Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade |
Amelia Rosselli è davvero una poetessa
emozionante e vicina anche alla sensibilità di Lèucade.
Nata nel 1930 a Parigi, figlia di Carlo Rosselli, Amelia Rosselli crebbe tra la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti in un ambiente lacerato da tragiche vicende di storia privata, politica e sociale.
“Figlia di Carlo” – esule antifascista, fondatore del movimento "Giustizia e Libertà", nel suo profilo psicologico, intellettuale e artistico ebbe un grave impatto l’angosciosa vicenda familiare, che, a sette anni, la vide testimone oculare dell’assassinio di suo padre, e del fratello, dinanzi all’intera famiglia, ad opera di alcuni fascisti.
Il trauma dell’assassinio del padre, addizionato alla morte della madre, indusse nella Rosselli una grave psicosi, che doveva segnare l'inizio di una lunga serie di degenze presso ospedali psichiatrici. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sua mansarda in via Del Corallo a Roma dove, nel 1996, si tolse la vita.
Si è spesso identificata nel mito tragico sia di Ifigenia– la sacrificata innocente- (Agamennone immolò sua figlia alla dea Artemide su consiglio dell'indovino Calcante, per placare le forti tempeste che la dea aveva provocato nel mare per impedire ad Agamennone e ai Danai la partenza per Troia), che di Elettra ( istigò il fratello Oreste a vendicare il padre) che sulla tomba del padre assassinato… vive in un’urna, rinuncia al futuro, è fanciulla senza futuro.
Amelia dice di sé: Sono stata una involontaria Cassandra:
O Cassandra/ le tue occhiaie sono le mie preferite celle di rassegnazione
e le tue labbra non suggeriscono altri tormenti che/ tu non possa conoscere altrove che per questo
mio fragilissimo pensare.
Le sue prime prove di scrittura sono state in tre lingue – inglese, francese, italiano- si intrecciano e alternano a seconda degli universi stilistici e letterari che esplorano.
Nel loro oscillare mostrano gli archetipi speculari della sua vicenda privata.
Vieni a vedere la mia poesia/ esigi che posi per un ritratto
ricordando in silenzio/ tutte le esperienze del passato…
Vieni a vedere la mia poesia/ essere decisa e disperata
Il suo esordio poetico risale proprio al ’63, gli anni di Menabò di Pasolini, le sue Variazioni belliche, esprimono il nascere e il morire di una passionalità da principio imbrigliata e contorta e poi sfociata in lotta e in denuncia, cui seguì Serie ospedaliera nel ’69, poesie che accompagnano la malattia che la minava, dove raggiunge una nuova più placata maturità tra la forma espressiva controllata e l’esplosione drammatica del contenuto.
Poi ha taciuto a lungo, smarrita.
Maria Grazia Ferraris
Nata nel 1930 a Parigi, figlia di Carlo Rosselli, Amelia Rosselli crebbe tra la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti in un ambiente lacerato da tragiche vicende di storia privata, politica e sociale.
“Figlia di Carlo” – esule antifascista, fondatore del movimento "Giustizia e Libertà", nel suo profilo psicologico, intellettuale e artistico ebbe un grave impatto l’angosciosa vicenda familiare, che, a sette anni, la vide testimone oculare dell’assassinio di suo padre, e del fratello, dinanzi all’intera famiglia, ad opera di alcuni fascisti.
Il trauma dell’assassinio del padre, addizionato alla morte della madre, indusse nella Rosselli una grave psicosi, che doveva segnare l'inizio di una lunga serie di degenze presso ospedali psichiatrici. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nella sua mansarda in via Del Corallo a Roma dove, nel 1996, si tolse la vita.
Si è spesso identificata nel mito tragico sia di Ifigenia– la sacrificata innocente- (Agamennone immolò sua figlia alla dea Artemide su consiglio dell'indovino Calcante, per placare le forti tempeste che la dea aveva provocato nel mare per impedire ad Agamennone e ai Danai la partenza per Troia), che di Elettra ( istigò il fratello Oreste a vendicare il padre) che sulla tomba del padre assassinato… vive in un’urna, rinuncia al futuro, è fanciulla senza futuro.
Amelia dice di sé: Sono stata una involontaria Cassandra:
O Cassandra/ le tue occhiaie sono le mie preferite celle di rassegnazione
e le tue labbra non suggeriscono altri tormenti che/ tu non possa conoscere altrove che per questo
mio fragilissimo pensare.
Le sue prime prove di scrittura sono state in tre lingue – inglese, francese, italiano- si intrecciano e alternano a seconda degli universi stilistici e letterari che esplorano.
Nel loro oscillare mostrano gli archetipi speculari della sua vicenda privata.
Vieni a vedere la mia poesia/ esigi che posi per un ritratto
ricordando in silenzio/ tutte le esperienze del passato…
Vieni a vedere la mia poesia/ essere decisa e disperata
Il suo esordio poetico risale proprio al ’63, gli anni di Menabò di Pasolini, le sue Variazioni belliche, esprimono il nascere e il morire di una passionalità da principio imbrigliata e contorta e poi sfociata in lotta e in denuncia, cui seguì Serie ospedaliera nel ’69, poesie che accompagnano la malattia che la minava, dove raggiunge una nuova più placata maturità tra la forma espressiva controllata e l’esplosione drammatica del contenuto.
Poi ha taciuto a lungo, smarrita.
Maria Grazia Ferraris
Seguo con piacere e con entusiasmo gli scritti della Professoressa Ferraris, perché, di solito, rievoca poesie e ricordi di personaggi spesso dimenticati. Io sono una semplice maestra ma molto affezionata alla poesia, non solo a quella di Leopardi o di Montale, ma a quella di autori minori che spesso nei loro versi utilizzano una realtà abituale e spicciola per estendersi, con profondi riferimenti, alle questioni oggettive del vivere. E’ ciò che amo di questa poetessa, e voglio proporre un suo componimento che il prof. Episcopo ( si tratta di tanti anni fa) seppe farmi entrare nello stomaco e nel cuore. Forse dipenderà dal fatto che questa poesia mi riporta ai tempi della giovinezza che la amo, ma penso anche che ognuno di noi abbia dei versi o una canzone che gli parlano d’amore. Anche se questa contiene dei motivi ben più ampi.
RispondiEliminaDi sollievo in sollievo
Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche
un sollievo, di passaggio in passaggio una bicicletta nuova
con la candeggina che spruzza il cimitero.
Di sollievo in sollievo on la giacca bianca che sporge marroncino
sull'abisso, credenza tatuaggi e telefoni in fila, mentre
aspettando l'onorevole Rivulini mi sbottonavo. Di casa in casa
telegrafo, una bicicletta in più per favore se potete in qualche
modo spingere. Di sollievo in sollievo spingete la mia bicicletta
gialla, il mio fumare transitivi. Di sollievo in sollievo tutte
le carte sparse per terra o sul tavolo, lisce per credere
che il futuro m'aspetta.
Che m'aspetti il futuro! Che m'aspetti che m'aspetti il futuro
biblico nella sua grandezza, una sorte contorta non l'ho trovata
facendo il giro delle macellerie (da "Serie Ospedaliera" (1969)).
Ringrazio la professoressa Ferraris per avermi dato questa occasione.
Anna
Una poetessa che mi ha sempre emozionato con i suoi versi veri, scevri di complicazioni dialettiche e formali. Vicini all'animo di tutti, credo.
RispondiEliminaOttimo lavoro quello della Ferraris.
Roberto
Ringrazio la cara amica, Professoressa Maria Grazia Ferraris, per i poeti che ci propone e per la sua bella penna. Amelia Rosselli mi ha spesso affascinato e rattristato per i motivi che Maria Grazia ci illustra bene. Una voce poetica audace e struggente. Versi lunghi, a volte due endecasillabi, oltre la cornice della poesia tradizionale. Una poesia che “sente” fortemente la vita faticosa della poetessa e al tempo stesso si apre, improvvisamente, agli altri.
RispondiElimina“Amore amore che cadi e giaci supino la tua stella è la mia dimora”
Sonia Giovannetti