CARLA
BARONI
VERSI
D’OTTOBRE
di
Pasquale Balestriere
C’è il
sapido languore dell’autunno, reale e metaforico, con tutto il suo carico
semantico e allusivo in questi “Versi d’ottobre” della nota poetessa ferrarese
Carla Baroni; e c’è l’assorta ma
disincantata atmosfera in cui si muove chi per la vita è passato, cogliendo e
cospicuamente registrando sensazioni e affetti
che rendono l’esperienza umana degna di essere vissuta.
Questa
pubblicazione, impreziosita da splendide incisioni di Vito Tumiati
che rappresentano le costellazioni dello zodiaco, è
frutto di un premio editoriale: la silloge ha vinto infatti il concorso
nazionale di poesia “Libero de Libero” del 2011, XXVII edizione.
Io non
so se il senso di misura e di equilibrio, che gradevolmente si coglie nel progressivo snodarsi dei versi e delle
liriche, sia il pregio più notevole di quest’opera e di tutta la poesia di
Carla Baroni. So
però con certezza che questi due elementi danno dignità al suo modo di
esprimersi poeticamente: i toni non sono mai smodati; i sentimenti, mai urlati, appaiono smussati da ogni retorica e
ridotti all’essenzialità; persino i
versi hanno cadenza endecasillaba pressoché fissa, con ritmi quasi sempre piani
e riposati.
Centrale
è, sotto il profilo dei contenuti, l’elemento biografico (senza il quale - a mio parere- non può esistere in alcun
modo la poesia, visto che questa ha nella vita dell’uomo l’unica possibilità di
uscire dalla virtualità), il quale è spesso letteralmente sommerso da una
fibrillazione creativa che genera versi di grande intensità e bellezza con
qualche venatura gnomica. In questo contesto, con il supporto della memoria, il
presente fa i conti con il passato: o forse è il contrario, senza che cambi il
risultato. Perché è proprio da questo
cozzo di tempi o di epoche, di realtà diverse
e dalla percezione di esse, che prorompe la forza poetica della poetessa
ferrarese: da un lato il passato della possibile felicità, dall’altro il
presente, spoglio di piaceri e segnato dalla solitudine (“Ora il dopo è venuto senza odori ,/ senza
una voce a vellicare l’aria / la fiamma che ci ardeva un’onda spenta / disperse
le sue ceneri nel vento.”), che precipita all’occidente della vita. Un presente
dolorosamente percorso dai postumi di una sottrazione, di un furto di felicità operato
dalla natura malvagia nei confronti di
“una come me / segnata (...) da maligna stella”.
Eppure
una soffusa dolcezza spesso trama il
mondo artistico di Carla Baroni, animandolo con presagi e risorgenti speranze:
“E i sentieri usati rinverdiscono, / scoprono muschi nuovi a fecondare / i
sassi lastricati del deserto / dove la sabbia luccica alla luna / la luna
nuova, luce che ritorna / per impervi tracciati a riattizzare / l’ostinato
stoppino alla speranza.” Una dolcezza
che arriva alle orecchie e al cuore del lettore con la musicalità di un endecasillabo armoniosamente fluido e rotondo.
Accattivante.
La
poesia della Baroni procede per intuizioni e svelamenti, per stupori e
rapimenti, per ricordi e dolorosi rimpianti. E sempre attinge a piene mani
dalla vita.
“Versi
d’ottobre” è un percorso poetico di ventitré liriche che, in modo carezzevole e
suadente, ci offrono una splendida
realizzazione artistica, frutto di una passione creativa profonda e durevole,
intensa e partecipata.
Il
lettore accorto vi sentirà pulsare un cuore. Che indomito passa attraverso la
vita, cogliendone i fiori della gioia e del dolore. In estenuati autunni, in versi d’ottobre.
Pasquale Balestriere
Carla
Baroni, Versi d’ottobre, Edizioni Confronto, Fondi (LT) 2012
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