riesce a distinguere bene il viso di Kip. L'auto transita
alle 20 e 47 a metà della galleria. Io penso che Kip sia venuto in Italia, si
sia incontrato col fratello e abbia preso il suo posto! Così ha potuto fare una grande cronometro,
cosa che il gemello non sarebbe neppure riuscito a sognarsi, e nello stesso
istante Samson pigiava sui pedali sulle Alpi della Savoia, staccando dalle sue
ruote i rivali più pericolosi. Penso
sia andata proprio così! Non troveranno positivi i due Kimobwa all'antidoping.”
“ Che ingiustizia!!” esclamò Gino, sorpreso e
deluso, che dopo pochi attimi aggiunse “Uhm.. ma forse...allora...”
“A
cosa pensi?”
“Che
forse riesaminando i filmati di tutte le auto che ieri sera hanno attraversato
la galleria sotto il Monte Bianco potremmo trovare la macchina con la targa
CW-604-AT, quella usata la prima volta da Kip per venire a Bardonecchia. Se
troviamo l'auto che ritorna in Italia per riportare Samson a Ivrea e rientra in
Francia con Kip avremo la prova della truffa: dopo tutto Kip sarà pur ritornato
ad indossare la sua bella maglia gialla da sfoggiare domenica sugli
Champs-Elysées! Chiediamo i filmati ai nostri colleghi di Courmayeur.”
“Non
credo che funzioni. Ragiona: i due gemelli sono identici, neanche la madre
riesce forse a distinguerli. Dato che le ultime tre tappe delle due corse non
presentano nessuna particolare difficoltà, non c'è alcun bisogno che i due
Kimobwa si ricambino di posto. Kip terminerà il Giro d'Italia in maglia rosa
davanti al Duomo, a Milano, dopo aver passato più di due settimane sulle strade
di Francia, e Samson farà il contrario, finendo la sua fatica domenica a
Parigi. Poi, naturalmente, si
divideranno equamente i soldi della vittoria”
“Ma
abbiamo sempre la contravvenzione delle 20 e 47 del 16 luglio, sotto il
Fréjus.” disse Gino.
“Sai
quante multe può pagare con i soldi guadagnati! Sosterrà di aver fatto una
scappata in Italia per salutare il fratello, approfittando della vicinanza tra
Chambéry e Bardonecchia, e di essere subito ritornato oltralpe. Sono uguali,
come facciamo a dimostrare che quello che sta ritornando a Chambéry sia Samson e non Kip? Non è
possibile. Purtroppo, come spesso succede nelle vicende del ciclismo, anche
questa volta vince l'inganno, e senza dover tirare in ballo il doping.”
“Uhm..Praticamente
chi era in maglia gialla finirà in maglia rosa, e viceversa”
“Sì.
Si sono scambiate le maglie!!”
Pietro Rainero
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