Marisa Cossu
SINTOMI POETICI
Recensione di Raffaele
Piazza
In un panorama come quello della poesia
italiana contemporanea che comprende in massima parte autori e autrici che
esprimono poetiche di segno pessimistico che si aprono tuttavia alla speranza
di varcare le porte della salvezza nell’autocoscienza del valore salvifico
della poesia stessa, riprendendo, anche se va detto con cautela, il modello
leopardiano, sorprende e fa piacere imbattersi nei Sintomi poetici di Marisa
Cossu, che, andando controtendenza nel produrre testi poetici all’insegna
dell’ottimismo, ci dà la testimonianza di una Weltanschauung che si traduce in un poiein e una poetica ottimistica, quando la felicità nella vita in
versi e non in versi non è più una chimera.
La
raccolta che prendiamo in considerazione in questa sede presenta una prefazione
di Nazario Pardini esauriente e ricca di acribia e di citazioni, prefazione
intitolata Una navigazione in un mare di
sinestesiche onde peregrine verso l’isola della pace, titolo monto evocativo.
Viene
in mente l’approdo di Ulisse a Itaca dopo il suo viaggio, approdo rassicurante
perché conosciamo il lieto fine della vicenda epica dell’eroe omerico.
Del
resto come scrive Roberto Mussapi siamo tutti eroi, noi persone gettate nella
ressa cristiana del postmoderno occidentale, proprio perché ci troviamo in
quella che va definita come epica del quotidiano, una dimensione che nel mondo
ipertecnologico di inizio del Terzo Millennio diviene velocissima e nel bene e
nel male anche affascinante.
La
raccolta è scandita nelle sezioni Sentire
il tempo, Stanze segrete, e Amo
divinamente e per l’unitarietà stilistica, formale e contenutistica
potrebbe essere considerata un poemetto.
Nella
lirica Memoria persa leggiamo «Pane
dorato, franto da una lama / di sole, ultimo raggio, è il volto tuo / dai
solchi della trebbia / segnato ed appassito / mentre crescevo, esile spiga
d’oro, / sotto il tuo sguardo mite; / ma il grano muta in pane, / in te si
chiude di parola il suono /…». Magia, sospensione e linearità dell’incanto
sembrano essere la cifra distintiva della Maniera
della Nostra che si esprime in un modo che può essere considerato neolirico
ed elegiaco. «… / Il tuo viso di terra nutre ancora / la mia anima e il corpo: /
impallidiscono i confini noti / il vento soffia le morti stagioni, / scaglie
impalpabili nel tuo perderti /…» scrive Marisa riferendosi ad un tu del quale
ogni riferimento resta taciuto.
Anche la religiosità cristiana emerge
in questo intrigante libro e a questo proposito sono da citare due passaggi: il
primo del quale è detto con urgenza il Figlio del Creatore che dorme in una
mangiatoia e il secondo è quello nel quale viene detta con urgenza la madre
della poetessa che è morta: «…/ Mi sfiori e non so più da dove viene / il
ritorno dell’ombra / se dal mio desiderio è forse nata, / se voce di preghiera
ora ascoltata, / dal cielo ti conduce nel mistero. / Madre sei qui, / ma non ti
fermi mai / di nuovo in sogno forse mi verrai» (A mia madre).
Un esercizio di conoscenza intelligente,
armonico ed equilibrato nel confine tra forme e contenuti quando all’insegna
del suddetto ottimismo, come scrive Pardini la vita si fa opera d’arte.
Raffaele Piazza
Marisa Cossu, Sintomi poetici, prefazione di Nazario Pardini, Guido Miano
Editore, Milano 2022, pp. 92, isbn 978-88-31497-84-8, mianoposta@gmail.com.
Ringrazio vivamente Raffaele Piazza per la gentile ed accurata recensione a "Sintomi poetici", mio nuovo libro . Con affetto ringrazio il Prof. Nazario Pardini per la consueta ospitalità su Lèucade.
RispondiEliminaMarisa Cossu