Fra quelle mio fratello
In
alto i fiori dell’acacia,
fra
l’erba un gatto in agguato,
Giuliana
e sua sorella nel cortile,
e i
passeri a rincorrersi per strada.
I
cigli si rivestono di fiori,
il
grano un manto verde
al
cielo che si mischia fra le case.
Transitano
da là persone morte,
con
volti evanescenti,
fra
quelle mio fratello
che mi
chiede se oggi è primavera.
“Sì, è
proprio primavera oggi,
se
passi dal viottolo daccanto
lo
vedi dal giallo delle rape,
dalle
viole che sbucano pazienti,
dal
dente del tarassaco,
dall’inquieto
vagare degli uccelli.
Ma
perché mi torni sempre accanto?
perché
mi passi sempre da vicino
su
questa stradetta di campagna?
Lo sai
che soffro, lo sai che io sto male,
nel
rivederti lì, senza poterti amare,
caro
fratello mio”.
Sul
tetto le colombe, le tortore che tubano,
all’orizzonte
un fumo
non so
se nebbia o fuoco di fascine.
Palmiro
pota i tralci,
una
donna stende i panni,
e
dormono i papaveri nel seme.
Sopra
il vettino
riposa
un merlo canterino.
27/03/2018
Ho sempre ritenuto che la poesia di Nazario Pardini avesse il suo nerbo e la sua incarnazione migliore nei temi degli affetti familiari e della natura, oltre che del mito vissuto con intensità e reso con vera potenza artistica.
RispondiEliminaE tutto ciò trova conferma in questa poesia, dove, dopo un'iniziale apertura naturalistica che “sembra” limitarsi a leggere l'ambiente circostante, il poeta apre improvvisamente alla visione (“Transitano da là persone morte”), al recupero memoriale (“fra quelle mio fratello”) , al colloquio con il fratello morto che periodicamente ritorna, come è giusto che sia nel mondo degli affetti ricambiati. La risposta del poeta Pardini alla domanda del fratello è sempre intrinsecamente collegata alla bellezza della natura( “Sì, è proprio primavera oggi, /se passi dal viottolo daccanto /lo vedi dal giallo delle rape,/dalle viole che sbucano pazienti, / dal dente del tarassaco,/dall’inquieto vagare degli uccelli.”). Una natura intridente, pervasiva, che quasi da sola sembra poter dare ogni risposta. E quando l'immagine del fratello sfuma, il mondo naturale e le scene di vita vissuta si riprendono il proscenio. Resta il graffio del dolore, dell’assenza, della privazione. Infine devo aggiungere una chiosa al verso “ con volti evanescenti” che è un autentico distillato dell’idea della morte diffusa in tutto il mondo classico, ma soprattutto nell’Odissea (canto XI) e nell’Eneide (canto VI).
Pasquale Balestriere
Grazie, mio carissimo amico da non so quanti mai anni,
RispondiEliminail tuo commento non mi stupisce, conoscendo la tua sensibilità e la tua potenza culturale, ma soprattutto mi emoziona; sì, emozione tanta. Occhi lucidi, battiti cardiaci senza freni, parole che, l'una dietro l'altra, ben dosate, mi si infilzano nel cuore. Tu sai, e l'accenni, quanto mio fratello abbia contato nella mia vita...
Nazario
L'accostamento della morte alla vita, in Pardini, è sempre propositivo: "Transitano da là persone morte, /con volti evanescenti, / fra quelle mio fratello / che mi chiede se oggi è primavera.".
RispondiEliminaMa si - chiediamocelo - è davvero morto suo fratello? E' scomparso (come si suol dire): già, perché non è più visibile; agli occhi, però.
Il poeta lo vede, lo vede eccome - anche se soffre, se sta male di fronte alla sua effigie -.
Non solo, aggiungo: è proprio tramite quella tremenda sofferenza, quel patimento, quelle lacrime (che probabilmente gli bagnano il viso), che può ancora incontrarlo.
E' lì, pascolianamente:"Sopra il vettino" che "riposa", serenamente, come un "merlo canterino".
Sandro Angelucci
Carissimo Sandro,
RispondiEliminale tue meditazioni sono sempre trascendenti, di una realtà emotiva che volge gli occhi e l'anima all'oltre della vita. Commovente il tuo intervento che tiene la magica intrusione di un grande poeta proiettato oltre le cose..
Nazario
Commovente affresco!: solo l'amore concede la rievocazione di "volti evanescenti" .
RispondiEliminaLa primavera pervade l'animo di dolcezza e vitalità e consente di sfumare i confini tra terra e cielo, nella presa alla sensazione alta di libertà: "...In alto." e via via; ma c'è sollievo e tristezza nell'animo del poeta che condivide, idealmente, con Suo fratello, l'emozionante, decantato simbolismo in essere: da "pazienti,"...
La relazione tra o "vano sogno" e "riposa... il merlo canterino" è centrale in questa lirica emblematica; accorda decantate fioriture, panico-emotive, del pensiero che procede dal "Ma perché..." e giunge ad illuminare il cammino, sì ombroso, da "orizzonte...o fumo...o fuoco" e "pota i tralci..." nella vera realtà:
sintesi, forse, che indaga il mistero spirituale del "...finché non vedo, non credo..."? e si conforta nella meditazione e nel riposo.
Fulvia Rita Fazio
Grande finesse, generoso affondo critico, intelligente e sensibile explication..., carissima Fulvia. Le tue parole arrivano con immediatezza ad affrancare l'anima dai vincoli terreni. Grazie...
EliminaNazario
Grazie professore Nazario, un sereno augurio,
EliminaRita Fulvia Fazio