Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade |
SUL TESTO DI UBALDO DE ROBERTIS
Sembra
essere - lo è in fondo - un’implosione questa composizione di Ubaldo De
Robertis: l’impossibilità di “sottrarsi all’attrazione esiziale” di una forza
gravitazionale. Ciò che lo scrittore sostiene presentando i versi, ovvero che
un astrofisico li definirebbe “la descrizione di un buco nero”, è
indiscutibile. Ma, proprio per restare in ambito scientifico, vorrei si
riflettesse sull’occulto fenomeno spaziale: la tesi più accreditata, credo, sia
quella dell’antimateria. Non sono, ovviamente, un esperto ma ritengo valga la
pena dissertarne anche sul piano letterario. “L’azzurra sfera / dei . . .
sogni” sarà ospitata da chi ha “ruotato” accanto al poeta per iniziare il
viaggio verso un “lontano / personale / futuro”. E - mi sia consentito - c’è
uno spiraglio di luce anche nel più profondo di un buco nero: è quel colore, il
verde: parola chiave dell’intera poesia.
Sandro Angelucci
Ho quasi consumato
la materia di cui sono
fatto
ricadrò in avanti
/o all'indietro/
dopo aver compiuto
il massimo tragitto
fortemente curvato
sprofonderò su di me
crollerò sotto il peso
delle mie ossa
e non potrò sfuggire
nulla di me potrà
uscire
da quella porta
si può solo entrare
neppure la luce
di cui erano fatti i
miei occhi
uscirà
non ha sufficiente
velocità
per sottrarsi
all'attrazione
esiziale
il tempo stesso
rallenterà
il suo corso
fino ad arrestarsi
qualcuno di quelli che
hanno ruotato
accanto a me
prossimi all'azzurra
sfera
dei miei sogni
scorterà ciò che ho
soltanto immaginato
ospiterà il mio
presente
il mio passato
dentro la propria
sfera
verso il suo verde
lontano
personale
futuro
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