Annalisa Rodeghiero, collaboratrice di Lèucade |
SI FA
DI NUOVO NOTTE ED E’ SILENZIO
Lievita
e grava
sulle
mie spalle di madre, la pena,
questo
sentirmi inutile
proprio
quando vorrei donarti il cielo,
toglierti
l’ingombro
le
pietre dalla mente.
Eppure
conosco a perfezione
la
trama, so di ogni filo
di
ogni intreccio dell’ordito.
Memoria
dell’amniotico scorrerti d’acque
attorno.
E so di villi tintinnanti
come
cembali d’oro al limitare,
ossigeno
servito in cambio delle scorie.
E poi
il colostro, e il latte
quando
bastava un niente a sentirsi
la
migliore tra le madri.
Quale
nostalgico rimando
ai
flussi naturali di pienezza.
EPILOGO
D’ESTATE
Lo
sguardo fermo a nord segue la valle,
finestra
sull’infinita bellezza
in
malinconico epilogo d’estate.
Si
chiudono le case
ad
una ad una in Hinterbegh sul colle
quasi
a farlo diventare
interamente
mio.
Sostano cavalli a bere spicchi di luna
nelle
vasche smaltate dei recinti.
Si
resta soli a fine stagione
come
all’arrivo con la valigia colma
di
lunghi, interi, giorni da vivere.
Ma
dall’epidermide trasudano ancora
verdi
aromi di sottobosco e resina
e
dagli occhi una moltitudine di cieli
quasi
a ricordare all’anima
che
d’incanti si può vivere a distanza
fino
all’ora di nuova fioritura.
Annalisa Rodeghiero
Grazie di queste bellissime immagini,cara Annalisa. La tua poesia è fluida e balsamica, anche nella tristezza profondamente positiva, con una straordinaria capacità di trasmettere delicata commozione e grande vitalità. E' preziosa la tua presenza su Lèucade.
RispondiEliminaLe tue parole sono balsamiche e fanno bene all'anima, cara Giusy. Ti stimo per ciò che scrivi e ciò che sei e sono davvero felice di averti conosciuta. Incontri magici nei luoghi della poesia.
RispondiEliminaAnnalisa Rodeghiero
In un'epoca in cui pressoché ogni giorno si sente parlare di matricidi e infanticidi, versi - come questi, di Annalisa Rodeghiero - riaccendono la speranza.
RispondiEliminaE, dove? Dove, più che nel ventre di una donna può albergare, lì dove inizia ad aprirsi il germoglio?
"...E so di villi tintinnanti
come cembali d’oro al limitare,
ossigeno servito in cambio delle scorie.
E poi il colostro, e il latte
a lungo succhiato in estasi dall’anima...".
Ma c'è di più: la poetessa sente tutta intera la nostalgia e adesso - che la sua creatura ha vita autonoma - s'affaccia anche il rimpianto di non poterle "togliere l'ingombro / le pietre dalla mente": stupenda constatazione. Amara? Si, perché no? Ma tanto dolce quanto il latte donato e succhiato.
La stessa nostalgia che si ritrova nella seconda poesia: "Si chiudono le case / ad una ad una...", "Si resta soli a fine stagione..." ma la valigia è sempre "colma": non può svuotarsi ciò che diventa anima, gli "spicchi di luna" che la stessa beve dalle "vasche" come i cavalli.
Complimenti, complimenti vivissimi. E grazie ad Annalisa Rodeghiero che, con i suoi contributi, impreziosisce (ha ragione la Frisina), davvero, lo scoglio di Lèucade.
Sandro Angelucci
Riescono sempre a stupirmi i preziosi commenti di Sandro Angelucci che diventano poesia nella poesia. " E dove? Dove, più che nel ventre di una donna può albergare " la speranza " lì dove inizia ad aprirsi il germoglio?".
RispondiEliminaNon è già un canto questo?
E rispondo che è ancora nella poesia vera, la speranza, nella poesia di chi, come te, la vive ogni giorno ancora prima di scriverla.
Grazie Sandro.
Annalisa Rodeghiero