sabato 3 ottobre 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "LE AFFINITA' CASUALI" DI P. GALLONI


Paolo Galloni: Le affinità casuali. Fara Editore. Rimini. 2004. Pg. 80. € 7,50


Paolo Galloni ci presenta un excursus analitico con tatto fortemente introspettivo. Un dire nuovo, fresco, inconsueto, sezionato in diversi brani in prima persona; una specie di terapia zeniana nel ripescare subconsci dalle stanze più segrete dell’animo in una vicenda in crescendo per incursioni delicate e sentimentalmente contaminanti volte al ricupero di frammenti di vita che, anche se scomparsi dalla memoria, come il coniglietto di pezza suo primo amico, restano, secondo l’autore, “dentro di noi, nascosti (o) da qualche parte; e che continueranno (à)  a mancarci. Per questo esiste l’immaginazione, per questo si raccontano storie”; un’autoconfessione giocata in un mezzo di  comunicazione molto frequente nell’uso personale degli scrittori e non solo: il blog; un affascinante strumento-intreccio di affinità casuali; dacché è questo, al fin fine,  il bello del web, legare vicissitudini virtuali in un non-luogo invitante a ri-percorrere tracce del nostro  vissuto e a snocciolarle sui post confrontandole con quelle dei nostri amici fisicamente inesistenti. E’ così che dall’esperienza degli scout (“fui tra i membri fondatori di un gruppo di scout; fui anche il primo a uscirne, il giorno che il Capo ci disse che avremmo cominciato a indossare la divisa”) il racconto prosegue tra l’infanzia e l’adolescenza in cui “il richiamo della libertà, così puro nell’infanzia, si trasformò nell’ossessiva opposizione a qualcosa”; e da “Libri e canzoni” a “Melusina”; da “La riconciliazione” all’incontro con Tristano ne “La preda”; tra realtà, immaginazione, e incontri inconsueti (Amleto e Ofelia; Macbeth, Malcolm e Edoardo il Confessore; Alexander e i suoi quantomeno strani bicchieri musicali…) si naviga verso una libertà di difficile conquista e fortemente agognata; verso una meta sconosciuta: quelle isole “dove è indispensabile che gli abiti dell’arrivo siano diversi da quelli della partenza - e lo stesso vale per le abitudini” e dove “si dovrà ricordare che il viaggio è di andata e ritorno e non conduce al paradiso, ma deve sanare le ferite che oggi sono aperte (le più difficili da sanare sono quelle autoinflitte)…” Una vicenda di forte identità umana fornita da una penna che fa della metaforicità un’arma di forte connotazione esistenziale. Lo scrittore, aduso ad una narrazione di grande spessore culturale, si traduce, col suo personalissimo stilema, in una giostra di andirivieni in cui sale e scende a piacimento. In fin dei conti qui c’è una vita con tutte le sue rocambolesche fantasie; con tutto ciò che il sogno, nutrito dal terriccio fertile della creatività, fa dell’esistenza un tour in parte reale in parte immaginario, ma pur sempre, nel nostro caso, redditizio ai fini letterari.


Nazario Pardini                 

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