sabato 17 gennaio 2015

LORENA TURRI: "UNA POESIA DI WISLAWA SZYMBORSKA"




Lorena Turri collaboratrice di Lèucade

Quando penso alla "lista della spesa" che diventa poesia, penso a Wislawa Szymborska, Premio Nobel 1996, e a questa sua:


CURRICULUM VITAE

Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.


Ecco, qui c'è il poeta con la sua "forza d'accensione", la sua "intensità di sintesi", e c'è il suo momento ispirativo e riflessivo che fa a sua volta riflettere.

Lorena Turri




2 commenti:

  1. Che bel tributo, Lorena cara! Wislawa Szymborska,Premio Nobel "Per la capacità poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realtà " E' stato detto da Pietro Marchesini che "L´amore nella poesia della Szymborska assume molteplici forme e compare, sovente con una tonalità ironica, in tutte le possibili, diversissime sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita, ma è principalmente miracolo, mancanza, memoria, dolore, caso-destino, brevità, impossibilità, calato in impreviste, destabilizzanti prospettive esistenziali e metafisiche “ In effetti il testo che hai postato é Il riassunto di una vita ridotta all’essenziale. E, se posso osare, credo sia un genere di poesia che rispecchi alcuni aspetti delle tue, Amica cara. In molti testi riesci a essere ironica, realistica; a sorprendere e a rompere gli schemi.
    Tu, come lei, sei una concreta interprete della vita moderna, anche quando adotti gli schemi metrici. Un'innovatrice e una donna che sa porre l'esistenza quotidiana in versi con audace verve satirica. E, poiché amo questa Poetessa quanto te, mi permetto di postare un'altra sua lirica. Di tono diverso, ma impostata come il Curriculum....
    Grazie per l'opportunità.

    Sotto una piccola stella

    Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
    Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
    Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
    Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
    Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.

    Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
    Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
    Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
    Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
    Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.

    Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
    Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
    E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
    immobile, con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
    assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
    Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.

    Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
    Verità, non prestarmi troppa attenzione.
    Serietà, sii magnanima con me.
    Sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico.
    Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
    Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
    Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
    So che finchè vivo niente mi giustifica,
    perché io stessa mi sono d’ostacolo.
    Non avermene, lingua, se prendo in prestito
    parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.

    Wislawa Szymborska,

    Maria Rizzi

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  2. Che bella lirica, Maria, questa che proponi! Una poesia che definirei "maieutica".
    "Non avermene, lingua, se prendo in prestito
    parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere." Questo è il lavoro di un vero Poeta.
    Grazie,cara, anche per le parole che generosamente mi riservi.

    Lorena Turri

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