Chiudo le tende di fronte alla notte,
tengo fuori il buio con ostinazione.
La musica di Chopin dilaga vivida
briosa e limpida nella camera.
Caldo buono, serena la sera.
Accendo la lampada, luce mite
presso la poltrona, rifugio antico,
riapro il libro ch'eternamente leggo,
mentre il caffè nero, aromatico
delizia goloso gusto e olfatto.
E l'autunno finalmente torna.
La mia stagione, tempo consolante,
che tutto sfuma, nella lontananza,
mescola nell'oblio il vero e il falso
che indagare, severa, più non posso.
La tenda: al di là la notte, profonda e misteriosa come l'ultra/sera; al di qua le cose, quelle comuni, quelle di sempre, ma dal sapore nuovo, ottobrino, quasi metafisico, dolcemente luminose, sapide di una musica (Chopin) che sintetizza il meglio dell'esistere: amore, arte, memoria, gioia melanconica. E' la stagioine autunnale che tanto sa di vita, e di fine; di quiete, di lontananze, di vero e di falso e che consola la nostra coscienza di essere umani. Una poesia intensa che fa delle piccole-grandi cose un trampolino di lancio verso l'oltre. Arriva al lettore con morbida suasione, invogliando l'anima a ripescare ricordi che, decantati, deformano il reale. E ci affiancano con luce soffusa, con quella serena luce serale di un tiepido autunno.
RispondiEliminaNazario Pardini