Lino D'Amico |
Iperboliche
intrusioni, sinestetici accostamenti, metaforici allunghi, dilatazioni
sintattiche, sono l’arma vincente della poesia di Lino D’Amico. Uno stile
personale e liricamente allusivo a cui il Poeta affida tutto il suo mondo emotivo:
onirismo, memoriale, inquietudini
esistenziali, le rien e le tout, di fronte a cui l’uomo rischia di perdere
l’identità dell’esistere, o assume la certezza di esser-ci. E spesso ricorriamo
ai ricordi per riportare a vita quella parte della nostra storia che non vuole
cedere il suo patrimonio all’erosione dell’oblio. Ma c’è anche la coscienza della bellezza; il fatto di
essere presenti al miracolo del Creato; il senso della vita e del fulgore dei
suoi palpiti in ogni giorno che nasce; in ogni alba che torna a dare continuità
alla luce: “quel profugo e magico
istante/ che ogni alba porge/ con la luce di ogni nuovo giorno.”. In questi
versi tutta una storia: ogni istante di melanconico sussulto, di gioioso appiglio,
di meditativo confronto in un euritmico
andare che ricama la profondità del mistico morire; del misterioso rinascere.
Nazario Pardini
Vetusti ricordi
Vetusti e silenti ricordi
lambiscono, distratti,
il labirinto della mente
tra lo sciapo vorticare
di un affanno che assale
nell’alitar di un nulla.
Si aggrovigliano le ansie
con incorporei miraggi
dissodati dal vomere
del tempo che scivola via,
nel crepuscolo di attimi
fugaci
e stagioni che tramontano.
La melodia del cuore
Etereo silenzio,
sinfonia di angeli,
flebile eco che bisbiglia,
effimera, la melodia del cuore
in questa età che si
sparpaglia
nel crepuscolo incognito del
tempo,
offrendo, forse, la capacità
di vivere l’attimo senza
fantasmi,
sognare ad occhi aperti,
distillare mormorii di
speranze
e comprendere, senza dire,
quel profugo e magico istante
che ogni alba porge
con la luce di ogni nuovo
giorno.
Flebili brusii
Nel flebile brusio
di un effimero pensiero,
un morbido alitare di brezza
mi lambisce distratto
portando ricordi e promesse
a baratto di tremuli miraggi
pregni di labili illusioni,
profughi mormorii
e sopite malinconie.
E Nazario, con il suo immenso tributo, rende omaggio al mio amico Poeta torinese. Rileva quanta vita si evinca da ogni sua lirica, come si srotoli la memoria, tessuta dall'ago del presente. E sottolinea lo stile di Lino, iperverbale, ricco di immagini, corposo, a tratti logico - narrativo, che riempie i vuoti lasciati, forse, dallo scorrere del tempo...come avviene per tutti. Leggo quasi ogni poesia di questo autore umile e fiero, che si erge come girasole nel prato della poesia. Colgo l'occasione per abbracciare il mio Nazario e il carissimo Lino.
RispondiEliminaMaria Rizzi