Sono stata chiamata dall’autrice a fare da relatrice sull’opera, in occasione della cerimonia di presentazione che si terrà nella “Sala Rossa” del previsto programma col pubblico non essendo stata nelle condizioni di farlo fisicamente, per motivi di salute, desidero postare il mio giudizio sull’opera in questione, che a mio parere, è degna di attenzione, perché possiede una caratteristica di attualità e di comparazione molto forte coi tempi che viviamo. Ne parleranno dettagliatamente due personalità di tutto rilievo: Aldo Masullo e Ugo Piscopo, nomi assai noti nel diorama critico meridionale e nazionale.
Guida, un grande nome nel campo editoriale del Sud, ne ha pubblicato il libro che ora fresco di stampa e reduce dai fasti dell’esposizione alla Fiera del libro di Torino, sta per essere mostrato al grande pubblico nella sua veste migliore: ovvero un lavoro teatrale che potrebbe interessare il nostro tempo.
C’è un filo conduttore tra i tempi del filosofo e i giorni nostri, si fa riferimento a quel mondo di falsificazione, di ipocrisia, di sfaldamento e disorientamento del sistema etico, di interconnessioni, corruttele, peculato, tra la politica e la religione, tra la Chiesa e i laici, tra il libero pensiero e i falsi miti che popolano, anche e soprattutto, il sistema istituzionale della modernità: le connivenze, le interferenze, le invasioni di campo in un clima nettamente cancerogeno della politica e della società attuali che stanno ammorbando ogni giorno di più e in modo devastante l’obiettivo finale del <bene comune>.
“Giordano Bruno e la sorgente di fuoco” è il titolo emblematico del libro, e credo sia per l’ardore, la passione di questo frate “eretico” militante, che tentò di portare a galla i difetti, stravolgendo tutti i dogmi e i paradossi filosofico-strumentali della Chiesa di allora. La sua filosofia aveva creato il panico e aveva allarmatola Chiesa e il Papato, che avevano ritenuto opportuno di bruciarlo nella pubblica piazza. Il tessuto teologico dilaniato e travolto dalla Riforma e Controriforma è stato più volte ricondotto alla revisione di taluni punti teologici, ma non ha cambiato la struttura pervasiva e invasiva delle sue maestranze.
Giordano Bruno, condannato dalla Chiesa e bruciato vivo per eresia a Roma nel 1600, non è solo un “simbolo” contro la disonestà e l’ambizione dei poteri forti, ma oggi viene rivisitato alla luce della sua dimensione umana sui “diritti” dell’umanità stessa, che viene dispogliata dal suo “essere” spirituale, nella veste più degna e pura: la visione di Dio e della sua verità assoluta.
Un atto di miserabilità e di distruzione del libero pensiero, era stato perpetrato allora come ora, con un sovvertimento dei valori e un’ingerenza nella fede del cristianesimo, un atto di apostasia nei riguardi di una dottrina evangelica che diventa aporetica e distruttiva, un’ingannevole arbitrario storico (allora come ora) di sovranità terrena, assai pericoloso nel sistema e nel tessuto socio-culturale e morale di una dottrina, perché vuole schiacciare il <pensiero libero> per imporre le sue distorte ragion di forza, la sua politica oppressiva, le sue ingiustizie di classe, nel clima imbarbarito di un bene finalizzato al potere.
Il fuoco che arde è un tentativo di metaforizzare il concetto logico del ruolo che si assumono la società ela Chiesa, in un momento storico di grandi carenze, di profonde divisioni ecclesiali e politiche, di ingerenze macroscopiche nei diversi livelli del sistema economico e politico, il cui maggiore obiettivo è quello di inibire il tratto -verginale- di purezza dell’evangelizzazione, con un comportamento osceno e pusillanime, che sempre più va orientando le sue necessità alla logica del fine materico, trascurando: la spiritualità, la lealtà, la morale, il sentimento, la logica, la giustizia, per rincorrere un sistema merceologico e materialista dell’essere.
Tra i personaggi del dramma s’incontra anche una figura di scrittore come Tommaso Campanella, che si presenta come compagno di sventura, entrambi infatti sono antesignani di un periodo storico che prelude alla nostra modernità e per certi aspetti anticipa il malessere e il disagio generazionale.
L’opera in questione andrebbe portata sugli spalti di un teatro, quale rappresentazione dei tempi che corrono, nella fedeltà ad una concezione che stratifica ogni giorno di più le incongruenze e i conflitti, riducendo il pensiero a formule aritmetiche che parlano solo la lingua dell’economia, della finanza marcescenti, inculcando un modello malato di esistenza e di etica. Il libro di Carmen Moscariello è allineato ai tempi, bisogna leggerlo nella sua chiave di antinomia e di disagio dell’oggi, proprio in funzione di questa analogia temporale che induce a riflessioni, indicando come la nemesi storica tenda a ripetersi, ad essere reiterata attraverso la distorta analisi delle sue componenti: l’uomo non impara mai la lezione dalla vita, persiste nei suoi errori di fondo, si muove tra il suo personale malessere e quello dei suoi simili con disinvolta disumanità,
L’eretico Giordano Bruno “docet“, ma il mondo attuale sembra non accorgersi che, reiterando gli stessi madornali errori, il mondo infligge a tutta l’umanità l’annientamento della coscienza e della libertà individuali, ne comprime e ne falsifica la verità, brucia il pensiero “libero” e pericolosamente si avvicina agli estremi di una catastrofe mondiale, di cui è impossibile valutarne le conseguenze.
Penna interessante e moderna, quella della Moscariello, sa trattare le varie strutture del linguaggio in un piano di grande e interessante equilibrio dialogico comportamentale, finalizzati a mostrare il disagio generazionale e a farlo emergere attraverso un confronto di stratificazioni storiche degne della massima attenzione.
Giordano Bruno è il personaggio che meglio ha saputo rappresentare il malessere del suo tempo in un Sud alla mercé della Santa Inquisizione, arretrata e sterile dal punto di vista evangelico, in un periodo storico/temporale di profondo disagio socio-culturale, il quale si avvicina molto ai nostri giorni.
Written by Ninnj Di Stefano Busà
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