Il viola dei cisti
Il
viola dei cisti sulle dune
fa
l’occhiolino al mare e il maestrale
risponde
coi buffetti sulle guance
ai
figli dell’estate. Tutto tace
su
questa spiaggia sola e abbandonata.
E’
luce attorno. Ma è vera sinfonia
di
palpiti gentili, di nascosti
linguaggi
primitivi, di strumenti
che
arrivano con gli archi
nei
meandri dell’anima. L’azzurro
è il
primo attore. Ti prende e ti trascina
in
isole lontane, all’orizzonte;
ti è
fonte d’illusioni, di astrazioni,
di
sperdimenti. E più ti riconosci,
non ti
ritrovi più oltre gli affanni;
sei
ospite di terre in mezzo al mare
lontano
dai rumori della vita.
Se poi
viene la sera e dalla riva
odi Chiari
di luna di Glen Miller,
l’ombre
annuncianti l’aria della notte
ti
chiamano a godere dei profumi selvaggi
che
tutt’attorno irrorano fragranze.
15-06-2017
Non è lirica, Nazario caro, è affresco dipinto con il pennello dell'anima. Hai intinto nei colori della memoria e della natura madre - benigna e sei riuscito a risarcirci. Dopo aver letto i tuoi versi si riflette su se stessi e si prova a far progetti per rispettare ' i palpiti gentili, i nascosti linguaggi primitivi. Si tenta di ascoltare la sinfonia del creato, di farne parte... Grazie per una simile lezione di dignità e di rispetto e per il dono di versi a dir poco sublimi.
RispondiEliminaMaria Rizzi
E già ti scrissi che diversi sono
Eliminai miei orizzonti in questa estate torrida
segnata dal limìo delle cicale.
Le prostitute negre qui attraversano
con il passo indolente il marciapiede:
sosta non hanno mai neanche di giorno.
C'è gente di colore dappertutto
che sorveglia gli sbocchi delle strade.
Altro che incantamenti, altro che cisti
a colorare le sperdute dune.
Si è fatta pur malvagia la natura:
non più passeri e storni ma soltanto
affamate cornacchie che insidiando
vanno anche l’inerme tartaruga.
E non c'è pace all'occhio, né conforto
ad ispirare un mite sentimento
che acquieti il mio travaglio quotidiano.
Ciao Nazario, uomo fortunato che può godere ancora delle bellezze incontaminate della natura
CANAPA
Versi zeppi di respiri mediterranei, di mare e di natura selvaggia che libera nell'aria intensi profumi. Leggendo questa poesia si entra in un dialogo tra l'uomo-poeta e la terra che dirada verso l'azzurro del mare. Ed è come partecipare al passeggiare, tale è il trasporto emozionale che si travasa nei sensi del lettore. Grazie Nazario per questo momento travolgente di poesia.
RispondiEliminaUn caro saluto
L’azzurro è il primo attore.
RispondiEliminaTi prende e ti trascina
in isole lontane, all’orizzonte;
ti è fonte d’illusioni, di astrazioni,
di sperdimenti. E più ti riconosci,
non ti ritrovi più oltre gli affanni;
sei ospite di terre in mezzo al mare
lontano dai rumori della vita.
Carissimo Nazario, mi hanno colpito questi splendidi e significativi versi perché provocano in me le stesse sensazioni di quando sono sulle vette delle montagne, dinnanzi all'Infinito. Da lassù, ogni cosa diviene piccola e vana, dinnanzi a tanta maestosità quando sei lì quasi a toccare il cielo con un dito anche gli affanni che gravano su di noi si alleggeriscono, l'anima si imbeve di una tale spiritualità che ti fa percepire quello che è il vero senso della vita.
Con stima e affetto.
Emma
Il viola dei cisti che colora le dune spaurite risponde timido all’azzurro del mare, il maestrale intona le sue sinfonie morbide nella luce, i quotidiani rumori spariscono,e la musica di Glen Miller,il suo sound, vellutato, che ben sa utilizzare la sordina, dà corpo e significato all’inespresso sentimento naturale che parla col suo linguaggio primitivo nella luce..
RispondiEliminaIn apparenza ci troviamo immersi in un quadro impressionistico, quello della nobile intrigante pittura che fu di Monet: in verità si tratta di una “evasione” poetica ed esistenziale, dell’uscita delle colonne d’Ercole della realtà quotidiana, una ricerca creativa, una chiave, verso una frontiera inesplorata, un sogno che apre al sovra-sensibile, una porta che si apre verso l’armonia e il mistero, l’universo magnetico dei profumi selvaggi, di nuove fragranze, dei suoni palpitanti e ti ritrovi “ospite di terre in mezzo al mare”, lontano dal quotidiano e miserevole travaglio.
"...una ricerca creativa, una chiave, verso una frontiera inesplorata, un sogno che apre al sovra-sensibile, una porta che si apre verso l’armonia e il mistero, l’universo magnetico dei profumi selvaggi, di nuove fragranze, dei suoni palpitanti e ti ritrovi “ospite di terre in mezzo al mare”, lontano dal quotidiano e miserevole travaglio". Questo è il cuore del giudizio critico di Maria Grazia Ferraris. Devo dire che il tatto interpretativo della scrittrice va, come al solito, a segno. Sembra, ed è così, che conosca come le sue tasche la mia evoluzione poetica. Il mio percorso poematico. C'è proprio in queste mie nuove composizione un totale abbandono ai misteri del Bello, e al fascino della musicalità. Lasciare da parte il mondo della conoscenza mitologica, della riflessione esistenziale, per abbandoni di tale natura significa anche dare quiete ad un'anima sempre protesa verso impossibili soluzioni ontologiche. Non posso altro che ringraziare Maria Grazia, d'altronde in più di una mia pubblicazione ho inserito un suo intervento critico in quarta o come nota introduttiva, visto che, riesce come pochi, a seguire il mio travaglio interiore. Da un ordine cronologico e tematico delle sue molte note critiche sulla mia attività letteraria vien fuori di sicuro una lettura esegetica attenta, oculata, veritiera, e di diacronico effetto umano e poetico.
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