Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
A CURA DI CLAUDIO FIORENTINI
COLLABORATORE DI LEUCADE
Nessuno ha mai visto decadere l’atomo di idrogeno
di Dario Pontuale
Dario Pontuale: Nessuno ha mai visto decadere l'atomo di idrogeno, ed Bordeaux, 2012 |
Già il titolo lascia ben sperare, ma la
lettura del libro è anche più stimolante. Raramente ci si imbatte in libri di
così grande qualità e viene da chiedersi perché la nostra letteratura in Italia
e nel mondo non è rappresentata da opere come questa.
Scritto benissimo, senza esitazioni, dalla
prima pagina entra nel mondo onirico per dare al lettore qualcosa di più della
speranza, qualcosa che non può essere misurato con metri o pesi.
Personaggi strambi, semplici e ironici,
che si rivelano complessi e ricchi di sfaccettature e che nel loro essere
irreali chiedono al lettore di identificarsi con loro.
Zeno, un disoccupato pigro compra una
nanocasa, rara superstite dell’urbanizzazione selvaggia, che in mezzo allo
sfacelo edilizio sopravvive come testimone di un mondo dove ancora è possibile
credere nell’incredibile. In questa casa scopre un mistero assurdo, una cantina
piena di inutli cianfrusaglie e, su una parete del soggiorno, una targa con su
scritto Servabo. Che follie aveva per la testa l’ex-proprietario? Zeno comincia
a interessarsi alla storia del suo predecessore a seguito di alcune visite di
personaggi surreali che gli portano delle moleskine, tutte uguali, tutte
contenenti, scritto a mano, lo stesso frammento di un racconto di Borges.
L’avventura comincia, e si svolge tutta intorno agli oggetti trovati in cantina,
alle moleskine, e ai personaggi che hanno portato questi quaderni a chi
supponevano fosse il proprietario. Ne viene fuori una società segreta che,
facendo un mercato di cianfrusaglie inutili, si impegna nel raccontare le
storie, inventate, delle cianfrusaglie. La reazione dei visitatori è
meravigliosa. Il mercato è fallimentare, non si vende nulla, ma l’obiettivo dei
membri della società segreta non è vendere, è raccontare.
Già questa trama strampalata e
originalissima è un buon motivo per affrontare la lettura, ma lo sono anche lo
stile, la leggerezza del linguaggio, l’ironia e le ulteriori evoluzioni della
storia.
Il romanzo è allegro e invita a credere
che il sogno sia ancora possibile. L’autore, noncurante della realtà
contingente, si concentra sulla realtà più intima, quella che risiede in
ciascuno di noi e che ci fa pensare che non tutto è perduto, che ancora esiste
un motivo per ridere, per vivere, per sognare, e per seguire le segrete trame
dell’immaginazione.
I quaderni che contengono questo
frammento di racconto sono dieci, solo tre vengono restituiti, e i personaggi
che lo fanno sono un netturbino scrittore che somiglia a Jeff Bridges, un
cacciatore di fulmini soprannominato Gabin, e una distinta e anziana signora
che racconta fiabe nei parchi ai bambini.
Permettetemi di ricopiare qui un
frammento del libro che ne riassume la grandezza. È notte, il protagonista è
insieme a Gabin, che si chiama Ansano, su un tetto, presto ci sarà il temporale.
Ansano ha fissato la macchina fotografica sul cavaletto e tenta di fotografare
fulmini:
“Ne
ha catturati molti?”
“Nessuno”
regolando l’altezza del cavalletto “migliaia di foto buie”
…..
“Per
tatto preferisce non chiedermene il motivo?”
“Mancavo
di coraggio” sincero, prendendo il vento in faccia.
“Non
si preoccupi, non è il primo e non sarà l’ultimo” cambiando rullino “ Vede,
questi sono fallimenti di un istante,
costano la fatica di un dito e il prezzo di pochi centimetri di pellicola.
Principalmente offrono un riscatto a breve, cosa che la vita rifiuta. Si
spendono giorni, mesi, anni in qualcosa che si sbriciola con nulla, che crolla
prima di essere eretto. Dopo non c’è più tempo, modo, voglia di riprovare.
L’essere umano si affanna fino allo spasimo per costruire qualcosa di duraturo,
è innocente e connaturale, sebbene sia la propria condanna. Capisce dunque
perché cerco di immortalare i fulmini? Provo, con sforzo minimo, a ottenere il
massimo risultato catturando l’infinitamente breve, costringendolo
all’eternità”. Pausa, facendosi più scuro in volto: “Forse non accadrà mai, ma
che importa; quante persone possono sinceramente affermare di aver ottenuto ciò
che desideravano nella vita?”.
Così sono i dialoghi e così i
personaggi che affollano questo romanzo: meravigliosi visionari che vivono per
qualcosa di perfettamente inutile. E che ci inducono a sognare.
Il finale, del tutto imprevedibile,
riesce anche a commuovere, al punto che si vorrebbe abbracciare il
protagonista, si vorrebbe entrare nel libro e prender parte al mercato, ma non
ci si rammarica di essere arrivati alla fine, perché libri come questo
continuano a vivere nella mente.
Il libro ha meritatamente vinto il
primo premio all’Albero Andronico 2014.
Raccomando vivamente la lettura!
Claudio Fiorentini
Dario Pontuale: Nessuno ha mai
visto decadere l'atomo di idrogeno, ed Bordeaux, 2012
Dario Puntuale nasce a Roma nel 1978, è laureato in storia della critica
letteraria e in scienze archivistiche e bibliotecarie. Collabora con le riviste
di critica letteraria Esperienze Letterarie, Nuovi Annali, Italinemo,
ed è studioso di letteratura dell'otto-novecento, nonché autore di saggi su
Serra, Montale, Buzzati, Svevo, Salgàri e Stevenson. Ha pubbicato due romanzi: La biblioteca delle idee morte (2007,
secondo al premio Soldati) e L'irreversibilità dell'uovo sodo (2009,
vincitore del premio della critica "Le Muse"). E' coautore del
documentario indipendente su Pier Paolo Pasolini P.P.P. Profezia di un
intellettuale.
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