giovedì 22 giugno 2017

N. PARDINI: "IL VIOLA DEI CISTI"


Il viola dei cisti

Il viola dei cisti sulle dune
fa l’occhiolino al mare e il maestrale
risponde coi buffetti sulle guance
ai figli dell’estate. Tutto tace
su questa spiaggia sola e abbandonata.
E’ luce attorno. Ma è vera sinfonia
di palpiti gentili, di nascosti
linguaggi primitivi, di strumenti
che arrivano con gli archi
nei meandri dell’anima. L’azzurro
è il primo attore. Ti prende e ti trascina
in isole lontane, all’orizzonte;
ti è fonte d’illusioni, di astrazioni,
di sperdimenti. E più ti riconosci,
non ti ritrovi più oltre gli affanni;   
sei ospite di terre in mezzo al mare
lontano dai rumori della vita.
Se poi viene la sera e dalla riva
odi Chiari di luna di Glen Miller,        
l’ombre annuncianti l’aria della notte
ti chiamano a godere dei profumi selvaggi
che tutt’attorno irrorano fragranze.

 15-06-2017



6 commenti:

  1. Non è lirica, Nazario caro, è affresco dipinto con il pennello dell'anima. Hai intinto nei colori della memoria e della natura madre - benigna e sei riuscito a risarcirci. Dopo aver letto i tuoi versi si riflette su se stessi e si prova a far progetti per rispettare ' i palpiti gentili, i nascosti linguaggi primitivi. Si tenta di ascoltare la sinfonia del creato, di farne parte... Grazie per una simile lezione di dignità e di rispetto e per il dono di versi a dir poco sublimi.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E già ti scrissi che diversi sono
      i miei orizzonti in questa estate torrida
      segnata dal limìo delle cicale.
      Le prostitute negre qui attraversano
      con il passo indolente il marciapiede:
      sosta non hanno mai neanche di giorno.
      C'è gente di colore dappertutto
      che sorveglia gli sbocchi delle strade.
      Altro che incantamenti, altro che cisti
      a colorare le sperdute dune.
      Si è fatta pur malvagia la natura:
      non più passeri e storni ma soltanto
      affamate cornacchie che insidiando
      vanno anche l’inerme tartaruga.
      E non c'è pace all'occhio, né conforto
      ad ispirare un mite sentimento
      che acquieti il mio travaglio quotidiano.


      Ciao Nazario, uomo fortunato che può godere ancora delle bellezze incontaminate della natura

      CANAPA

      Elimina
  2. Versi zeppi di respiri mediterranei, di mare e di natura selvaggia che libera nell'aria intensi profumi. Leggendo questa poesia si entra in un dialogo tra l'uomo-poeta e la terra che dirada verso l'azzurro del mare. Ed è come partecipare al passeggiare, tale è il trasporto emozionale che si travasa nei sensi del lettore. Grazie Nazario per questo momento travolgente di poesia.
    Un caro saluto

    RispondiElimina
  3. L’azzurro è il primo attore.
    Ti prende e ti trascina
    in isole lontane, all’orizzonte;
    ti è fonte d’illusioni, di astrazioni,
    di sperdimenti. E più ti riconosci,
    non ti ritrovi più oltre gli affanni;
    sei ospite di terre in mezzo al mare
    lontano dai rumori della vita.

    Carissimo Nazario, mi hanno colpito questi splendidi e significativi versi perché provocano in me le stesse sensazioni di quando sono sulle vette delle montagne, dinnanzi all'Infinito. Da lassù, ogni cosa diviene piccola e vana, dinnanzi a tanta maestosità quando sei lì quasi a toccare il cielo con un dito anche gli affanni che gravano su di noi si alleggeriscono, l'anima si imbeve di una tale spiritualità che ti fa percepire quello che è il vero senso della vita.
    Con stima e affetto.
    Emma

    RispondiElimina
  4. Il viola dei cisti che colora le dune spaurite risponde timido all’azzurro del mare, il maestrale intona le sue sinfonie morbide nella luce, i quotidiani rumori spariscono,e la musica di Glen Miller,il suo sound, vellutato, che ben sa utilizzare la sordina, dà corpo e significato all’inespresso sentimento naturale che parla col suo linguaggio primitivo nella luce..
    In apparenza ci troviamo immersi in un quadro impressionistico, quello della nobile intrigante pittura che fu di Monet: in verità si tratta di una “evasione” poetica ed esistenziale, dell’uscita delle colonne d’Ercole della realtà quotidiana, una ricerca creativa, una chiave, verso una frontiera inesplorata, un sogno che apre al sovra-sensibile, una porta che si apre verso l’armonia e il mistero, l’universo magnetico dei profumi selvaggi, di nuove fragranze, dei suoni palpitanti e ti ritrovi “ospite di terre in mezzo al mare”, lontano dal quotidiano e miserevole travaglio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "...una ricerca creativa, una chiave, verso una frontiera inesplorata, un sogno che apre al sovra-sensibile, una porta che si apre verso l’armonia e il mistero, l’universo magnetico dei profumi selvaggi, di nuove fragranze, dei suoni palpitanti e ti ritrovi “ospite di terre in mezzo al mare”, lontano dal quotidiano e miserevole travaglio". Questo è il cuore del giudizio critico di Maria Grazia Ferraris. Devo dire che il tatto interpretativo della scrittrice va, come al solito, a segno. Sembra, ed è così, che conosca come le sue tasche la mia evoluzione poetica. Il mio percorso poematico. C'è proprio in queste mie nuove composizione un totale abbandono ai misteri del Bello, e al fascino della musicalità. Lasciare da parte il mondo della conoscenza mitologica, della riflessione esistenziale, per abbandoni di tale natura significa anche dare quiete ad un'anima sempre protesa verso impossibili soluzioni ontologiche. Non posso altro che ringraziare Maria Grazia, d'altronde in più di una mia pubblicazione ho inserito un suo intervento critico in quarta o come nota introduttiva, visto che, riesce come pochi, a seguire il mio travaglio interiore. Da un ordine cronologico e tematico delle sue molte note critiche sulla mia attività letteraria vien fuori di sicuro una lettura esegetica attenta, oculata, veritiera, e di diacronico effetto umano e poetico.
      Nazario

      Elimina