UNGARETTI E LA FRATELLANZA DELLA POESIA
Poeta soldato, grande vecchio temprato
dagli orrori della Grande guerra e da perdite personali altissime Giuseppe
Ungaretti si rivela figura chiave, e non solo letteraria, del nostro novecento.
La sua lezione di una umanità che non cede al peso di un destino di sangue ma
che rielabora alla luce di un dolore che ha nel mistero e nella storia la sua
prova- ma anche la sua fratellanza nella riaffermazione dell'ineludibile
dignità dell' esistenza- ha accompagnato da subito stringendo nella esemplarità
del percorso più d'una generazione. La sua parola così è quella di un maestro
che formatosi principalmente alla scuola del simbolismo francese e delle
avanguardie europee ha saputo sciogliere nel canto, dapprima entro la ricerca
di una lingua essenziale e pura (e per questo tanto cara agli ermetici) e poi
nel ritorno a modalità e forme della grande tradizione italiana, la condizione
di comune e universale sofferenza nel riflesso di una sacralità- seppur ferita-
rivelata e prossima ("Per un Iddio che rida come un bimbo,/tanti gridi di
passeri,/tante danze nei rami,// un’anima si fa senza più peso,/ i
prati hanno una tale tenerezza,/tale pudore negli occhi rivive,//le mani come
foglie/s'incantano nell'aria..//Chi teme più, chi giudica?" ). Nel
debito poetico che ancora gli riconosciamo, la sua poesia ci appare pertanto,
nello spaesamento di una condizione e di un'epoca, come strumento di conoscenza
e di riconoscimento di se stesso e dell'altro nell'accordo ora materico ora sfumato
del senso . Nell'ispirazione della meditazione e della rivelazione, tra la
rarefazione del verso nel demone dell'analogia e un riconquistato e rinnovato
endecasillabo, la condivisione della memoria e della pena, della storia nelle
tentazioni delle sue aspirazioni. Il
riferimento infine a una classicità che venga dopo il disordine, nell'evocata e
fragile possibilità del mondo, non può per indole di poeta e di uomo cessare
d'intrecciarsi al tema caro del girovago come figura di uno spirito in continua
tensione che come creatura, tra la dispersione e il rischio del
naufragio nel tempo, tenta la sua via di salvezza entro la memoria, la risonanza d'amore che a lui si riaffaccia.
Qui nel mostro di una umanizzazione della natura che tutto seduce,
l'affermazione nel grido di una ricomponibile armonia.
Straordinaria disamina Gian Piero di un Artista che ha rivoluzionato la poesia del Novecento, più volte candidato al Nobel per la letteratura, Se la guerra lascia tracce indelebili nell’esistenza di chi la vive direttamente o indirettamente, ciò è ancor più vero nell’anima ipersensibile di un poeta.. Tu metti in luce come "La sua parola è quella di un maestro che formatosi principalmente alla scuola del simbolismo francese e delle avanguardie europee ha saputo sciogliere nel canto, dapprima entro la ricerca di una lingua essenziale e pura (e per questo tanto cara agli ermetici) e poi nel ritorno a modalità e forme della grande tradizione italiana". Il Poeta di Alessandria d'Egitto ha infatti percorso a ritroso il cammino verso le liriche legate al metro classico.. Ma nel suo caso l versi che lo hanno reso famoso sono di un'incandescenza lirica straordinaria. Autentiche epifanie esistenziali. Grazie, amico mio, per questo tributo a un Poeta che avrebbe potuto ricevere maggiori riconoscimenti! Un forte abbraccio.
RispondiEliminaGrazie sempre Maria carissima!
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