MONTE OLYMPUS[1]
(Poesia di Emanuele
Marcuccio)
Marte
rosso
pianeta
di
sole abbacinato
monte
che
ti slarghi
e
in altezza
per
miglia
e
migliaia
di
chilometri
solitario
fredda
la cima
forse
fuoco
ancora
alberga
nei
recessi
(9 giugno 2013)
I
connotati indicativi di questa poesia si verticalizzano, consciamente, su una
struttura metrico-simbolica di effetto contemplativo: rosso, abbacinato, slarghi, fuoco; e dominano, con un significante
figurativo di labor limae, sul λέμμα[2] (lèmma)/solitario, che, citato una volta,
anticipa il verso “fredda la cima”. E si sa che il fuoco è nel cuore delle
cose. Nella pancia del cosmo. E si sa, anche, che il poeta è in continua
tensione fra la coscienza dell’effimero e l’azzardo dell’oltre. Un azzardo che
vorrebbe e bramerebbe realizzarsi in qualcosa di superlativo del sapore di
cielo. Solitario. Forse solitario come ogni uomo che “sta solo sul cuore della
terra trafitto da un raggio di sole…”. E la solitudine fa parte della
vicissitudine umana. Ed è motivo di stimolo, grande stimolo per la poesia.
Segno che contraddistingue una stretta vicinanza fra il fatto di esistere ed
uno stato interiore che coinvolge la filosofia del creato. Il tutto molecolare
che non riesce a confondere l’unicità con gli insiemi. Climax, quindi, di grande
impatto visivo ed emotivo; di un crescendo trascinante verso l’alto; e,
volendo, verso un pianeta che non è più solamente quel corpo a noi, in parte,
noto, ma, direi, verso un mondo che segna uno slancio, un abbrivio, un
confondersi in stupefazioni a vincere l’ἀπορία[3] (aporía); a limitare l’entropia[4] e la corruzione
dell’uomo/tempo; leggo qui il desiderio di svincolarsi, in qualche misura, dal
terreno; di sublimarlo, questo terreno, nell’immaginifico, in uno stadio dove
la realtà stessa si coniuga in aspirazione, in avventura. L’ordine
morfosintattico di estrema sottrazione, la
geometria verbale, la ricerca speculativa, l’inconscio propedeutico
all’atto creativo, cristallizzano una emozione, che, attraverso un percorso
allusivo, si generalizza in una scalata dell’anima verso le vertigini dei
fuochi eccelsi. Fuochi sempre da scoprire, però. Luminosità verso cui poter penetrare
scrostando il ghiaccio che nasconde il nerbo e il mistero del nascere umani.
Esistono quei fuochi. Nel nostro animo vivi: forse vogliono combaciarsi con la
totalità per tornare alle origini. Una ricerca continua verso quella pancia che
contiene la luce accecante di un Marte/Universo e della Poesia.
Nazario Pardini
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA DELL’AUTORE
EMANUELE MARCUCCIO (Palermo, 1974), scrive
poesie dal 1990, nell’agosto del 2000 sono state pubblicate sue poesie, presso
Editrice Nuovi Autori di Milano, nel volume antologico di poesie e brevi
racconti Spiragli ‘47. Partecipa a concorsi letterari di poesia
ottenendo buone attestazioni e la segnalazione delle sue opere in varie
antologie.
Nel
marzo 2009 esce la sua raccolta di poesie e opera prima Per una strada,
SBC Edizioni, recensita da vari studiosi e critici tra cui Luciano Domenighini,
Alessandro D’Angelo, Lorenzo Spurio, Nazario Pardini e Marzia Carocci.
Una
sua poesia edita è stata pubblicata nell’agenda 2010 Le pagine del poeta.
Mario Luzi, da Editrice Pagine di Roma.
Nel
2010 ha accettato la proposta di collaborare con una casa editrice per la
scoperta di nuovi talenti poetici, tra giugno 2010 e novembre 2012 ha
presentato quattro autori, riuscendo così a far pubblicare cinque libri di
poesie e, dal 2011 è consigliere onorario del sito “poesiaevita.com”, che
promuove anche una sezione editoriale ospitante le collane di opere da lui curate.
Dal
1990 sta scrivendo un dramma in versi liberi,
ambientato al tempo della colonizzazione dell’Islanda, di argomento
storico-fantastico.
Ha
inoltre scritto vari aforismi, ottantotto dei quali sono stati raccolti nella
silloge
Pensieri minimi e massime, Photocity Edizioni, edita nel giugno 2012. L’opera è stata recensita da vari studiosi e critici tra cui Patrizia Poli, Marzia Carocci, Michele Nigro e Natalia Di Bartolo.
Pensieri minimi e massime, Photocity Edizioni, edita nel giugno 2012. L’opera è stata recensita da vari studiosi e critici tra cui Patrizia Poli, Marzia Carocci, Michele Nigro e Natalia Di Bartolo.
Ha
curato prefazioni a sillogi poetiche e varie interviste ad autori esordienti ed
emergenti su blog letterari. È collaboratore della rivista on-line di
letteratura Euterpe. È stato ed è
membro di giuria in concorsi letterari nazionali e internazionali, dal 2012 a
oggi.
È
presente su blog, siti e forum letterari, tra cui “Literary.it”, con una scheda
bio-bibliografica nell’Atlante letterario italiano. È presente su L’evoluzione delle forme poetiche,
Archivio storico e consuntivo critico (realizzato per le scuole) dell’ultimo
ventennio poetico (1990-2012), Edizioni Kairòs, 2013.
Finalista
nel 2013, con dieci aforismi, alla settima edizione del Premio Nazionale di
Filosofia
“Le figure del pensiero”, ha ideato e sta curando la sua prima antologia poetica, Dipthycha, che lo vede presente con ventuno titoli, accompagnato in dittico di uguale tema, da altre poesie di autori vari.
“Le figure del pensiero”, ha ideato e sta curando la sua prima antologia poetica, Dipthycha, che lo vede presente con ventuno titoli, accompagnato in dittico di uguale tema, da altre poesie di autori vari.
Di
prossima pubblicazione un ampio saggio monografico sulla sua produzione, curato
dallo scrittore e critico letterario, Lorenzo Spurio.
Ha
in programma la pubblicazione di una seconda silloge di poesie.
[1] Ispirato dal vulcano “Olympus Mons”, il più
grande rilievo del pianeta Marte e di tutto il sistema solare, con i suoi
venticinquemila metri di altezza e i seicentomila di larghezza. [N.d.A.]
[4] Dal greco εντροπία
(entropía), disordine.
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