Già avevo scritto sulla poetica di Luigi Gasparroni: "... Una
pluralità di affetti e di giochi interiori che rendono polisemica la vicenda
umana e il suo svanire. D’altronde c’è in questi versi il senso profondo della
caducità dell’esser/ci, del passaggio inderogabile del presente, del fuggire
impietoso della giovinezza. Ma c’è tanto pathos a dare linfa lessico-fonica, ed
esistenziale; a dare corpo a questi versi; c’è ben presente un forte afflato,
un forte attaccamento a questa irripetibile esperienza che è la vita; ed è ad
essa che il Poeta affida il suo inno di gioia e di speranza...". Questa la sua poetica, il suo mondo, la sua realtà interiore; la troviamo nelle stagioni; in tutto ciò che lo circonda; e la sua virtù estetica sta tutta nel saper utilizzare la natura a livello di metaforicità e sublimazione.
Nazario Pardini
Luigi Gasparroni: I giorni dell'attesa. Teramo. 2015. Pgg. 52 DA I GIORNI DELL'ATTESA |
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