Un lavoro compiuto, organico,
dove i personaggi sono ben delineati nei caratteri, nelle loro funzioni, e
nelle interazioni zeppe di vicissitudini arricchite di sostanza e contemporaneità.
Gli ambienti sono di grande supporto allo stacco delle figure principali,
delineate, queste, attraverso uno scavo di analisi più che di descrizione
psicologica. E tutto risente, in maniera coerentemente distribuita, di una
situazione storico-sociale che segnala disagi, violenza, incomprensione, problematiche etniche, ma anche tanto amore.
Ed è proprio lo scandalo delle contraddizioni a dare pepe, vèrve e forza
rappresentativa a questo romanzo.
Dall’inizio (Incontro) in cui viene delineato il malore di Hamid e l’apparizione
di Lejla (preciso e puntuale il linguaggio che presuppone anche, nel diacronico
avvicendarsi dei fatti, professionalità e preparazione dell’autore) fino alla
trepidazione di Laura e Giovanni e alla
conclusione felice di quel “buffo ciclope in miniatura” tutto si snoda con un
ritmo verbale sciolto, esperto, e malizioso. Il discorso è piano, fluido,
arrivante, ed aiuta, con grande cospirazione emotiva, la trama ad uscire calda
e convincente. I personaggi di Lejda e Hamid, attraverso l’impiego di ambienti, figure
secondarie, e soprattutto pennellate naturali utilizzati a loro favore, gagnent essenzialità, colore, carattere
e forza narrativa. Ed è proprio la narrazione a richiedere un linguaggio ora
dialogico, ora descrittivo, ora dolce, ora, anche, violento, e a mettere in
gioco l’abilità di Repetto. Ed è soprattutto qui che lo scrittore, col far combaciare
sentimento e parola, dimostra tutta la sua forza analitico-descrittiva. Lo
stupro, il problemi della razza, dell’integrazione, dell’adozione, della
violenza e di una società non ancora evoluta da un punto di vista etico ed
umano rendono il romanzo documentato ed attuale. A fine però, se Iddio vuole,
il tutto sembra vinto dalla forza dell’amore e dall’amore per la vita.
Nazario Pardini
La conclusione del romanzo:
"... Dov’è?"domandò serio senza nemmeno aver varcato del tutto la soglia. Laura ebbe un fremito.
"In camera nostra".
Il bambino si tolse lo zainetto e corse verso la stanza dei genitori. Giunto davanti alla porta socchiusa, la spinse con decisione e si precipitò di fianco alla culla. Giovanni e Laura, che lo avevano seguito trepidanti, si fermarono a osservare la scena da lontano, trattenendo il fiato. Gabriele si chinò in avanti, avvicinandosi appena col viso al suo nuovo fratellino. Proprio in quell’istante Mattia aprì un occhio, uno soltanto, in un gesto inconscio di complicità. Gabriele si specchiò alcuni secondi in quel cristallo color acqua marina che lo fissava immobile. Poi allungò una mano, sfiorò con delicatezza la guancia rosata di quel buffo ciclope in miniatura e gli sorrise. (Diego Repetto)
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