Jorge
Luis Borges
di
Ninnj Di Stefano Busà
Una
figura importante della Letteratura e della Poesia argentine, Nato a Buenos
Aires nel 1899 muore a Ginevra 1986.
Dopo
una esistenza alquanto turbolenta e assai travagliata raggiunge l’apice della
notorietà come scrittore e poeta
Compie
i suoi primi studi nella sua città di origine, per poi trasferirsi a Ginevra e successivamente in Spagna, dove
insieme ad altri componenti scrittori e poeti promuove il movimento
d’avanguardia dell’ultraismo. Ritorna
nel 1921 in Argentina dove fonda le riviste Prisma e Proa. Il suo stile originale e ricco di notevoli riferimenti
culturali gli danno presto la fama, riflettendolo in un clima di fermenti
letterari su vasta scala internazionale. Nel 1938 inizia il suo calvario agli
occhi, che lo porta ad una quasi cecità.
Il
malessere alla vista di cui soffre Borges è un fattore ereditario che si
tramanda da sei generazioni. Intanto svolge un’intensa attività critica che lo
porta ad essere conosciuto come uno dei più eruditi intellettuali del tempo.
La sua
personale visione della vita e della politica argentina di allora, sono di
concezione liberale, il che lo porta a scontrarsi presto con la politica di
Peron, contro il quale ha firmato il Manifesto.
Per
tale motivo e, come si può immaginare, viene esautorato e destituito dal suo incarico di Assistente Bibliotecario
già ricoperto nel ’37. Successivamente alla caduta di Peron ottiene nuovamente
la nomina di Conservatore e Direttore della Biblioteca Centrale di Buenos Aires,
incarico da cui è costretto a dimettersi al ritorno al potere di Peron.
Si può
dire che la sua attività e la sua vita siano state segnate dalle vicende
politiche del grande dittatore.
Nella
sua attività artistico-letteraria Jorge Borges affronta una cultura filosofica
che gli assegna ufficialmente la grande visibilità internazionale, anche se non
giunge mai al Nobel.
Il suo
stile rigoroso e forte frammisto ad un tono marcatamente evocativo caratterizza
la sua produzione e accompagna tutte le tematiche di cui si avvale l’intero
svolgimento della sua vasta attività.
Pubblica
le raccolte poetiche: Fervor de Buenos
Aires, 1923; Luna de enfrente,
1925; Cuaderno San Martin, 1929; Poemas (‘23/ ’58), 1958; El Acedor, 1960; El Otro el mismo 1964; Elogio
de la sombra 1060; La rosa profunda
1975, Historia de la noche, 1977; La cifra 1981. La sua produzione poetica
è frammista ad una esemplare esegesi saggistico-narrativa che si va ad
intrecciare a modelli polizieschi e fantastici di elevata qualità artistica.
Pur tra tanta commistione di temi e di una così ampia varietà di interessi,
l’opera di Borges appare unitaria e mai slegata dal suo intento culturale più
elevato e profondo che fa riferimento alla ricerca del significato
dell’esistenza, sempre attenta a cogliere anche i dettagli e le impercettibili
anomalie dell’essere, pur sgravato dalle apparenze, meglio sarebbe dire
<gravato> dalle molte vicissitudini e contraddizioni che lo schiacciano.
Nonostante la sua formazione
europeista, Borges rivendicò sempre con le tematiche trattate le sue radici
argentine, e in particolare "porteñas" (cioè di Buenos Aires), nelle
opere come Fervore di
Buenos Aires (1923), Luna
de enfrente (1925)
e Cuaderno de San Martín (1929).
Sebbene
la poesia fosse uno dei maggiori interessi dello scrittore argentino, nella sua
opera letteraria, entrano quasi di prepotenza: il saggio e
la narrativa,
oltre la critica che caratterizzano
i generi che gli valsero il riconoscimento
internazionale. Dotato di una vasta cultura,
che esercita e intensifica nei numerosi viaggi e soggiorni all’estero, egli
seppe costruire un’attività culturale e umanistica eccellente, con la quale
mostrò la grande solidità intellettuale attraverso una prosa oculata e severa, che
seppe manifestare un distacco talora ironico dalle
cose del mondo, dai suoi personaggi e figure, senza per questo rinunciare al
suo lirismo
di fondo che è di stile evocativo. Le sue strutture morfologico-narrative vanno
a modificare le forme convenzionali del tempo, per rimodulare e impostare altri
modelli linguistici di più vasto contenuto simbolico,
costruiti e impostati sulla base di riflessioni, verifiche, pensieri,
comparazioni, allusioni, parallelismi di natura varia. Gli scritti di Borges appaiono
come forti metafore, che si pongono sullo sfondo di visioni metafisico-paradossali,
senza mai perdere di vista l’essere umano che si staglia nel panorama di sfondo
come interprete di una dimensione più naturalistico-evocativa che ha costituito
il suo filone di ascendenza, la matrice più autentica del suo modello culturale,
sempre ai più alti livelli.
J.
Borges ricevette una gran quantità di riconoscimenti. Tra i più importanti:
il Premio Nazionale di Letteratura (1957), il Premio Internazionale degli editori (1961), il premio Formentor insieme a Samuel Beckett (1969), il Premio Miguel de Cervantes insieme
a Gerardo Diego (1979) e il Premio Balzan (1980) per la filologia, linguistica e
critica letteraria. Tre anni più tardi il governo spagnolo gli concesse
la Grande Croce dell'Ordine di Alfonso X il Saggio. Nonostante il suo
enorme prestigio intellettuale e il riconoscimento universale raggiunto dalla
sua opera, lo scrittore non fu mai insignito del premio Nobel per la letteratura,
probabilmente vessato dalle enormi disavventure di regime, o dalle polemiche
che ne vennero fuori a causa della sua opposizione alle dittature. Il suo
spirito libero ha manifestato quella certa insofferenza dei Grandi intelletti,
che hanno pagato caro il prezzo della loro autonomia e libertà di pensiero.
Da
tempi immemorabili essi (cultori dell’ingegno) hanno dovuto trangugiare
l’amarissimo calice delle idee non conformi ai regimi, come estreme conseguenze
di scelte politiche non allineate e intruppate.
Nel 1921 viene pubblicato
il primo numero della rivista letteraria spagnola Ultra, la quale, come
appare evidente dal nome, era l'organo di diffusione del movimento
ultraista. Tra i collaboratori più noti spiccano lo stesso
Borges, Rafael Cansinos-Assens, Ramón Gómez de la Serna e Guillermo de Torre che
diventerà suo cognato 1928 sposando Norah Borges.
Tutta
l’attività di Borges si rivela infaticabile e assidua, nonostante una forma
incurabile che affligge da 6 generazioni i più stretti familiari dello
scrittore non bisogna dimenticare che la medesima sorte tocco anche al
padre (anch’egli muore cieco) per un
fattore di infermità fisiologica che lo perseguitò tutta la vita. Anche il
Nostro vive nel terrore, soprattutto, quando venne attaccato da una setticemia
infettiva che minò il suo stato di salute costringendolo ad un’immobilità per
parecchio tempo, minacciandolo soprattutto di una grave interruzione delle sua
scrittura e del suo estro intellettuali. Viene assalito da una visionarietà che
intuisce e sfocia in una visione storica come: plagio, falsità, menzogna, parodia
universale, che ne sanciscono la fama di scrittore internazionale con le sue Otras
Inquisiciones (1952)
Labirintico
e tenebroso saggista, Borges si mostra con una linea di freddo trionfalismo
nella prosa latina fino all’avvento del Realismo di Garcia Marques. Tuttoggi non si può opinare sull’attività
dell’argentino, senza fare riferimenti alla letteratura di Calvino e del più
recente Umberto Eco. I quali convergono per esperienze e visioni bizzarre ed
eccentriche.
Borges ammette la concezione che tutti
gli idealisti esplicitano, la forma allucinatoria del mondo. Però l'uso che
Borges fa dei paradossi è una bizzarria singolare essa stessa, una sorta di
eccentricità stravagante. Così egli si esprime riguardo al sogno del mondo:
"Noi abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso,
visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua
architettura tenui ed eterni interstizi di assurdità, per sapere che è
finto"
Bisogna ammettere che tale visione dell’essere e della vita si posiziona infatti in una linea di pensiero e di orientamento “orientale”: si pensi ad es. allo Zen, al Buddismo, situazioni ai limiti del pensiero che sfociano in metafisiche figure, in sostrati di intellettualità trascendente che delineano e si equiparano a grandi linee alla cultura orientaleggiante.
Bisogna ammettere che tale visione dell’essere e della vita si posiziona infatti in una linea di pensiero e di orientamento “orientale”: si pensi ad es. allo Zen, al Buddismo, situazioni ai limiti del pensiero che sfociano in metafisiche figure, in sostrati di intellettualità trascendente che delineano e si equiparano a grandi linee alla cultura orientaleggiante.
In
collaborazione con Bioy Casares, Borges ha scritto: Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para Don Isidro
Parodi, 1942), Un modello per la morte
(Un modelo para la muerte, 1946), Cronache
di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967).
In collaborazione con Margarita Guerrero ha scritto: Manuale di zoologia fantastica (Manual de zoologia fantástica,
1957) ristampato poi con aggiunte e con il titolo: Il libro degli esseri immaginari (El libro de los seres
imaginários, 1968).
Ninnj Di Stefano Busà
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