Lettura di: Adriana Assini.
Il mercante di zucchero.
Scrittura § Scritture.
Napoli. 2011.
Ho finito di leggere il romanzo di
Adriana Assini e mi ha convinto, veramente, mi ha convinto per la traccia ora
gentile, ora risentita, ora confidenziale ora impetuosa (Ci tengo più di te,
credevo fosse chiaro. E non sono uno capace di rimangiarsi la parola. Ma
insomma, che ti prende?) con cui supera l’impatto, non di rado vincolante, dell’esigenza
storica per elevarsi al di sopra della
Palermo mercantile del XVI secolo. Sì!, Gian Luca Squarcialupo, a capo dei
rivoltosi, è una figura che va al di là
di una città asservita agli Spagnoli, e con la sua incisiva personalità si fa
figura nuova, moderna, attuale dando
adito a spunti di riflessione sull’umano e il sociale. Una miscellanea di
intraprendenza e “scanzonatura”, di vitalità e di abbandono, di forza attiva e
di dedizione al non fare. E lo scandalo delle contraddizioni è il sale e il
pepe dell’emotività. E le sue
confessioni all’amico Cristoforo non sono forse l’emblema di quelle affinità
elettive, di quelle necessità di intenti fra anime “gemelle” che si perpetrano
fin dagli antichi cantori, sempre fresche, agli ultimi narratori dei
nostri tempi? (vedi le amicizie del “Giardino dei Finzi Contini). E il doppio “pesismo”
di Vincenzo non è forse estrapolabile dal contesto per farne esempio di abitudine
comportamentale dei nostri giorni? Ma
quello che più mi ha convinto è il bel dire dell’autrice. La fluidità
della narrazione, la padronanza verbale,
l’humanitas insita nelle vicende. Per cui il fatto storico è di gran lunga
surclassato a vantaggio della configurazione psicologica dei personaggi.
Analisi, certamente, e non descrizione psicologica. E tutto concorre, cospira a
che Gian Luca, Cristoforo, Hugo De Moncada, Don Ettore, Vincenzo e Francesca
Campo acquisiscano, ognuno nel proprio ruolo, timbri personali spiccati e
contaminanti. E per capire la magia
della penna di Assini è estremamente gustoso e necessario leggersi le pagine e
i diversi momenti che caratterizzano il rapporto fra Squarcialupo e Francesca.
Amore mai conclusosi, inattuato. Il gioco psicologico con cui l’autrice conduce
la trama, con cui inalbera la femminilità della donna, con cui delinea gli
intenti amorosi del ci sto e non ci sto, del ci riesco e non ci riesco è semplicemente
superlativo. E’ qui che l’autrice raggiunge la vetta più alta della sua magia
analitica. Siamo, ormai, al di fuori e al di sopra dell’ambientazione storica
per assurgere alla delicatezza universalmente valida, per luogo e per tempo,
dell’azione femminile. (Vi ho trovato qualcosa della Mirandolina goldoniana). Che altro dire se non che complimentarci con Adriana Assini e invitarla
a rinnovarci il piacere di altre così piacevoli letture.
Nazario Pardini
Nessun commento:
Posta un commento